Mentre Wall Street ha proseguito il suo rimbalzo ed aggiunto un altro tassello sulla strada, ormai quasi completamente percorsa, per trasformare il rimbalzo in inversione rialzista, le borse europee hanno segnato il passo, fermandosi perplesse sulle rassicurazioni, ormai trite e ritrite, ancora una volta ripetute da Draghi per nascondere una preoccupante carenza di munizioni reali da utilizzare a sostegno della crescita.
E’ questa la sintesi della giornata di ieri, in cui la riunione della BCE ha calamitato l’interesse dei listini europei e li ha riportati in negativo, dopo che al mattino il mercato aveva messo in scena un rialzo non clamoroso ma significativo, confidando in qualche sorpresa comunicativa di Draghi, che doveva mostrarsi pompiere all’altezza di Powell, nel rassicurare i mercati.
Invece La BCE ed il suo Presidente hanno deluso. Da un lato ha mostrato parecchie incertezze analitiche. Sulla crescita ha manifestato preoccupazione per gli effetti delle politiche protezionistiche e della Brexit, ma intanto ha rivisto al rialzo la stima di crescita per quest’anno del PIL Eurozona (dal +1,1% di marzo al +1,2% comunicato ieri). Sull’inflazione ha abbassato le stime per quest’anno (dal 1,4% al 1,3%) e per il 2020 (dal 1,5% al 1,4%), ma ha ripetuto che la debolezza dell’inflazione sarà transitoria, anche grazie alle misure che la BCE adotterà. E, dato che non ha presentato alcuna nuova misura, limitandosi ad annunciare il rinnovo delle aste di finanziamento agevolato per le banche (TLTRO) con modalità molto simili alle due precedenti versioni, ed ha lasciato trapelare che le uniche idee che sono state presentate nel Direttivo non vanno al di là della nostalgia per il QE, risulta piuttosto azzardato pensare che le stesse misure utilizzate in passato possano raggiungere risultati migliori del sostanziale fallimento prodotto finora. Del resto ha dovuto prendere atto che le aspettative di inflazione di lungo periodo che gli operatori economici stanno manifestando restano ancorate su valori compresi tra 0 e 1,5%.
Se questa non è una dimostrazione che il caro vecchio bazooka, usato a lungo negli anni passati, ha finito le munizioni, qualcuno mi spieghi che cos’è.
Anche i mercati debbono aver avuto la stessa impressione, dal momento che la positività del mattino si è trasformata in negatività man mano che Draghi parlava e solo la buona vena di Wall Street è riuscita ad evitare che la seduta europea si chiudesse in evidente negatività. Le candele giornaliere mostrate da Eurostoxx50, Dax e Ftse-Mib non spingono comunque all’entusiasmo per la seduta odierna.
A meno che Wall Street riesca anche oggi a proseguire il rimbalzo e chiudere con i fuochi artificiali una settimana che ha già recuperato tutta la negatività di quella precedente.
Il comportamento dell’indice SP500 è stato fin qui encomiabile. Ieri ha messo a segno la terza seduta di rimbalzo consecutiva (chiusura con +0,61% a 2.843 punti), ed ha chiuso alla perfezione anche il terzo ed ultimo gap ribassista che risultava ancora aperto dal mese di maggio. Ha recuperato ormai metà della caduta di maggio e lasciato alle spalle la media a 20 sedute, testando anche quella 50 giorni. Dato che a fine seduta è riuscito a rimanere una manciata di punti al di sopra della medesima, non possiamo ancora parlare di un superamento evidente, ma l’inerzia acquisita potrebbe oggi completare l’opera e magari portare l’indice a tentare l’attacco alle due ultime resistenze che lo separano dai massimi storici. La prima è a 2.869 punti, dove peraltro arriverebbe a recuperare il 62,8% di tutta la correzione di maggio. L’ultima resistenza è invece a 2.892 ed è il massimo raggiunto il 16 maggio dal rimbalzo che ha seguito il primo impulso ribassista del mese scorso.
E’ molto probabile che i ribassisti stiano aspettando su questi due livelli la possibilità di shortare nuovamente l’indice. Inoltre i compratori di monnezza, quelli che all’inizio di giugno hanno comprato l’ipervenduto degli oscillatori, ed oggi constatano già 3-4 punti percentuali di guadagno in tre sedute, sentono sempre più forte il richiamo del “vendi guadagna e pentiti”.
Pertanto è bene attendere la conclusione di queste imminenti battaglie prima di dichiarare il vincitore, senza dare nulla per scontato.
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