Sta in questo formidabile voltafaccia la spiegazione del panico che ha assalito gli operatori e che neppure ieri ha smesso di crescere, producendo, nonostante il tentativo di rimbalzo iniziale, un’altra seduta negativa sia su SP500 che sugli indici europei.
La velocità della discesa è meno eclatante di quella che si è vista nelle sedute precedenti, ma il segno negativo ha caratterizzato i saldi quotidiani di quasi tutti i principali indici occidentali: Eurostoxx50 ha chiuso con -0,78%, che ha mediato performance comprese tra il -1,43% dello spagnolo Ibex ed il -0,32% dell’italiano FtseMib, il migliore (anzi, il meno peggio) d’Europa dopo le legnate dei giorni precedenti.
In USA SP500 ha chiuso in ribasso di -0,38%, come il Russell2000 delle small cap, ma per una volta si è distinto il Nasdaq100, unico segno positivo in occidente (+0,21%), su cui è tornato qualche acquisto speculativo. Per vedere movimenti rialzisti bisogna volgere lo sguardo alla Cina, dove gli indici anche ieri hanno brillato (Shanghai +1,02%).
I rendimenti obbligazionari in occidente hanno continuato a salire, come gli spread. Quello dell’Italia è arrivato a 242 punti e quello della Grecia ha toccato i 300.
E’ chiaro che il movimento ribassista sui mercati ha raggiunto eccessi significativi e probabilmente ha scontato tutte le notizie peggiori di breve termine. Ma fino a stasera incombe il meeting FED, che potrebbe confermare le fosche previsioni (ormai scontate). Sarei molto sorpreso se la Fed fosse ancora più aggressiva del molto (troppo?) già incorporato nei prezzi.
Non escludo affatto che la FED possa mostrare nervi più saldi di quelli che hanno fatto vedere gli operatori nelle ultime sedute. Se così fosse la sorpresa positiva potrebbe scatenare un forte rimbalzo.
Nel contesto europeo in aiuto non da poco potrebbe essere fornito dalla toppa che la BCE potrebbe mettere al flop comunicativo di giovedì scorso. È stata convocata per stamattina una riunione straordinaria del consiglio BCE per parlare dello scudo anti-spread. Se alle parole seguisse un accordo concreto sarebbe manna dal cielo per l’obbligazionario di Italia e Grecia e darebbe una spinta anche all’azionario.
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