Mese nuovo, vita nuova? Questa volta no.
Magari molti ci speravano. Anche perché nella notte del primo giorno di marzo dall’Asia sono arrivati indici PMI di varie economie in generale miglioramento. In particolare, quelli cinesi hanno fatto un allungo significativo nel territorio sopra i 50 punti, che segnala ripresa economica.
Così ieri l’azionario europeo è partito con molta buona volontà. Eurostoxx50 ha aperto in gap rialzista e si è portato in mattinata in prossimità della resistenza di 4.283, che dopo il 16 febbraio ha rappresentato un baluardo più volte testato e mai più superato.
Ma il gagliardo tentativo è durato solo fino all’ora di pranzo, perché alle ore 14 è arrivato il dato preliminare sull’inflazione tedesca, che ha rappresentato la classica doccia fredda sulle speranze di rialzo dei mercati.
Infatti i prezzi al consumo tedeschi di febbraio sono saliti di +0,8% mensile, meno del +1% di gennaio, ma più del +0,5% atteso dagli analisti. Segno che, se il dato definitivo non ribalterà la stima, e se anche gli altri paesi europei avranno risultati simili, per un altro mese occorrerà togliersi dalla testa l’illusione che l’inflazione sia destinata a scendere in fretta, con tutte le conseguenze del caso sui comportamenti aggressivi della BCE.
Perciò l’obbligazionario europeo ha subito incorporato un bel balzo nei rendimenti ed ora sta scontando sui titoli tedeschi la possibilità che di rialzi da mezzo punto dei tassi ufficiali BCE non ci sia in vista solo quello già annunciato da Lagarde per il 16 marzo, ma un altro nella riunione successiva del Board BCE del 4 maggio. E per fine anno la previsione del mercato si è alzata fino a immaginare tassi ufficiali BCE dalle parti del 4%.
Anche sull’azionario gli acquisti si sono fermati e il dominio è passato ai venditori, con il provvisorio quasi +1% che ha rapidamente cambiato segno. Una volta constatato che neppure a Wall Street spirava aria di festa, la chiusura di seduta di Eurostoxx50 è stata un mesto -0,53%, con ritorno nei pressi della trendline rialzista testata il 24 febbraio e che aveva stimolato il rimbalzo della seduta seguente.
Anche in USA la prima seduta di marzo è stata tutt’altro che positiva, con l’indice SP500 che per quasi tutto il tempo è rimasto sott’acqua, aprendo in gap ed andando immediatamente a richiuderlo, per poi prendere atto alle 16 che la manifattura americana sta dando persistenti segni di sofferenza, dato che l’indice ISM manifatturiero è ancora ampiamente in territorio di rallentamento a 47,7, meno del 48 atteso dagli analisti e molto meno del livello di neutralità di 50.
A lasciare perplesso il mercato sono state anche le principali componenti di questo indice. In territorio di contrazione ci sono sia la componente assunzioni che quella dei nuovi ordini, mentre la componente che sale come quando c’è crescita è quella dei prezzi pagati, che, ovviamente, in questa fase di inflazione non è affatto una bella notizia. Così qualcuno deve aver fatto la semplice constatazione che, se il clima economico diventa recessivo e l’inflazione continua a mantenersi vispa, si entra nel peggiore dei mondi possibili, chiamato stagflazione.
Allora le vendite hanno prevalso per quasi tutta la seduta e SP500 è sceso fino alla media mobile a 200 sedute, che ieri passava da 3.938. Il supporto di questa media ha attirato qualche acquisto, che ha permesso all’indice di rimbalzare un pochino nell’ultima ora, ma di chiudere comunque in passivo (-0,47%). Anche il Nasdaq100 ha subito la stessa sorte (-0,86%).
Per la seduta odierna ho la sensazione è che il rischio di ulteriore scivolata sia rilevante. A concedere qualche possibilità al rimbalzo abbiamo solo la media a 200 sedute che fa da supporto e la statistica che indica il mercoledì come giorno preferito per le inversioni di rotta. Dato che sia lunedì che martedì i mercati sono scesi, le mani forti potrebbero pensare al contropiede, magari dopo una falsa rottura della media mobile a 200 sedute che faccia scattare un bel po’ di stop loss.
Se invece rottura ci sarà, confermata dalla chiusura della seduta, l’obiettivo prossimo del ribasso per SP500 è 3.885, minimo del 19 gennaio, da cui partì un ampio rimbalzo.
Per Eurostoxx50 invece il supporto è a quota 4.172.
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