Oggi ci sarebbe materiale per scrivere pagine, ma per non abusare della pazienza dei lettori, cercherò di sintetizzare al massimo.
Non facciamo la panoramica della settimana scorsa, perché è stata pesantemente condizionata da quel che è successo venerdì, e ci basta.
L’arrivo della variante Omicron, che in verità era già stata ufficializzata giovedì pomeriggio, senza che i mercati si preoccupassero (le Borse USA giovedì erano chiuse per la Festa del Ringraziamento), nella notte ha mandato in tilt i mercati asiatici e venerdì ha scatenato il panico tipico delle grandi zampate dell’orso su quelli europei, mentre anche quelli Americani, nelle poche ore di apertura, hanno fatto vedere la preoccupazione di un Friday che è stato più black che mai.
Sintetizzo le novità dal fronte Covid, al termine di una settimana che aveva già mostrato in tutta Europa un aumento molto preoccupante delle curve dei contagi (da variante Delta) ed in alcuni paesi dell’Europa Centrale anche una pressione molto alta sulle terapie intensive ed un aumento della mortalità, al punto da far scattare piani di restrizione in quasi tutti i paesi europei.
Già questo sarebbe bastato a concludere in deciso calo la settimana, quando le notizie provenienti dal Sud Africa hanno comunicato l’arrivo di una variante battezzata Omicron, che ha caratteri molto preoccupanti.
Per ora le notizie abbastanza certe sono due. La prima, pessima, è che si tratta di una variante più abile delle precedenti nell’aggirare le difese immunitarie umane, perciò estremamente aggressiva. Tra tutte le varianti che si sono susseguite, questa è senza dubbio la più contagiosa.
Un grafico pubblicato dalle autorità sanitarie sudafricane mostra che in pochi giorni in Sud Africa è già diventata dominante, superando nei contagi la variante Delta. La quale ci mise alcune settimane a prevalere sulla concorrenza.
La seconda notizia è invece in parte rassicurante. Per quel che si è visto sinora non si è rivelata particolarmente letale, anzi, sembra che i sintomi che provoca siano anche meno gravi delle varianti precedenti.
La terza notizia per ora non è ancora una notizia ma solo un’ipotesi, fatta dagli scienziati sudafricani che l’hanno studiata. Potrà diventare notizia tra qualche giorno, dopo ulteriori osservazioni. Per le modalità innovative di attacco potrebbe essere difficile da riconoscere e neutralizzare dagli attuali vaccini. Non è ancora possibile stimare la copertura che forniranno contro di essa gli attuali vaccini in circolazione. Gli scienziati sudafricani pensano che l’efficacia dovrebbe essere minore di quella, molto alta, che garantiscono contro le precedenti varianti, ma probabilmente non nulla.
Sembra invece probabile che contro i sintomi più gravi, che portano in terapia intensiva, la copertura possa rimanere alta.
A seconda di quale notizia si ritiene più importante, cambia di molto la valutazione sulla pericolosità del nuovo modello di Covid-19.
Venerdì i mercati hanno guardato alla parte negativa delle notizie ed hanno attuato una di quelle giornate nere che si vedono raramente.
Sull’azionario si è iniziato con perdite intorno a -2% in Asia, con l’eccezione degli indici cinesi, che hanno perso poco, forse perché gli investitori ritengono i cinesi molto efficaci nel tracciamento e nella gestione rapida delle emergenze.
Nel corso della giornata si sono susseguite notizie di pazienti zero già individuati un po’ in tutti i principali paesi europei, in particolare in Olanda. Si è di nuovo vista la poca cooperazione europea e la babele delle lingue dei vari governi. Un po’ tutti hanno deciso chiusure dei voli verso l’area sudafricana, ma per il resto ognuno va avanti in ordine sparso, tra chi si preoccupa e chi sdrammatizza. La sensazione è che siano stati colti di sorpresa da un evento che gli scienziati avevano anticipato da tempo come del tutto possibile.
Perciò le vendite sono piovute a ritmo sempre più intenso in Europa, con Eurostoxx50 che ha registrato un calo isterico (-4,74%), visto l’ultima volta nel mese di marzo dello scorso anno, al tempo dei drammatici lockdown totali della prima ondata della pandemia.
Wall Street era in semi-festività, ma nella mezza giornata di apertura dei mercati non ha fatto mancare il suo contributo al panico, con SP500 a -2,27% e il Nasdaq100 a -2,09%, ma soprattutto il Russell2000 delle small cap che sentiva nuovamente puzza di lockdown ed è crollato del -3,67%.
Oltre alle paure dell’azionario si è visto tutto il domino delle giornate nere. Il petrolio è crollato del 12% a 68,15 $ al barile. I rendimenti sull’obbligazionario, saliti prima della festività fino a 1,7% sul treasury decennale, per la paura che la FED velocizzasse il tapering, hanno messo la retromarcia fino a 1,48%, annusando che la variante Omicron sarà il pretesto per l’indulgenza plenaria che la FED tornerà a concedere ai mercati. Anche il dollaro, di conseguenza, è stato venduto.
Che cosa possiamo attenderci ora?
A mio parere la reazione dei mercati è stata eccessivamente isterica. Ad accentuarla è stata sicuramente la necessità di consolidare un risultato annuale molto positivo da parte dei gestori dei molti fondi azionari. Inoltre, un anno di grazia come il 2021 per le materie prime deve aver stimolato realizzi anche da quelle parti.
Non vorrei peccare di troppo ottimismo, ma classificherei questo storno ancora nella categoria delle prese di beneficio. Questo perché ci vorranno ancora giorni per capire la vera pericolosità di questa variante.
Potrebbe benissimo venire fuori la constatazione che il rumore è stato molto più grande del danno che Omicron potrà portare.
In ogni caso lo stato dell’arte delle difese contro il Covid è enormemente più avanzato di quanto non fosse lo scorso anno. Crisi isteriche paragonabili alle perdite del marzo 2020 mi sembrano un tantino esagerate.
Vedremo nei prossimi giorni.
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