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Avanti tutta, Shutdown permettendo
22/01/2018 08:32

I mercati ci hanno mostrato anche la scorsa settimana una faccia più o meno simile a quella che pare essere diventata quella normale in questo inizio di 2018.

L’azionario, manco a dirlo, ha ritoccato ancora i massimi storici in USA, per la terza settimana consecutiva e, questa volta, è riuscito a svegliare anche le borse europee (forse, perché in Europa è sempre meglio aspettare conferme). Comunque è un dato che la chiusura di venerdì ci ha consegnato l’indice Eurostoxx50 ben al di sopra della area di resistenza, compresa tra 3.620 e 3.640, l’indice tedesco Dax oltre i 3.425 punti, precedente record dell’anno e il nostro Ftse-Mib su livelli quest’anno mai raggiunti e sempre più vicino a quella quota psicologica dei 24.000 punti che fa sia da ostacolo che da calamita.

A favorire la ripresa europea è stato, oltre al traino americano, anche lo stop momentaneo alla salita dell’Euro, che è retrocesso sotto 1,23 dopo aver tentato in settimana il superamento, e le prospettive favorevoli nella lunga trattativa tedesca per costruire la Grosse Koalition tra CDU, CSU e SPD. Proprio ieri i lunghi approcci tra Merkel e Schulz sono stati approvati dal Congresso dei socialdemocratici. Un esito che appariva non pienamente scontato e che oggi potrebbe dare nuova capacità di attrazione ai listini europei, dato che anche Macron è apparso molto attivo nel disegnare scenari di Grandeur anche per l’Eurozona, proprio grazie all’asse Franco-tedesco, destinato ad  affermare sempre più la sua egemonia nei confronti degli altri 25 paesi membri della UE.

Non si può però tacere la notizia del week-end, che i mercati venerdì hanno ignorato, non so se escludendola dal novero delle possibilità e perché ritengano che non abbia alcuna influenza negativa sul futuro dell’economia americana. Proprio allo scadere del primo compleanno di Trump alla Casa Bianca, il Congresso gli ha messo sulla torta la candelina spenta dello Shutdown, cioè il blocco immediato delle spese federali non essenziali e la progressiva paralisi degli uffici pubblici a causa del mancato accordo per rinnovare ancora una volta la proroga delle discussioni sulla legge di Bilancio per il 2018, e consentire provvisoriamente il pagamento delle spese federali anche senza la legge di bilancio approvata, mediante con una sorta di “esercizio provvisorio”.

Il Senato non ha trovato la maggioranza di 60 membri, che avrebbe richiesto il voto di una decina di senatori democratici, per approvare ancora una proroga delle discussioni, che fu invece concessa due volte a partire dall’ottobre scorso.

E’ segno che il clima di rispetto reciproco si sta deteriorando ulteriormente, dopo lo sgarbo fatto da Trump, che ha abolito il progetto di tutela dei “dreamers”, cioè dei figli minori di immigrati irregolari, entrati in USA alla ricerca del sogno di una vita nuova. Obama aveva varato una legge di tutela, che  Trump qualche giorno fa ha abolito a partire dal prossimo mese di marzo, ed ha chiesto, per ripristinare questo provvedimento, che i democratici approvassero in cambio i finanziamenti al muro che vuole costruire al confine col Messico. Un vero e proprio ricatto, che i democratici gli hanno rigettato  non approvando la proroga del bilancio provvisorio.

Non è la prima volta che lo shutdown scatta. Ricordiamo che nel 2013 capitò anche ad Obama, e prima ad altri presidenti. Ma è la prima volta che capita ad un Presidente che controlla tutti e due i rami del Parlamento USA, e la dice lunga sul clima sempre più ostile che sta dividendo l’America. Un clima che si riverbera anche nelle lunghe e molto partecipate proteste dei movimenti femminili contro le molestie sessuali e contro le politiche di Trump, che si sono viste nel week-end in ben 200 città americane.

L’esperienza dei precedenti shutdown, che non andarono oltre le 3 settimane, non fu particolarmente pesante per l’economia americana, che digerì abbastanza in fretta il blocco delle attività federali.

Evidentemente i mercati confidano che si ripeta anche stavolta il medesimo copione.

Però questa volta il clima politico è molto più deteriorato che in passato e su questa battaglia potrebbero scaricarsi le tensioni e i desideri di vendetta e di rivincita che crescono tra trumpiani e democratici.

E non sarà facile trovare una quadra al tetto del debito, che è stato raggiunto da mesi e che dovrà essere alzato per legge entro il mese di marzo. Con una riforma fiscale molto onerosa, che farà mancare molto gettito, sarà difficile evitare un aumento molto drastico, che parte degli stessi repubblicani vede con grande ostilità.

Ma questi appaiono problemi del futuro. Intanto i mercati pensano che anche per gli indici di borsa valgano le regole del Vaticano: morto un record, se ne fa un altro.

La fiducia che infonde la Goldilocks Economy, sembra in grado di rimuovere ogni pensiero dubbioso. Almeno, per ora, e fino a quando questo stato di ubriachezza collettivo non passerà.

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