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DIFFICILE CREDERE AI PROPRI OCCHI
05/04/2022 09:00

Le ultime sedute di marzo e le prime di aprile ci hanno mostrato mercati finanziari privi di idee chiare, quasi paralizzati di fronte alla confusione che proviene dalla guerra d’Ucraina.

Una delle più significative differenze tra questa guerra e quelle che si sono combattute in passato in Siria, Iraq ed Afghanistan è la documentazione degli orrori. Le precedenti guerre degli ultimi 30 anni sono state quasi invisibili nel loro svolgimento, per le difficoltà oggettive e gli ostacoli che incontravano in quei territori ostili i pochi reporter che si avventuravano a loro rischio e pericolo. Rischi che sono costati la vita o il rapimento a molti di loro.

Questa guerra invece è al centro dell’Europa e ci viene mostrata in diretta da un consistente plotone di inviati delle principali emittenti televisive. Non solo. Per la prima volta nella storia viene raccontata e combattuta anche attraverso i numerosi interventi quotidiani sui social media da parte di uno dei due protagonisti, il presidente ucraino Zelensky, che è diventato un formidabile trascinatore della resistenza del popolo ucraino, grazie all’abile sfruttamento delle sue competenze di attore e dei suoi mezzi di produzione (la società Kvartal 95, che produsse la famosa serie Netflix “servitore del Popolo” che lo lanciò come presidente cinematografico e, diventata poi il suo partito politico, gli permise di trasformare la fiction in realtà, vincendo la campagna elettorale del 2018). L’altro protagonista, il russo Putin, vive chiuso in un bunker segreto ed è completamente assente dai social. Ma la Russia non è seconda a nessuno nella manipolazione delle informazioni e nella propaganda su internet, mentre il governo, con una rigida censura, nasconde ai suoi cittadini persino l’esistenza dell’invasione dell’Ucraina.

Ci troviamo perciò di fronte al teatro dell’assurdo anche nella rappresentazione della realtà, con le due parti in causa che stanno dichiarando entrambe di essere vicine alla vittoria, entrambe accusano l’avversario di crimini di guerra, ed entrambe lamentano la manipolazione della verità da parte dell’avversario.

Diventa difficile credere ai propri occhi, specialmente quando si guardano in tv i filmati presentati negli ultimi giorni, che documentano crimini orrendi nei confronti della popolazione civile di Bucha, resi noti dopo l’abbandono della città da parte delle truppe russe. Sono immagini talmente brutali che subito si è levata l’accusa alla Russia di crimini di guerra e la richiesta da più parti della incriminazione di Putin da parte della Corte Penale Internazionale (un organismo che né la Russia, né gli USA riconoscono, salvo poi invocarlo quando serve per propaganda contro il nemico).

È una richiesta che non avrà alcuna possibilità di avere seguito, finché Putin resterà al potere.

Va aggiunto, per completezza di informazione, che i russi affermano che i filmati sono produzioni cinematografiche completamente false e che sono in grado di provarlo. Oggi dovrebbe svolgersi al Consiglio di Sicurezza dell’ONU il match diplomatico sulla penosa vicenda.

Il risultato è che di fronte a questa confusione è molto difficile che i negoziati progrediscano.

Anzi, la NATO, che ovviamente crede a Zelensky, prende la palla al balzo per annunciare un nuovo giro di vite di sanzioni contro la Russia, che stavolta potrebbero arrivare all’embargo di petrolio e carbone russi, lasciando in vita soltanto i commerci di gas, su cui hanno puntato i piedi Germania ed Austria. Naturalmente verranno consegnate altre armi all’Ucraina e colpiti altri oligarchi.

In queste condizioni pensare che la guerra finisca presto pare fantasia da inguaribili ottimisti.

Ma ieri i mercati azionari, incuranti dell’andamento della guerra e del petrolio che ha ripreso a salire, hanno provato a riportarsi verso i massimi della scorsa settimana.

Eurostoxx50 (+0,83%) è tornato a testare la media mobile a 50 sedute, mentre in USA SP500 (+0,81%) è tornato a contatto con la resistenza di area 4.580 punti, che aveva superato di slancio il 29 marzo, ma poi fragorosamente ceduto con il pullback del 31 marzo. Anche il Nasdaq100 ha avuto una seduta sugli allori (+2% tondo), aumentando ancora la sua forza relativa nei confronti degli altri indici azionari.

Come interpretare l’allungo di ieri?

Personalmente ritengo che si sia trattato dell’onda b (rialzista) all’interno dell’onda 4 ribassista di ordine maggiore. Siccome i massimi di SP500 hanno raggiunto l’obiettivo standard dell’onda b, che è proprio a quota 4.580, la cosa più probabile è che oggi riprenda il ribasso iniziato il 30 marzo e che cominci l’onda c, che dovrebbe portare entro qualche seduta l’indice SP500 a rivedere quota 4.460.

Solo il superamento di 4.600 imporrebbe di rifare i conteggi, mutando lo scenario di breve periodo.

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