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TORNA L'ESCALATION. I MERCATI ARRETRANO
01/04/2022 09:00

E’ stato un brusco finale di trimestre quello che ci hanno mostrato i mercati azionari ieri, con l’evaporazione dell’entusiasmo che li ha motivati nella seconda metà di marzo.

Come ho scritto ieri, mi aspettavo un ultimo fuoco d’artificio euforico verso quota 4.700 per l’indice americano SP500, con relativo coinvolgimento degli indici europei. E così sarebbe stato, forse, se l’ottimismo sulle trattative di pace in Ucraina ed il ritiro delle truppe russe dal nord del paese, non fosse stato spazzato via da una nuova ripresa dell’escalation nel confronto tra USA e Russia, la guerra fredda che si combatte al di sopra del campo di battaglia d’Ucraina.

Biden ed il suo maggiordomo più fidato, Boris Johnson, continuano ad incitare Zelensky a resistere ed alzare il prezzo delle trattative, mentre promettono armi più potenti per aiutare la riscossa dell’esercito ucraino. A me pare evidente che agli americani non interessa il cessate il fuoco, ma preferiscono usare il coraggio dei combattenti ed il sacrificio dei civili ucraini per dissanguare la Russia con un conflitto prolungato, illudendo Zelensky di poter vincere la guerra e cacciare del tutto i russi dai confini dell’Ucraina. Questa notte elicotteri ucraini hanno addirittura osato spingersi in territorio russo per bombardare 8 depositi di petrolio.  

In realtà gli analisti militari descrivono un conflitto in sostanziale stallo, con gli ucraini che, dopo il ripiegamento russo, controllano il nord e l’ovest del paese, ma con l’armata russa che sta prevalendo nel Donbass, specialmente dopo l’arrivo dei rinforzi dal nord, e che sta per espugnare l’importante e simbolica città martire di Mariupol. Ieri è stato cessato il fuoco per permettere l’ultimo viaggio di evacuazione dei civili prima dei bombardamenti finali, che nel weekend probabilmente raderanno al suolo quel che ancora è rimasto in piedi e permetteranno alle truppe russe di prendere il totale possesso della città, con relativo sbocco al mare.

Ma anche la diplomazia, nonostante oggi riprendano le trattative online tra le due delegazioni di Russia ed Ucraina, ha percorso una ulteriore escalation. L’amministrazione USA ha invitato tutti gli americani a lasciare la Russia ed ha annunciato nuove sanzioni. Putin ha risposto vietando l’ingresso in Russia ai leader europei. Inoltre, ha nuovamente ordinato di pagare il gas russo in rubli a partire da oggi. Ne è seguita una dura risposta del cancelliere tedesco Sholz.

In realtà quella del pagamento in rubli è una tigre di carta. Non solo pare priva di logica per i russi, poiché è la valuta straniera quella che serve ai russi per finanziare le loro importazioni e pagarsi il rinnovo delle armi. Ma in ogni caso si tratta di un bluff, perché i pagamenti vengono fatti presso GazpromBank, che è l’unica tra le principali banche russe ancora non colpita dalle sanzioni occidentali. GazpromBank consentirà agli acquirenti di gas di aprire un conto in rubli ed un conto in euro. Potranno essere versati gli euro sul conto in euro e poi trasferiti nel conto in rubli per pagare formalmente il gas in rubli.

Di fatto Putin affida a GazpromBank le funzioni della banca centrale russa, che ha gran parte delle riserve bloccate dalle sanzioni occidentali. In questo modo Putin potrà dire che ha costretto gli occidentali ad usare i rubli e gli occidentali potranno dire di aver pagato in euro. Tutto ciò perché Europa e Russia hanno i piedi legati alla stessa corda e per ora dipendono l’una dall’altra.

Il risultato della escalation, sia militare che diplomatica, ha fatto dimenticare ai mercati l’ottimismo di inizio settimana ed ha costretto gli indici europei a proseguire per tutta la seduta di ieri il ribasso iniziato il giorno prima. Eurostoxx50 (-1,43%) ha quasi del tutto completato l’annullamento del forte rialzo mostrato martedì scorso ed è tornato ben al di sotto della media mobile a 50 sedute, falsificandone la rottura avvenuta martedì.

Anche in USA lo scivolamento, dapprima graduale, si è accentuato nell’ultima ora di contrattazione, con il principale indice SP500 (-1,55%, più o meno la stessa perdita di Nasdaq100) che è sceso al di sotto del supporto di 4.545, chiudendo sui minimi di seduta a 4.530.

Quel livello che non doveva essere ceduto per mantenere aperta la prospettiva di un ulteriore spinta rialzista dell’onda 3, è invece stato infranto. Sono costretto perciò a considerare terminata l’onda 3, leggermente al di sotto dell’obiettivo teorico.

L’ipotesi resa attuale dalla scivolata di ieri è che sia perciò già iniziato il calo dell’onda 4 (di I), che dovrà portare l’indice a scendere fino all’area compresa tra 4.415 e 4.460, prima di pensare ad una ripresa del rialzo.

Non resta che attendere che i signori della guerra concludano la loro partita a poker.

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