Il rimbalzo partito a Wall Street nell’ultima ora della seduta di lunedì scorso, dopo il forte recupero di martedì, ha mostrato anche ieri discreta convinzione, con l’indice SP500 che ha messo a segno già alcuni dei colpi vincenti che permetterebbero ai compratori di raddrizzare la partita che per tutto il mese di maggio li ha visti soccombere.
Se i mercati si sono convinti in maggio che l’anno in corso porterà un deciso rallentamento della crescita globale ed anche di quella americana, le parole dei giorni scorsi pronunciate da Powell hanno riportato un po’ di serenità, poiché l’assicurazione che la FED avrà un comportamento efficace nel proteggere l’economia USA, eventualmente anche abbassando rapidamente i tassi di interesse, è bastata a rasserenare gli animi preoccupati degli investitori ed ha fatto uscire allo scoperto i compratori, che in maggio sembravano scomparsi dalla circolazione.
Ieri SP500 ha così aggiunto altri 23 punti (+0,82% a quota 2.826) al forte balzo del 2% del giorno precedente. Il rimbalzo è perciò riuscito a riportare l’indice ampiamente sopra quota 2.800 e sopra la neck-line del testa e spalle ribassista creato in maggio, annullandone così la validità. L’indice si è fermato proprio in coincidenza del passaggio della trendline ribassista che unisce i massimi discendenti del 1 e del 16 maggio. Siccome proprio lì passa anche la media mobile a 20 sedute, il punto di arresto dell’indice pare tutt’altro che casuale. Si tratta di resistenze che ieri il mercato non è ancora riuscito a superare, rinviando il compito alla giornata odierna. Se ci riuscirà, toglierà di mezzo altri due ostacoli e potrà dirigersi verso 2.841, dove è ancora aperto il gap ribassista creato il 23 maggio e dove passa la media a 50 sedute.
Le borse europee non sono riuscite a trarre vantaggio dalla baldanza americana, gravate dalla nuova patata bollente della procedura di infrazione a carico dell’Italia per eccesso di debito, che ieri la Commissione UE ha raccomandato ai 27 ministri delle finanze (l’Italia non vota perché parte in causa) che nella riunione dell’Ecofin del 9 luglio potranno decidere di adottare.
La decisione era ampiamente prevista. Tuttavia un certo effetto emotivo lo ha provocato, con una fiammata dello spread oltre i 280 punti, poi rientrato a 270 a fine seduta. Ma soprattutto ha fiaccato il rimbalzo che in mattinata i mercati europei mostravano, sulla scia dell’entusiasmo americano del giorno precedente. A fine seduta Eurostoxx50 e Dax hanno mantenuto un flebile segno positivo, mentre il Ftse-Mib ha chiuso in ribasso (-0,36%), gravato soprattutto dai cali del settore bancario e di quello energetico. Niente di grave, però, poiché i mercati hanno apprezzato che la Commissione ha ribadito che c’è ancora tempo per trattare al fine di evitare la sanzione e, a tal fine, ha fatto capire che basterebbe una manovra correttiva immediata neanche troppo elevata (3-4 miliardi) e un impegno credibile a correggere la traiettoria al rialzo del debito/PIL nella manovra autunnale che andrà a preparare la legge di bilancio per il 2020. Certo, su questo secondo impegno si gioca la credibilità del governo, dato che già si debbono trovare 30 miliardi per evitare l’aumento automatico dell’IVA per le clausole di salvaguardia e tappare i buchi creati quest’anno. Non sarà affatto semplice convincere Salvini che la finta Flat Tax, che vuole introdurre e che pare costi oltre 10 miliardi, non si potrà fare in deficit.
La via della trattativa pertanto è molto stretta, anche perché l’impressione è che l’Italia sia sempre più isolata nell’ambito della Commissione UE e dell’Ecofin, e che i personaggi più comprensivi e disposti alla flessibilità nei nostri confronti (Juncker, Moscovici, Merkel) siano proprio quelli presi più di mira dall’ostilità di Salvini, mentre i più intransigenti verso le inadempienze italiane siano proprio i sovranisti tanto cari al nostro Ministro degli Interni e Presidente del Consiglio ombra.
Comunque, per ora, le bordate di ostilità verso la UE non sono partite. Di Maio, come fa spesso, ha dato tutta la colpa a Renzi ed al PD, ma non alla Commissione UE, mentre Salvini ha fatto il gioco delle tre carte, dicendo anche che lui vuole abbassare il debito, ma che per farlo bisogna alzare il deficit con la Flat Tax. Roba da Premio Nobel per l’economia. Però per un giorno non ha insultato nessuno, ed è già molto. Il basso profilo post ultimatum di Conte sembra tenere…
La seduta odierna risulterà gravata, almeno all’inizio, dai cali che si vedono in Asia, non drammatici, ma diffusi e, relativamente al nostro mercato, dal probabile gap ribassista che accuserà Fiat Chrysler, che a borse chiuse ha comunicato di essersi stufata di aspettare la decisione di Renault ed ha ritirato la proposta di fusione.
Poi l’attenzione sarà rivolta a Draghi ed alla BCE, che tengono la loro consueta riunione mensile. Non sono previsti provvedimenti sui tassi, ma tutto l’interesse è rivolto alla conferenza stampa dove Draghi dovrebbe fornire qualche dettaglio sul nuovo TLTRO, la misura di finanziamento straordinario alle banche che dovrebbe sostenere l’inflazione dopo la fine del QE. Un’inflazione che nell’Eurozona sta nuovamente scendendo con rapidità (dal 1,7% annuale di aprile al 1,2% di maggio), come hanno mostrato le stime di martedì scorso, allontanandosi dall’obiettivo BCE del 2%, mai raggiunto.
Il che dimostra che tutte le politiche di repressione finanziaria e di schiacciamento dei rendimenti sotto zero, attuate negli ultimi 5 anni dalla BCE proprio per portare l’inflazione al 2%, saranno servite ad altro (manipolare i mercati, aiutare i governi con le mani bucate, creare bolle speculative sui bond), ma non a raggiungere gli obiettivi ufficialmente dichiarati. E lascia supporre che anche Draghi si unirà a Powell nel promettere misure accomodanti per rassicurare i mercati, sperando che continuino a credere a politiche che non hanno funzionato per l’economia reale ma invece hanno alimentato piuttosto bene la speculazione rialzista dei mercati.
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