La settimana passata è stata marchiata dalle performance comunicative delle due principali banche centrali (FED e BCE), che hanno sferzato i mercati finanziari imponendo uno scatto al rialzo di notevole coralità ed ampiezza. I mercati azionari americani hanno così potuto compiere l’impresa di tornare sui livelli record di fine aprile ed annullare completamente la correzione di maggio. Per la precisione, l’indice SP500 ha migliorato il suo massimo storico, portandolo a quota 2.964, mentre Dow Jones è arrivato a pochi punti dal suo record. Solo Nasdaq100 è leggermente attardato, essendosi fermato a poco più di un punto percentuale dai suoi massimi.
La settimana, per l’azionario americano, ha fruttato un rialzo superiore ai 2 punti percentuali rispetto al venerdì precedente, ed incrementi simili ha ottenuto anche l’azionario europeo, con l’eccezione positiva del nostro Ftse-Mib, che è salito addirittura quasi il doppio (+3,77%), annullando un po’ della sotto-performance che da due mesi lo caratterizza rispetto all’Eurostoxx50. In tutto il panorama globale azionario la scorsa settimana non si è quasi visto nessun indice, tra i principali al mondo, a segnare una performance settimanale negativa (solo l’indice indiano). Spicca il forte rimbalzo delle borse cinesi e di Hong Kong, con oltre il 4% di rialzo.
Ma in settimana è salito anche il mercato obbligazionario proprio in conseguenza della riunione FED, che ha quasi annunciato il taglio dei tassi nella prossima riunione del 31 luglio. Su questo mercato l’aumento delle quotazioni provoca il calo dei rendimenti. Perciò si è visto sul Treasury decennale americano lo sfondamento del pavimento del 2% ed il ritorno su rendimenti che non vedevamo più dal lontano novembre 2016. Anche il Bund tedesco non ha scherzato, andando a segnare il record storico assoluto di negatività di rendimento (-0,329%) e battendo il precedente livello del luglio 2016.
Non è finita, perché in settimana anche l’oro, tradizionale bene rifugio, si è risvegliato ed ha scavalcato il bordo superiore dell’ampio trading range compreso tra quota 1.200 e i 1.380 dollari l’oncia, che lo ha costretto in andamento laterale dal 2016. Il forte segnale rialzista ha come primo obiettivo l’area 1.530 e successivamente 1.800 dollari.
Se quanto descritto non basta ancora a confonderci le idee, rileviamo anche che il petrolio WTI ha messo a segno una settimana di rialzo spettacolare da quasi +10%.
Insomma: sale tutto.
Quello a cui stiamo assistendo è una concatenazione di movimenti non consueta e non compatibile con le naturali correlazioni che legano i vari mercati.
L’investimento in questi 4 diversi asset risponde infatti a logiche diverse, persino opposte, che espongo sinteticamente.
L’investitore in azioni punta sulla crescita economica, che comporterà aumento degli utili delle imprese e aumento delle quotazioni future.
L’investitore in Bond a basso rischio, come sono quelli emessi dal tesoro americano e tedesco, fugge dal rischio per avere un rendimento basso ma certo. Questi bond rappresentano il cosiddetto porto sicuro a cui si rivolgono gli investitori quando si aspettato turbolenze economiche.
L’andamento dei bond e quello delle azioni hanno un comportamento spesso inversamente correlato, specie quando si temono svolte nel ciclo economico. Ad esempio, quando si arriva alla fine del ciclo di crescita economica i bond salgono e scendono le azioni. Il contrario capita in caso di fine di un periodo di recessione e di arrivo della ripresa economica.
Il prezzo del petrolio è correlato con il ciclo economico, sostanzialmente come le azioni, dato che maggior produzione di beni e servizi significa maggior consumo di petrolio ed aumento della domanda. Il contrario capita in caso di rallentamento economico o recessione.
Infine l’oro è il tipico bene rifugio, che svolge funzioni analoghe a quelle dei bond sicuri e difende dall’inflazione.
Data la funzione di questi asset, è anomalo un comportamento sincronizzato che vada oltre il breve periodo.
Non voglio affermare che siano tutti impazziti, ma che comportamenti come quelli a cui stiamo assistendo, che dipendono in gran parte dalle distorsioni provocate dagli interventi delle banche centrali, siano tollerabili nel breve termine, ma non per un lungo periodo.
Lasciamo da parte il prezzo del petrolio, che sta salendo per le tensioni tra USA e Iran, ma è in un contesto di medio periodo ancora correttivo, compatibile con uno scenario di arrivo della recessione.
Se guardiamo al comportamento di bond e oro il messaggio che arriva dai mercati è chiaro: recessione in arrivo.
Se guardiamo al comportamento dell’azionario il messaggio è invece: macché recessione, tutto andrà a gonfie vele.
Evidentemente non potranno avere ragione tutti.
Ipotizziamo che sbaglino gli investitori sull’azionario, poiché la recessione arriverà. Perché lo fanno?
Le risposte possibili sono due: forse perché confidano che la politica delle banche centrali sarà così efficace che basterà un piccolo ritocco ai tassi per normalizzare il ciclo economico e riprendere la crescita globale, benché siano già 10 anni che gli USA non conoscono più una recessione.
Oppure, semplicemente, per disperazione. Siccome l’investimento in asset sicuri non dà più alcun rendimento, i gestori dei vari fondi debbono guadagnarsi il loro pane (che si chiama commissioni di gestione) andandolo a cercare su strumenti molto più rischiosi, come sono le azioni (ma anche i bond corporate, che dipendono dai bilanci dell’emittente). In altri termini sono obbligati a sperare che sbaglino i mercati di bond e oro. Sono costretti a sperare che le rassicurazioni degli “esperti” (in questo caso le banche centrali) stavolta riescano a preservarli da quella recessione che negli ultimi due casi analoghi (2000 e 2008) non riuscirono a prevedere e controllare.
Se stavolta ce la faranno, a soffrire saranno i “timorosi” possessori di bond che rinunciano ad ogni rendimento pur di evitare il rischio.
Se invece la storia si ripeterà, saranno ancora una volta i più “coraggiosi” investitori in azioni, che non saranno capaci di scappare in tempo, a prendere la legnata che accompagnerà la recessione.
Quando avverrà non lo so. In giro c’è un sacco di guru che fanno sfoggio di capacità di indovinare i minimi e i massimi dei mercati. Possiamo rivolgerci a loro.
Io mi limito al buon senso.
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