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IL TEMPO DELLE CICALE E' GIA' TORNATO
05/07/2019 08:45

L’inebriante festa che sui mercati azionari ed obbligazionari si è tenuta mercoledì, offerta dalle scelte politiche europee sui 5 “top jobs” (i posti di comando) delle istituzioni della UE, ieri è stata seguita da una giornata di riposo assoluto da parte dei principali mercati globali, che hanno dovuto digerire la sbornia. Wall Street è stata addirittura chiusa per il tradizionale Independence Day, il giorno della celebrazione della potenza militare americana e della retorica militaresca che giustifica le numerose guerre combattute, ancor oggi, dai marines in giro per il mondo. Oggi ripartirà dalla invidiabile posizione di chi ha appena realizzato un “triplete”, cioè il massimo storico sui 3 indici principali di Wall Street; SP500, Dow Jones Nasdaq100. Tutti e tre, oltretutto, sono a pochissima distanza da livelli psicologici da libri di storia, che costituiscono il primo obiettivo da raggiungere, magari addirittura oggi: 3.000 punti per SP500, 27.000 punti per Dow Jones e 8.000 punti per Nasdaq100.  

L’Europa ha ritenuto di aver osato fin troppo il giorno precedente, quando la scelta dell’elegante duo femminile “Ursula & Christine”  alla guida della macchina politica (Commissione UE) e monetaria (BCE) ha garantito ai mercati una spinta verso il rigore dei bilanci (per merito della tedesca Von der Leyen) e la continuità, se non addirittura una estensione della benevolenza monetaria da parte della  colomba francese Lagarde, che siederà per 8 anni sulla poltrona del principe dei banchieri centrali, l’italiano Mario Draghi, che passerà alla storia per essere il primo banchiere centrale che non ha mai alzato i tassi di interesse.

Allora si è presa una giornata di vacanza virtuale, passando noiosamente tutto il tempo intorno alla parità sull’azionario, mentre il bund tedesco decennale continuava la sua corsa al rialzo, che ha portato il rendimento ad inabissarsi oltre il -0,4%, che equivale al tasso negativo che ricevono (ma di fatto pagano) le banche a lasciare il denaro inutilizzato sul conto presso la BCE.

L’unico angolo del pianeta finanziario dove ieri è continuata la festa è Piazzaffari, con il Ftse-Mib che si è portato al rialzo di un altro punto percentuale circa ed ha brillato sul podio più alto di giornata, ancora una volta grazie all’euforia sul sistema bancario provocata dalla discesa dei rendimenti intorno al 1,6% sul BTP decennale e quella dello spread col bund intorno a quota 200

La corsa al ribasso dei rendimenti obbligazionari, che ha portato l’ammontare globale dei titoli sovrani con rendimenti sotto zero a battere sempre nuovi record ed a superare ormai il livello di 13.000 miliardi di dollari, fa sorgere parecchi dubbi sulla fattibilità della riapertura del Quantitative Easing, da parte della BCE, che molti si aspettano. Il motivo è, semplicemente, la mancanza di titoli tedeschi da acquistare per mantenere la regola chiamata capital key, che impone alla BCE di comprare titoli emessi da tutti gli stati dell’area euro in proporzione alla loro partecipazione al capitale della BCE. Questo significa che, se non verrà cambiata questa regola, l’ammontare mensile di acquisti della BCE dovrà riguardare per oltre il 18% titoli emessi dal Tesoro tedesco (il peso degli acquisti di BTP è invece poco meno del 12%). Ma, siccome la BCE non può comprare titoli a rendimento negativo, è diventato estremamente difficile trovare Bund acquistabili.

Ma l’euforia è tanta che questo dettaglio passa sotto silenzio e non impedisce ai mercati di sperare magari che sarà rimossa la capital key, consentendo alla BCE di comprare i titoli che vuole.

Se così fosse si tratterebbe di manna dal cielo per il nostro BTP, che attirerebbe gli acquisti della BCE e riceverebbe un aiuto sostanziale alla riduzione dello spread. Forse in questo azzardo c’è uno dei motivi che stanno spingendo tutti i gestori a riscoprire il nostro titolo di stato e ad acquistarlo a piene mani, al contrario di un anno fa, quando lo vendevano per paura dei sovranisti. Un’altra ragione è l’interruzione della procedura di infrazione da parte della Commissione UE, che ha dimostrato, forse in modo sorprendente, che Tria è riuscito a legare le mani e cucire la bocca dei due piccoli sovranisti nostrani ed ha convinto una Commissione ben disposta a credere alla solidità dei conti italiani per quest’anno, promettendo anche una virtù futura (tutta da dimostrare in autunno) per il bilancio 2020.

Il terzo motivo è che la benevolenza europea legherà un po’ le mani alle agenzie di rating, che nelle revisioni semestrali del giudizio, che comunicheranno nei prossimi mesi, avranno parecchia difficoltà a bocciare l’Italia sui conti che hanno convinto la Commissione UE.

Il quarto è che i gestori obbligazionari hanno sempre più problemi a trovare titoli non spazzatura che rendano qualcosa e consentano di pagare almeno le commissioni di gestione, per mantenere a galla la quotazione dei fondi che gestiscono. Buttarsi sul BTP, che consente ancora un rendimento  positivo per le durate sopra i due anni, diventa un obbligo.

Notiamo pertanto che magicamente, e per scelte politiche, la presunta cattiveria europea nei nostri confronti è sparita, lo scetticismo dei mercati pure e la protezione della BCE secondo alcuni potrebbe persino aumentare.

Qualcuno si sta accorgendo che in questo modo vengono penalizzate le formiche, che faticano, risparmiano, stanno attente ai conti, mentre vengono premiate le cicale, che si indebitano, spendono più di quel che possono permettersi e sprecano risorse?

Nessuno, poiché la “nuova normalità”, l’era della repressione finanziaria, che le banche centrali hanno  imposto dopo la crisi del 2008, che un anno fa sembrava al crepuscolo, sostituita dal tentativo, quasi soltanto americano, di normalizzazione, ed è stata rapidamente ripristinata dopo lo spavento del quarto trimestre 2018, è tipicamente il regno delle cicale. Il regno della speculazione con i soldi stampati dalle banche centrali.

Perché far quadrare i conti se le banche stampano moneta che elargiscono gratis a chi la usa per finanziare i peggiori debitori? Questo è il ragionamento che i politici stanno facendo e le banche centrali stanno favorendo, dietro la bufala che stampano moneta per alzare l’inflazione ed aiutare la crescita. Infatti, nonostante 11 anni di azzeramento dei rendimenti ed oltre 10.000 miliardi di dollari di nuova moneta stampata, contando solo le tre principali banche centrali del mondo (FED, BCE e BOJ) l’inflazione è ben lontana dall’obiettivo dichiarato.

E, siccome la medicina non ha funzionato, ecco che ci si prepara ad aumentare ancora le dosi.

Così la giostra speculativa del carry trade potrà continuare. Fino a quando i risparmiatori si chiederanno anch’essi chi glielo fa fare di risparmiare per comprare titoli di stato che non rendono nulla oppure beccarsi un rischio pazzesco per avere qualche spicciolo di rendimento.

E se il risparmio finisce, finisce la pacchia della finta crescita e qualcuno si accorgerà che il re è nudo.

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Pierluigi Gerbino - P. Iva 02806030041
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