Non abbiamo fatto in tempo a capire qualcosa della variante Omicron che ieri sui mercati si è abbattuta un’altra mutazione.
Calma! Non sto parlando di virus, ma delle idee che frullano in testa a Powell e del modo in cui le comunica al mondo.
Andiamo per gradi. Ieri la volatilità dei mercati, già elevata da qualche giorno, è stata alimentata, fino al pomeriggio, dalla babele delle lingue gli scienziati. Non solo quelle dei virologi, che, sebbene abbiano bisogno ancora di qualche giorno per capire come si comporta veramente Omicron e la sua reale pericolosità, non riescono a resistere al richiamo dei talk show e sventolano ai 4 venti opinioni completamente divergenti tra loro. Anche i produttori di vaccini ieri ci hanno dilettato con opinioni opposte. Il Ceo di Moderna ha ipotizzato che i vaccini attuali saranno meno efficaci contro Omicron e dovranno essere aggiornati. Invece la biochimica di BioNTech, che ha inventato il vaccino venduto da Pfizer, ritiene poco probabile che Omicron riesca ad aggirare le difese degli attuali vaccini.
Potrebbe già bastare questo florilegio di opinioni, oggettivamente poco scientifico, perché fatto in assenza di dati, per mandare i listini sull’ottovolante della volatilità. Ma per non farci mancare niente nel pomeriggio Powell ha deciso di stupire durante la sua audizione presso la Commissione Banche del Senato USA.
I mercati si aspettavano che recitasse il testo pubblicato in anticipo sul sito della FED, che era abbastanza rassicurante sulla politica monetaria. Infatti, pur ammettendo che l’inflazione appare più persistente delle attese, continuava a mantenere ferma la convinzione che sia transitoria. Accennava poi ai pericoli della nuova variante del virus sulla crescita futura ed al mercato del lavoro, che ha ancora parecchi lavoratori da riassorbire, lasciando intendere che non fosse proprio il caso di abbandonare la politica accomodante, mentre il tapering gradualmente riduce il flusso di acquisti di titoli obbligazionari.
Invece, dopo la lettura di quel discorso, sono arrivate le domande scomode dei senatori, a cui Powell ha risposto in modo decisamente ambiguo e sorprendente, arrivando a dire che l’inflazione è così persistente che forse sarebbe il caso di ritirare il termine “transitoria”. Ed ha pure sposato l’opinione dei falchi della FED, affermando che ha senso proporre l’accelerazione del tapering di qualche mese.
Parole così esplicite e diverse dal testo ufficiale della sua testimonianza hanno decisamente mandato in confusione i mercati, che già stavano faticando a digerire quelle ambigue degli scienziati.
Il risultato è stato un nuovo affondo ribassista, che ha mandato i listini europei a chiudere il mese di novembre con una performance mensile decisamente negativa. Eurostoxx50 ha chiuso la seduta con -1,13%, comunque meglio del -2% che si è visto al mattino, ma che ha portato la performance del mese di novembre a -4,41%. Comunque, se vogliamo vedere qualcosa di positivo, possiamo constatare che i valori finali di Eurostoxx50 si sono proprio adagiati sulla media mobile a 200 sedute, non confermandone la rottura che provvisoriamente si vedeva al mattino. C’è la possibilità che oggi, voltando la pagina del calendario, possa magari vedersi un rimbalzo che porti belle speranze per il rally natalizio.
Wall Street ha invece accusato maggiormente il colpo del tradimento di Powell. SP500 si è rimangiato tutto il rimbalzo di lunedì ed ha sfondato il minimo di venerdì scorso, approdando nell’ultima ora di contrattazione ad un minimo di 4.560 punti e chiuso a 4.567 (-1,90%), proprio dove ieri passava la media mobile a 50 sedute. Meglio (per modo di dire) ha fatto il tecnologico Nasdaq100 che ha perso un po’ meno (-1,61%).
Oggi, nonostante le incertezze, e senza mettere il carro della speranza davanti ai buoi della realtà, non escludo che si possa vedere la svolta che ponga termine alla correzione.
Questa possibilità si basa su diversi fattori. Uno, il meno importante, è il cambio di mese. I gestori spesso voltano pagina insieme al calendario e, se novembre è stato negativo, dicembre potrebbe vedere il ritorno di qualche acquisto da parte loro.
Il secondo, come ho evidenziato prima, è che sia Eurostoxx50 che SP500 sono a contatto con importanti medie: quella di lungo termine per l’indice europeo e quella di medio periodo per l’indice USA. Sono medie dove il più delle volte si vede una reazione da parte dei cacciatori di monnezza che comprano sui supporti, praticando la tecnica “Buy the Dip”. Specialmente se la tendenza di lungo periodo è rialzista.
Infine, la teoria delle onde ci dice che con il calo di ieri potrebbe essersi completata l’onda correttiva 4 del movimento rialzista (3). Potrebbe perciò partire il primo movimento (i) dell’onda 5 di (3).
L’onda 5 è quella che avrebbe il compito di portare l’indice SP500 sopra quota 4.900.
Stiamo a vedere oggi quel che succede. Tutto il conteggio sarebbe da rifare, con prospettive di ulteriore estensione della correzione, se venisse violato il livello 4.540, che per ora è stato solo avvicinato.
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