La forte accelerazione dei contagi Covid, che ieri ha allarmato l’Europa tutta, unificata dalla pandemia che non risparmia più nessuno, ha fatto cedere i nervi ai mercati finanziari del vecchio continente. Il coprifuoco deciso dai francesi, arrivati ormai a 30.000 nuovi contagi quotidiani, ha dato una plateale dimostrazione di quanto il pericolo di nuove chiusure di attività sociali ed economiche, che fino alla scorsa settimana tutti escludevano nel modo più assoluto, ora sia diventato una possibilità concreta, con tutte le conseguenze che abbiamo visto in primavera sulle statistiche economiche e sulla faccia delle nostre città.
E, come capita per le brutte ed inattese notizie, la disperazione ha mandato nel panico più di un investitore ed ha fatto precipitare i listini azionari del vecchio continente anche oltre il -3% nei momenti peggiori della seduta e solo una ripresa di Wall Street, che comunque ha mantenuto per tutta la seduta i nervi molto più saldi degli indici europei, ha evitato la debacle dell’accelerazione ribassista finale. Il saldo è stato comunque uniformemente pesante (Eurostoxx50 -2,46%, Dax -2,49%, FtseMib -2,77%) ed ha accentuato quella sensazione di debolezza europea, rispetto alla resilienza americana, che osserviamo da almeno un anno. Esattamente un anno fa Eurostoxx50 valeva circa 600 punti in più di SP500. Ieri, alle 17,30 valeva 270 punti in meno.
A testimoniare un ritorno cospicuo di avversione al rischio si è visto anche un inasprimento dello spread BTP-Bund di 13 punti, dopo il calo di 23 punti dall’inizio di ottobre.
La disperazione evidenziata dagli indici europei ha contagiato per tutta la mattinata i future americani e provocato un’apertura molto debole di SP500, in gap ribassista sotto il livello di 3.460, che avevo indicato come un supporto che avrebbe potuto attirare i compratori di debolezza. Invece quel livello è stato addirittura scavalcato per atterrare 20 punti sotto, con un minimo di seduta a 3.441. Sembrava proprio che la domanda che ieri ho posto a conclusione del commento (Sarà l’Europa a guidare il ribasso e trascinare giù anche Wall Street?) trovasse una chiara risposta positiva.
Ma, come spesso accade, dopo lo sfogo iniziale, pian piano l’indice delle 500 società USA ha cominciato un progressivo recupero, confezionando uno zig zag rialzista che a fine seduta è riuscito addirittura ad annullare quasi completamente le perdite (-0,15% a quota 3.483) e, soprattutto, a tornare al di sopra del supporto violato in apertura.
Il messaggio che ci affida Wall Street è che, se i compratori lunedì scorso non hanno avuto la forza di abbattere la resistenza ed hanno ripiegato, ieri i venditori non hanno avuto la costanza di mantenere l’indice al di sotto del supporto e di prosciugare definitivamente l’onda rialzista (B).
Perciò l’azionario USA ci lascia ancora nel limbo e non chiarisce ancora le sue intenzioni.
Certo, ieri l’emorragia di punti che si è vista nella prima parte della seduta americana ha fatto vacillare l’entusiasmo degli ottimisti ad oltranza e ne ha probabilmente ridotto il numero.
Però i venditori non hanno ancora preso definitivamente il sopravvento. Al contrario, le vendite sono ancora state ancora assorbite alla distanza dal denaro dei compratori, che non hanno mollato.
Il braccio di ferro continua e ci sono possibilità che la seduta odierna riporti l’indice USA verso le resistenze e protragga l’ambiguità del momento oltre la chiusura della settimana.
Non così, temo, per l’Europa, che un segnale forte di debolezza l’ha dato e faticherà molto a riassorbirlo. Potrà farlo solo se Wall Street ne darà uno notevole di forza, riuscendo a tornare a spingere al rialzo fino ad estendere ulteriormente l’onda B oltre i precedenti massimi relativi di lunedì scorso (3.550).
Non posso ancora escludere questa possibilità, anche se l’ipotesi che ritengo più probabile è quella che prevede, magari la prossima settimana, che si imponga il ribasso generato dall’onda finale (C) della correzione autunnale. Ma lo certificheremo solo con una chiusura di seduta dell’indice SP500 chiaramente inferiore a quei 3.460 punti che ieri sono stati il baricentro del minuetto danzato dall’indice americano.
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