Dopo quel che abbiamo visto nelle ultime sedute, credo che cercare razionalità nel comportamento dei mercati azionari sia in questo momento un’impresa frustrante.
L’impressione degli ultimi giorni è che si divertano a fare il contrario di quel che vorrebbe la logica.
Parlo ovviamente della logica dei commentatori di borsa, che debbono, per professione, scovare quale ragionamento sia scaturito dalla mente degli operatori per causare i movimenti che ogni giorno si susseguono sui mercati.
Da un po’ di tempo sembra proprio che ogni nuovo comportamento serva a smentire le logiche usate per giustificare il precedente.
Dapprima, dal 22 novembre al 3 dicembre, i mercati hanno effettuato una scivolata a zig-zag, composta da 5 impulsi ribassisti e 4 rimbalzi. Le motivazioni addotte dai commentatori hanno attinto alle paure per la variante Omicron del virus, in grado di infettare molto più delle precedenti, unite a quelle per la variante FED, che sembrava orientarsi verso un’accelerazione dei tempi della stretta monetaria, necessaria per combattere l’inflazione. Ma la scorsa settimana ecco arrivare la sorpresa del rimbalzone iniziale (tre sedute in USA e due in Europa). Ecco allora i commentatori affrettarsi a giustificare il ritorno di ottimismo con la minor pericolosità di Omicron. In realtà mancavano ed ancora mancano parecchi dati per giudicare la reale pericolosità di questa variante.
Il calo di giovedì è stato motivato dalla paura dell’inflazione che sarebbe stata comunicata venerdì.
Ma venerdì, quando è effettivamente uscito un dato di inflazione record per gli USA, gli indici americani, invece di farsi prendere dalla paura dei falchi della FED, hanno attuato un rally rialzista francamente non giustificato. Si è allora detto che il rimbalzo è stato provocato dalla mancanza di sorprese negative. Allora ieri gli indici avrebbero dovuto proseguire il rialzo, perché ieri non erano previsti dati macroeconomici in grado di disturbare ed il week-end ha visto susseguirsi dichiarazioni ottimistiche sull’efficacia dei vaccini per attenuare le sintomatologie più letali della nuova variante del virus.
Invece no. Ieri Wall Street ha aperto già in negativo ed è scesa con il suo principale indice, SP500, per la terza volta in area 4.650, che aveva fatto da supporto già giovedì e venerdì scorso, e da cui è partito il rimbalzo di venerdì. Il calo a fine seduta è stato abbastanza evidente (-0,91%) e si è rimangiato tutto il balzo di venerdì. Oltretutto è stato accompagnato anche da un analogo capitombolo del tecnologico Nasdaq100 (-1,53%).
Figuriamoci l’agitazione degli indici europei, al vedere scendere quelli americani. Eurostoxx50, che fino a quel momento aveva tentato di interrompere con una seduta di rimbalzo la serie di 3 cali consecutivi, è tornata sui minimi di venerdì scorso ed ha dimostrato, con un -0,38% finale, che se normalmente non c’è il due senza il tre, sull’azionario europeo non c’è il tre senza il quattro.
Tutto ciò ha le sembianze della classica doccia fredda su un’illusione covata nel week-end. Quella di un rapido ritorno di SP500 al massimo storico di quota 4.744, che venerdì scorso è stato avvicinato fino a soli 31 punti di distanza.
Che cosa sarà mai capitato per far cambiare radicalmente idea gli operatori? Solo venerdì sera in USA compravano a piene mani, presi dalla FOMO (acronimo che sintetizza “Fear of Missing Out”, cioè paura di rimanere tagliati fuori dal rally). Lunedì invece sembravano colpiti da panic selling.
I media ci dicono che è di nuovo colpa del virus. La Gran Bretagna ha comunicato il primo morto provocato dalla variante Omicron ed i mercati avrebbero scoperto di botto che Omicron non è solo uno scherzetto di Halloween, che fa sorridere e nulla più.
Sarebbero tornato i fantasmi dei lockdown e delle restrizioni natalizie, ora che, sempre dalla Gran Bretagna, arriva la previsione che forse già oggi o domani i contagi da Omicron diventeranno prevalenti e che lo stravagante premier Boris Johnson è molto preoccupato e sta per varare nuove restrizioni. Sì, è la stessa persona che durante i lockdown dello scorso anno, che massacravano l’economia e tenevano chiusi in casa gli inglesi, permetteva feste a Downing Street senza precauzioni.
Francamente, attribuire al primo morto per Omicron la colpa del calo di ieri equivale a pensare che gli operatori siano tutti bambini inesperti che credono alle favole. Davvero si poteva pensare che il virus sarebbe diventato così buono da non uccidere più nessuno?
E davvero i mercati sono così nervosi ed incapaci di guardare oltre il proprio naso da farsi prendere a giorni alterni da pulsioni euforiche ed attacchi d’ansia, seguendo ogni singolo stormir di fronda?
Forse è così. O forse è solo la manifestazione del dominio della volatilità, in questa fase finale di anno, in cui c’è un sacco di liquidità a disposizione (grazie alle banche centrali, che quando si pentiranno sarà tardi) e si sono viste esagerazioni rialziste a ripetizione.
Un giorno prevale la voglia di incassare i guadagni, mentre il giorno dopo magari la voglia di rally di fine anno. E siccome i tanti trader intraday ingigantiscono i movimenti, ecco che il minimo dubbio provoca capitomboli, mentre il minimo segno positivo crea euforia. A giorni alterni e segnati dal caso.
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