La valutazione del voto europeo si è presentata per i mercati europei piuttosto ostica.
Da un lato è vero che la maggioranza europeista nel Parlamento di Bruxelles è stata ampiamente confermata dall’affermazione del gruppo liberal-democratico ALDE, che ha compensato la perdita di consensi dei due partiti che fino ad ora guidavano il Parlamento (quello Social-Democratico e il Partito Popolare). La formazione di un’alleanza a tre teste, anziché a due, che raccolga anche il gruppo ALDE è perciò scontata, essendo l’unica soluzione possibile. Un altro dato, teoricamente favorevole alla stabilità politica che piace ai mercati, è che il sovranismo ha sfondato solo in Italia, mentre a livello continentale non è avanzato più di tanto, mentre è cresciuto molto il movimento ecologista dei Verdi, che ha comunque una visione europeista.
Direi pertanto che, complessivamente, l’europeismo non è affatto diminuito, ma si è frammentato maggiormente, mentre il sovranismo non è cresciuto più di tanto ed è maggioritario solo in una manciata di paesi.
Accanto a queste note che i mercati vedono come la parte piena del bicchiere, ce ne sono altre che assumono l’aspetto dell’insidia, o almeno promettono un percorso non facile per il futuro cammino unitario dell’UE.
Partendo dai sassi meno ingombranti che disseminano la via europea, direi che il primo inciampo è rappresentato dall’indebolimento dell’asse franco-tedesco, che finora ha saldamente dominato gli assetti europei. Macron, alle prese da molti mesi con le proteste dei gilet gialli, ha perso meno consenso di quanto gli esperti prevedevano, ma si trova nella necessità di recuperare protagonismo europeo ed ottenere politiche meno austere per poter aumentare la spesa. Pertanto si sta mettendo di traverso nella definizione delle 4 cariche europee principali che dovranno essere nominate entro l’autunno: le Presidenze di Commissione UE, Banca Centrale Europea, Consiglio Europeo e l’Alto Rappresentante per la Politica Estera. Faccio notare che due di questi posti oggi sono occupati da italiani (Draghi e Mogherini) e, comunque vada, in queste 4 poltrone per i prossimi 5 anni non siederà nessun nostro connazionale. Una soluzione di compromesso verrà trovata, ma la partita non sarà dominata dalla Merkel e potrà evolversi con esiti a sorpresa.
Il secondo inciampo è l’affermazione dei sovranisti, che non sono in grado di impensierire dall’interno il Parlamento Europeo, ma che in alcuni paesi, tra cui il nostro, hanno aumentato il loro peso politico e di governo. Certamente le riunioni del Consiglio europeo, quello composto dai capi di governo dei 28 paesi, che spesso decide all’unanimità, richiederanno molto più tempo per mettere tutti d’accordo ed il numero dei paesi “ribelli” al dominio franco-tedesco aumenterà. Possiamo ipotizzare che la UE, già ora accusata di decidere poco, forse sarà in futuro ancor meno decisionista che in passato.
Terzo inciampo in ordine crescente di importanza è l’affermazione in Gran Bretagna, come partito di gran lunga principale, del neonato Brexit Party di Farage, che propone la Brexit immediata e senza accordo. Siccome i partiti tradizionali sono stati duramente colpiti o addirittura quasi annientati, e probabilmente al governo britannico, in sostituzione di Theresa May, andrà a sedersi Boris Jonhson, la controfigura spettinata di Trump, che è anch’egli un “hard brexiter”, la porta verso l’uscita disordinata della Gran Bretagna dalla Ue si avvicina sempre di più.
Ma la minaccia principale alla stabilità europea è apertamente rappresentata dal nostro paese e dall’ostinazione di Salvini, anche ieri ribadita a più riprese, a voler cambiare l’Europa anziché cambiare l’Italia. Ieri un balbettante Di Maio ha fornito la plastica rappresentazione della disfatta pentastellata. M5S è ormai alle corde come un pugile suonato, incapace di opporsi allo strapotere salviniano, che ora detterà la linea al governo e cercherà nei prossimi mesi di completare l’opera, già in gran parte riuscita, di vampirizzare completamente Forza Italia e il Movimento ex grillino. Ci dicono i flussi elettorali che circa metà dell’incremento dei voti ottenuto dalla Lega sia arrivato da Forza Italia ed ancor più dal M5S.
Ma Salvini, in pieno delirio di onnipotenza, che lo porta a baciare a ripetizione il crocefisso, sembra intenzionato al braccio di ferro anche con l’Europa, per applicare la sua strana teoria economica che il debito pubblico si abbassa tagliando le tasse, in particolare ai ricchi. Allora avanti con la Flat Tax parziale, che non si capisce ancora bene come sarà e quanto costerà, ed avanti con l’aumento della spesa e lo sfondamento di tutti i parametri, finché non sarà dimezzata la disoccupazione (sono parole sue).
Ieri i mercati europei, in mancanza di Wall Street, sono partiti con ottimismo, scontando la parte piena del bicchiere elettorale. Il nostro Ftse-Mib è stato anche galvanizzato dall’exploit iniziale di Fiat dopo l’annuncio della proposta di fusione con Renault. Il titolo ha aperto in gap con un rialzo di quasi il 20%, trascinando l’indice ben oltre il punto percentuale di rialzo. Poi la giornata ha permesso agli investitori, man mano che fluivano i risultati elettorali definitivi e si sgonfiava un po’ Fiat (+8% alla fine), di guardare anche alla parte vuota del bicchiere. Anche perché nel frattempo sono arrivati rumor che la Commissione UE, nella famosa lettera che arriverà in questi giorni, non faccia solo i complimenti a Salvini per la brillante vittoria elettorale, ma voglia comunicarci l’apertura della procedura di infrazione per debito eccessivo per il nostro paese.
Salvini, che subisce gli effetti del fuso orario e non riesce ad uscire dalla “modalità campagna elettorale”, davanti ad un gongolante Bruno Vespa, sempre pronto a servire il padrone di turno, ha risposto che della Commissione UE se ne frega e che ridiscuterà tutte le regole europee.
Perciò i mercati nel pomeriggio hanno dato una botta di oltre 10 punti di rialzo allo spread, riportandolo sopra quota 280, ricominciato a vendere il settore bancario italiano e bruciato tutto il rialzo iniziale del Ftse-Mib, portando in negativo il nostro indice (-0,06%), unico in Europa.
Potrebbe essere il trailer del film che verrà trasmesso nei prossimi mesi?
Niente paura. Oggi torneranno Wall Street ed i tweet di Trump a dettare la linea e rimettere a posto le cose. O no?
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