Anche ieri è proseguito a rotta di collo, o quasi, il recupero dei mercati azionari, che paiono colti da abbondante frenesia rialzista, in questi ultimi giorni del mese e del trimestre.
Abbiamo discusso, nel commento di ieri, del fatto che i mercati seguono logiche proprie, spesso non coincidenti col buon senso e con l’aderenza ai fatti che accadono, motivando questo strano comportamento con il loro ruolo istituzionale, che è quello di dover sempre scommettere sul futuro.
Abbiamo anche sottolineato il fatto che l’orizzonte di osservazione dei mercati è sempre più vicino alla lunghezza del loro naso. Oggi sempre meno investitori hanno una prospettiva operativa di lungo periodo. Persino i gestori dei fondi comuni d’investimento, che i consulenti finanziari vendono raccomandando i risparmiatori di avere una prospettiva di lungo periodo, sono enormemente condizionati dal fatto che si presentino ai risparmiatori rendiconti di gestione a cadenza trimestrale. Siccome anche le imprese quotate presentano rendiconti gestionali trimestrali, ecco che si è instaurata per tutti un’ottica operativa legata al trimestre, come se il mondo finisse ogni tre mesi, quando si presenta il rendiconto dei propri risultati.
Questo fatto spiega forse almeno in parte le accelerazioni che si stanno vedendo in questi ultimi giorni di marzo. I mercati azionari hanno effettuato una profonda correzione, per oltre metà del primo trimestre di quest’anno, raggiungendo dei minimi che hanno fotografato una drammatica performance provvisoria. L’indice americano SP500 il 24 febbraio ha segnato un risultato del -13,7% da inizio anno; il tecnologico Nasdaq100 ha fatto il suo minimo dell’anno il 14 marzo con una perdita provvisoria da -20,2%; Eurostoxx50, che rappresenta l’Europa azionaria, nel suo momento peggiore, il 7 marzo, è arrivato a perdere -21,2% da inizio anno. Potrei continuare, ma credo che basti a rappresentare l’eccesso ribassista accumulato con l’inizio e le prime fasi della guerra d’Ucraina, che si è aggiunta all’inflazione galoppante e al ribaltamento delle politiche monetarie per contrastarla.
Simili performance, se si fossero protratte fino a fine mese, avrebbero colorato di profondo rosso i rendiconti da presentare ai clienti, dato che anche l’obbligazionario ha subito batoste per colpa dell’aumento dei tassi annunciato e poi iniziato dalla FED e da altre banche centrali minori. Il rischio poteva essere la fuga degli investitori e la crisi per l’industria del risparmio gestito.
Allora, ai primi segnali di difficoltà belliche della Russia e di riscossa della resistenza ucraina, ecco che le mani forti hanno provato a scommettere sulla fine rapida della guerra, per tentare un rimbalzo che ha via via preso ritmo e recuperato buona parte delle perdite.
Quando ieri si sono visti anche i primi segnali di avvicinamento delle posizioni negoziali di Ucraina e Russia, ecco che l’entusiasmo ha dato un’ulteriore spinta al rally, con tutti gli indici occidentali a collezionare ampi rialzi.
Eurostoxx50 ha piazzato un +2,96% ed ha raggiunto i 4.000 punti, scavalcando ampiamente la media mobile a 50 sedute ed estendendo il recupero a quasi i 2/3 del profondo calo precedente.
Il principale indice USA SP500 (+1,22%) ha realizzato la quarta seduta di rialzo consecutivo e la nona delle ultime 11. Il suo recupero ha ridotto la negatività da inizio anno a -2,82%, e, in teoria, con due sedute ancora a disposizione, potrebbe addirittura tentare l’azzeramento delle perdite.
Nasdaq100 deve recuperare ancora qualcosa più del 6,5% (come Eurostoxx50) e l’impresa non è alla sua portata. Ma alzi la mano chi avrebbe scommesso, 11 sedute fa, che ora avremmo preso in considerazione l’ipotesi di salvare il trimestre.
Attenzione però a non cadere nel tranello della distorsione percettiva. Se le mani forti dell’industria del risparmio gestito hanno deciso di forzare il recupero per abbellire i rendiconti, a partire da domani o da venerdì, probabilmente prenderanno profitto e potranno causare una nuova fase ribassista di breve periodo, per correggere gli eccessi ora presenti sugli indici, che sono eccessi di rialzo.
Del resto, oggettivamente la guerra pare ancora abbastanza lontana dalla conclusione. La ritirata delle truppe russe da Kiev potrebbe mostrare la volontà negoziale di Putin, ma potrebbe anche essere soltanto una ritirata tattica per recuperare le forze e riorganizzare l’esercito per una seconda fase della guerra. Molta è ancora la distanza che separa le posizioni negoziali delle due delegazioni per ipotizzare come imminente l’incontro tra Putin e Zelensky per firmare un armistizio.
Accontentiamoci di quel che i mercati hanno già recuperato e non facciamoci prendere troppo dall’entusiasmo. La volatilità ci farà ballare ancora.
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