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FRETTA DI RIMUOVERE LA GUERRA
28/03/2022 09:15

La quarta settimana di marzo ci ha mostrato un andamento misto dell’azionario globale, che ha dovuto almeno in parte rifiatare dopo i forti rimbalzi di quella precedente.

Ha corretto un po’ l’Europa, che fatica a rimuovere la guerra d’Ucraina. Il frastuono delle bombe è troppo vicino e le sanzioni alla Russia mordono su molte imprese, mentre gli aumenti dei prezzi di materie prime ed energia, causati dalla volontà di escludere la Russia il più possibile dai mercati globali, riducono il potere d’acquisto dei consumatori.

La settimana si è conclusa in negativo su Eurostoxx50 (-0,89% rispetto al venerdì precedente) e con cifre simili sui principali indici europei, con la sola eccezione dell’indice italiano FtseMib (+1,39%).

Poteva anche andar peggio senza il traino positivo degli indici USA, che paiono invece aver fretta di scordare le conseguenze negative della guerra, per loro lontana, e sembrano approfittare della fuga dall’obbligazionario che attuano gli investitori, dopo le parole da falco che si sono sentite ripetere a tutto spiano da parte di molti membri del FOMC, terrorizzati dall’inflazione. L’agitazione in casa FED ha portato parecchie banche d’affari USA (Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of America) a prevedere sia per la riunione di maggio che per quella di giugno un rialzo dei tassi addirittura di mezzo punto percentuale. Citigroup prevede addirittura quattro rialzi da mezzo punto consecutivi (anche a luglio e settembre). Ormai il consenso del mercato vede i tassi ufficiali di interesse FED ben oltre il 2% a fine anno. Ciò significa che le obbligazioni vengono pesantemente vendute e la curva dei rendimenti si è alzata parecchio rispetto ad un mese fa, anche se non in modo uniforme, poiché il balzo dei rendimenti ha premiato soprattutto le scadenze più brevi. Perciò la curva si è anche parecchio appiattita, con la scadenza biennale che rende il 2,40% e quella decennale che rende il 2,51%. Vale a dire che mancano solo 11 punti base all’inversione del differenziale 2-10 anni.

L’azionario in USA viene ora visto come un porto più sicuro del mercato obbligazionario, poiché bene o male gli investitori non vedono ancora la recessione all’orizzonte e si fidano delle possibilità delle imprese di trasferire l’aumento dei costi sui loro prezzi di vendita.

Così gli indici USA hanno esteso ancora il rimbalzo della settimana precedente. SP500 ha aggiunto altre sedute positive, con una variazione settimanale di +1,79%. Il Nasdaq100 ha fatto anche meglio (+2,32%).

Decisamente eterogenea invece l’Asia, con l’indice giapponese addirittura euforico (+4,93%), galvanizzato dal fatto che la Banca Centrale giapponese è rimasta l’unica tra le principali con una politica monetaria accomodante e che il governo ha promesso altre agevolazioni fiscali.

Ancora parecchio incerto e sofferente l’azionario cinese (-1,09% il saldo settimanale di Shanghai) gravato dai lockdown per controllare il Covid. Questa settimana, dopo Shenzhen, toccherà al distretto di Shanghai, con 25 milioni di persone bloccate in casa. Pesano anche le persistenti difficoltà del settore immobiliare, con molti produttori che non si sa se onoreranno le prossime scadenze dei loro bond.

La variegata situazione rende bene l’idea dello stato confusionale in cui si dibattono i mercati, strattonati al rialzo dalla voglia di replicare anche in questo 2022 le performance degli anni passati, ed al ribasso dalle incertezze sull’inflazione e sugli effetti recessivi delle nuove avventure geopolitiche delle superpotenze.

La guerra ormai è ridotta a fare solo da sfondo, quasi superata dalla convinzione che, nonostante le parole al vetriolo che si scambiano i leader delle superpotenze, una soluzione si troverà.

Personalmente non credo che avverrà tanto presto, perché Putin non sembra disposto ad andarsene dall’Ucraina senza poter raccontare ai russi di aver vinto, mentre Biden continua ad insultare Putin, senza fretta di finire la guerra. Sembra preferire l’alimentazione della resistenza ucraina (e quindi la morte di altri civili massacrati dai russi), al fine di indebolire la Russia e dissanguarla economicamente. Intanto arricchisce le sue imprese produttrici di tutte le armi che vengono cedute agli ucraini.

Ma i mercati USA esultano ugualmente. È raro vedere i mercati per tanto tempo al ribasso durante una guerra. Anche stavolta la regola sembra volersi confermare.

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