Dopo lo stillicidio correttivo di ben 4 sedute consecutive di calo sui listini occidentali, ieri abbiamo avuto un primo cambio di segno, attraverso la classica seduta di rimbalzo.
Sto parlando di rimbalzo e non di inversione, né di ripresa di tendenza rialzista, poiché quel che si è visto ieri non ha fugato i dubbi emersi già giovedì 16 febbraio ed intensificatisi nelle sedute successive. Dubbi che riguardano la continuazione della retorica aggressiva da parte delle banche centrali e l’effettiva robustezza delle economie europea e americana.
Ma, siccome i mercati sono entrati nel mese di febbraio con una notevole inerzia rialzista, prodotta da un’euforia maggiore di quella che si vide nell’estate del 2022, poi sedata dal famoso discorso di Powell a Jackson Hole, debbono essere parecchi gli operatori, magari già sovraesposti sull’azionario (e anche sui Bond), che non vedono l’ora di comprare le debolezze momentanee con la convinzione che il mercato ribassista di lungo periodo sia già finito.
Allora un mese di febbraio correttivo a Wall Street (non in Europa, perché Eurostoxx50 e gli indici europei dovrebbero terminare in positivo anche questo mese), che ha portato l’indice SP500 a perdere oltre 200 punti dal massimo di inizio mese e a scendere fino al supporto chiave di quota 3.980, doveva attirare i compratori di debolezza come mosche sul miele. Del resto, come ho descritto ieri, quel livello grafico di SP500 vedeva la convergenza di due trendline e una media mobile.
Perciò, dopo il primo test avvenuto mercoledì, che registrò la tenuta del supporto, ieri le borse europee sono partite subito in gap rialzista ed hanno esteso per tutta la mattinata e poi ancora nel primo pomeriggio il loro entusiasmo, arrivando a segnare con Eurostoxx50 un guadagno provvisorio vicino al punto percentuale, superando i massimi delle due sedute precedenti. Ad aiutare il rialzo hanno contribuito l’inflazione europea di gennaio, confermata, secondo le attese, in calo al 8,6% annuo dal 9,2% di dicembre, e il PIL definitivo USA del 4° trimestre 2022, che è stato leggermente rivisto al ribasso al 2,7% annualizzato, dal 2,9% preliminare. Un dato che da una parte non crea allarmismi in casa FED, perché i rallentamenti dell’economia sono proprio quel che laggiù si vuole vedere, né mette in dubbio la robustezza della crescita.
Alle 15,30 anche SP500 ha tentato allora di estendere il rimbalzo partito il giorno prima, con un forte gap rialzista oltre i massimi della seduta precedente. Ma quasi subito sono arrivate prese di beneficio abbastanza consistenti e senza apparenti motivi, se non la teoria che i gap vengono chiusi due volte su tre. Così SP500 è tornato sul supporto chiave di 3.980, e lo ha persino sfondato per circa un’ora, con minimo a 3.969 a cavallo della chiusura dei mercati europei. I quali, ovviamente, hanno restituito velocemente gran parte dei guadagni di giornata e chiuso con modesti rialzi (Eurostoxx50 +0,36%).
Ma dopo la chiusura europea sono tornati i compratori a Wall Street, ottenendo la tenuta del supporto, seppure a fatica, ed il ritorno quasi sui massimi di inizio seduta. La chiusura è stata positiva (+0,53% per SP500), ma con il neo della mancata conferma del superamento del massimo del giorno precedente. Una formalità non da poco, che dovrà essere sbrigata oggi se non si vogliono instillare dubbi nelle menti degli operatori.
Anche ieri il Nasdaq100 si è comportato meglio di SP500, con un rialzo di +0,94%, una tenuta più precisa del minimo della seduta precedente ed il superamento confermato del massimo di mercoledì. Perciò pare evidente che gli amici del toro in borsa oggi debbono confidare nell’effetto triano del Nasdaq se vogliono vedere un primo segnale di inversione rialzista.
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