Allora lo utilizzo per descrivere l’attuale situazione che sta piegando i mercati durante questa correzione che sembra quasi (ma solo quasi, come vedremo al termine del commento) smentire il messaggio di estrema fiducia rialzista fornito dal forte rimbalzo dei mercati azionari nella seconda metà di marzo.
Direi che a disturbare l’umore dei mercati in questi giorni non è solo la guerra d’Ucraina, l’unica veramente autorizzata a portare questo nome, checché ne dica Putin.
Di questa sappiamo tutto, forse anche qualcosa in più del vero, dato che abbondano dichiarazioni propagandistiche e verità di parte, soprattutto provenienti dalla Russia, ma anche, in parte minore, dalle fonti ufficiali ucraine. E’ un diluvio di testimonianze e di documenti che provano le innumerevoli atrocità commesse dai soldati russi contro la popolazione civile, che vengono scoperte ogni giorno nelle varie città che sono state in mano russa, man mano che il ritiro dei russi consente l’accesso alle milizie ucraine ed ai numerosi reporter di ogni testata giornalistica. Queste scoperte non fanno che radicalizzare le posizioni, con la leadership ucraina che ora sostiene apertamente che l’obiettivo non è più il cessate fuoco, ma il ripristino dell’integrità territoriale, che significa ricacciare indietro i russi e la sconfitta di Putin.
I russi parlano poco e solo per negare anche l’evidenza, concentrandosi nel blocco di ogni risoluzione ONU a loro sfavorevole e nella riorganizzazione delle truppe per puntare nei prossimi giorni all’assalto le città simbolo Mariupol e Kharkiv, che consentirebbero a Putin di presentare in patria la “liberazione” di tutta la fascia est dell’Ucraina come un successo della sua Operazione Militare Speciale. Si fa così strada l’ipotesi che la guerra diventi lunga, equilibrata ed ancor più sanguinosa di quanto abbiamo visto finora.
Intanto oggi dovrebbe essere definita dalla NATO la quinta dose di sanzioni alla Russia, sempre più pesanti. A parte quelle su nuovi oligarchi, tra cui sono state aggiunte due figlie di Putin, fanno piuttosto scalpore i provvedimenti americani, che comprendono il blocco dei nuovi investimenti in Russia per imprese e cittadini americani. Si arriva perciò all’interruzione quasi completa dei rapporti economici tra USA e Russia. La UE oggi dovrebbe decidere certamente l’abbandono del carbone russo, forse una qualche limitazione agli acquisti di petrolio, ma difficilmente la rinuncia al gas, che costerebbe troppo a Germania, Italia ed Austria.
Ma la guerra al centro dell’Europa non è l’unica preoccupazione dei mercati e probabilmente neppure la principale. Una seconda guerra turba le borse: quella contro l’inflazione, che la FED ha deciso di combattere con molta decisione. Ieri sono stati diffusi i verbali dell’ultima riunione del FOMC. In essi si percepisce la paura di essere in ritardo da parte di molti membri e la necessità di aumentare la portata dei rialzi dei tassi che verranno adottati in tutte le prossime riunioni, fino a fine anno. Inoltre, la maggioranza dei membri ritiene necessario procedere abbastanza in fretta a ridurre l’ammontare di titoli obbligazionari presenti nel bilancio della FED. È emerso che a regime la riduzione arriverà fino a 95 mld$ al mese.
Vi è poi una terza guerra in atto che impensierisce le borse: quella che i cinesi stanno combattendo contro Omicron. Il regime cinese è ossessionato dall’estensione dei contagi e non ha nessuna intenzione di abbandonare la politica “zero covid”, fatta di rapidi e diffusi lockdown per effettuare test di massa, al fine di bloccare sul nascere la diffusione del contagio della variante Omicron.
L’area di Shanghai (25 milioni di abitanti) è in lockdown totale da qualche giorno, mentre il porto, che è uno dei principali al mondo, è ingolfato di navi in attesa di scaricare. Il timore che questa situazione provochi cadute di PIL e strozzature nella catena produttiva paragonabili a quelle del 2020 comincia a farsi evidente, con gli indici cinesi che non riescono a rialzare la testa, dopo il pesante calo a doppia cifra accusato nel mese di marzo.
Le tre guerre hanno colpito così anche ieri i listini azionari, con perdite pesanti in Europa. Eurostoxx50 ha passato in negativo tutta la seduta, è arrivato a perdere il -3% dopo l’apertura debole di Wall Street, ed ha poi chiuso la seduta con un lieve rimbalzo a -2,38%.
Anche in USA il principale indice SP500 ha passato tutta la seduta in negativo, toccando il minimo a quota 4.450 poco dopo la diffusione dei verbali FED, per poi riuscire a rimbalzare un po’ e chiudere la seduta a quota 4.481 (-0,97%). I timori sull’aumento rapido dei tassi e i divieti di vendita di tecnologia alla Russia hanno gravato maggiormente sul Nasdaq100, che è scivolato di più (-2,17%).
Come possiamo osservare, SP500 ha raggiunto l’obiettivo di area 4.460, superandolo di una decina di punti, e successivamente è rimbalzato in modo abbastanza impulsivo.
La correzione effettuata da quella che abbiamo definito onda IV, potrebbe perciò essere conclusa. Occorre però che il rimbalzo prenda piede. In tal caso saremmo entrati nell’onda V, che ha un obiettivo piuttosto ambizioso, da realizzare nel corso di questo mese: l’area 4.700.
Eventuali ritorni al di sotto del minimo di ieri potrebbero portare la correzione a concludersi in area 4.400.
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