I mercati sembra che si siano ormai messi in testa la possibilità di pensare non più solo alla Fase 2, quella della graduale riapertura dell’economia, che ai livelli raggiunti dagli indici è ormai scontata, ma addirittura ad una ipotetica Fase 3, che potrei definire quella del ritorno al pieno recupero della produzione perduta per colpa di un virus definitivamente debellato e di un mondo che archivia la pandemia come un fastidioso, ma momentaneo, incidente di percorso. Gli indici azionari potranno cosi riprendere la strada interrotta a febbraio verso sempre nuovi traguardi rialzisti e l’economia ritrovare la piena occupazione e la stabilità dei prezzi. E’ l’ipotesi “Goldilocks economy”, cioè il migliore dei mondi possibile, quello che si viveva ad inizio anno, con i mercati che si arrampicavano imperterriti al rialzo verso l’infinito, che il virus, per un periodo che per i mercati sarà breve, ha improvvisamente trasformato in un momentaneo drammatico abisso.
Quante volte abbiamo sentito in questi mesi la frase “Dopo il virus niente sarà più come prima”?
Ebbene la mia impressione è che i mercati ne vogliano pronunciare una diametralmente opposta: “Dimentichiamo il virus. Presto tutto tornerà come prima”. Il merito di tutto ciò non sarà della sanità, che magari troverà prima o poi un vaccino, ma che intanto non è riuscita ad evitare ai morti nel mondo per il virus di superare quota 228.000, ma del suadente potere del denaro, dei freschi e fruscianti dollari stampati in quantità industriale dalla FED e da tutte le altre banche centrali per finanziare un’economia bloccata ed elargizioni a debito mai viste prima da parte dei governi, che fanno a gara a chi tira fuori più soldi possibile (che non ha) da regalare al sistema economico. Il quale, intanto, è bloccato dai lockdown e non sa come spenderli, poiché molte attività importanti dell’economia (ristoranti, viaggi, vacanze, spettacoli, manifestazioni di massa) per molto tempo saranno enormemente ridimensionate.
Appare abbastanza evidente a chi abbia un atteggiamento prudente o almeno un po’ di buon senso che in un simile contesto i rischi che la ripresa non sia così rapida e che qualcosa o parecchio vada storto nel passaggio dalla Fase 2 alla Fase 3 non sono affatto insignificanti.
Ma, come i governanti ed anche i mercati hanno sottovalutato il rischio di pandemia, nonostante gli scienziati avvisassero da anni di questa possibilità, anche stavolta i mercati ed il loro principale beniamino Donald Trump sembrano ignorare l’eventualità che qualcosa vada storto e declinano una sorta di Teorema Goldilocks, che potrei così riassumere: “I mercati e l’economia crescono se l’umore degli investitori è buono. Perciò la crescita dipende dall’ottimismo. Le banche centrali debbono fornire tassi bassi e la liquidità necessaria a chi vuole investire. In questo modo la crescita del PIL darà benessere a tutti. Insistere sui fattori di rischio danneggia l’umore. Ma il rischio c’è solo se lo vuoi vedere. Perciò se lo vedi sei un gufo che danneggia l’economia e se le cose andranno male sarà colpa tua.”
Powell, dopo un inizio di mandato un po’ incerto che gli è costato attacchi a ripetizione da parte di Trump quando non assecondava abbastanza il suddetto Teorema Goldilocks, ha capito l’antifona e si è adeguato. Eccome! Ho scritto ieri i numeri che definiscono le dimensioni del Bazooka monetario che la FED ha imbracciato per fare la sua parte in commedia.
Ieri sera, al termine di una riunione del FOMC che non ha apportato nessuna novità (del resto le novità, enormi, erano già arrivate nelle scorse settimane al di fuori del FOMC), Powell lo ha ribadito in una conferenza stampa “filosofica”, che ha spiegato la nuova visione del ruolo della banca centrale, dovuta ai danni all’economia che il virus sta arrecando. Danni messi in chiara evidenza nel pomeriggio, quando alle 14,30 è arrivata la prima stima (advanced) della variazione del PIL USA del primo trimestre 2020. Il dato, -4,8% annualizzato, risulta ben peggiore delle attese (-3,5%) ed il peggiore dal 2008. Annuncia la recessione, che tecnicamente sarà ufficializzata solo ad agosto, quando si avrà il dato del secondo trimestre, attualmente in corso, che per colpa del Lockdown generalizzato sarà probabilmente anche peggiore di quello del primo. I mercati, dimostrando quanto i loro occhi siano volti verso le aspettative di futura ripresa, hanno festeggiato con un rialzo di quasi 2 punti percentuali in mezz’ora sul future di SP500, pregustando le soavi parole che avrebbero sentito poche ore dopo dalla balia Jay Powell.
E Powell non ha deluso l’istinto speculativo dell’investitore USA. Ha definito il ruolo della FED in tempo di Covid come quello del prestatore di ultima istanza, il garante che i tassi rimarranno a zero per tutto il tempo necessario a garantire la ripresa dell’economia, ma non solo. Farà di tutto per garantire il corretto funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria. La locuzione tecnica significa che interverrà direttamente per sollevare il sistema bancario da quote significative di rischio, addossandoselo con l’acquisto di bond confezionati sui mutui e titoli spazzatura a basso rating. Inoltre fornirà al governo la monetizzazione del debito creato per sostenere lavoratori licenziati ed evitare default di imprese in grave crisi. Tutto ciò tenendo conto che il mercato azionario in USA ha un ruolo molto accentuato nel finanziamento delle imprese e nella ricchezza delle famiglie.
Pare quasi un accenno implicito al fatto che, se necessario per proteggere Wall Street, la FED possa in futuro inoltrarsi nella via inesplorata degli acquisti di ETF azionari, come da tempo fa già la Banca Centrale giapponese.
Tutto ciò sarà fatto senza fretta di rialzare i tassi e ritirare queste misure.
Il messaggio è forte e chiaro. Parafrasando, con una piccola modifica, il celebre sonetto di Lorenzo De’ Medici possiamo riportarlo così: “Chi vuol esser lieto, sia: di doman c’è una certezza: la FED!”
E così SP500 ha quasi raggiunto quota 3.000.
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