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Wall Street prende fiato. E' una notizia
19/01/2018 08:32

Ieri l’indice SP500 ha passato in negativo gran parte della seduta e soprattutto non ha battuto il record precedente, rimanendo così per due sedute consecutive sotto i massimi assoluti di 2.807,5, segnati martedì scorso. Per un indice che nelle ultime 100 sedute in ben 45 ha battuto il precedente massimo storico, questa è una notizia. Aggiungiamo poi che per ora il segnale di inversione ribassista di martedì non è stato ancora negato, anche se potrebbe esserlo oggi, dato che l’indice dista veramente pochi punti dal massimo storico e basterebbe probabilmente una notizia positiva per archiviare con un’alzata di spalle anche questo tentativo di correzione.

La seduta di ieri in USA è stata abbastanza contrastata da un accavallarsi di notizie di vario tenore. Molto positiva, per Trump e per quelli che credono alla favola che i tagli fiscali porteranno un aumento del gettito, è la comunicazione, per la verità avvenuta già mercoledì, che Apple ha deciso di passare dalla parte dei buoni e rimpatriare circa 250 miliardi di utili che tiene parcheggiati fuori dagli States, nei paradisi fiscali. Significa che pagherà 38 miliardi di dollari in base allo scudo fiscale varato da Trump, che prevede una imposta una tantum del 8,5% se si tratta di liquidità o del 15,5% se si tratta di titoli. Investirà poi 30 miliardi di queste risorse in nuove iniziative produttive che creeranno 20.000 posti di lavoro negli USA e darà un bonus nelle buste paga degli attuali dipendenti. Musica per le orecchie di Trump, ma che ha lasciato abbastanza indifferente gli indici.

Come non ha inciso nemmeno l’emergere di significative perdite fiscali, grazie alla riforma Trump, da parte delle grandi banche USA, imputate all’ultima trimestrale del 2017, che stanno presentando in questi giorni. Il motivo è che per salvarle dalla grande crisi del 2008 lo Stato concesse cospicui crediti d’imposta per molti anni futuri, valorizzati in bilancio con le aliquote al 35%. Ora che Trump le ha abbassate al 21%, il valore di questi crediti futuri si riduce e occorre imputare lo storno. Molte lo stanno facendo sulla trimestrale del 4° trimestre, presentando cospicui cali di utile per questi oneri straordinari e una tantum.

E’ proprio nel carattere di una tantum, che vale sia per le perdite delle banche che per il gettito di bilancio generato da Apple, che risiede la motivazione dell’indifferenza del mercato per queste notizie.

La terza notizia è che oggi scade il termine per trovare un accordo al Congresso che consenta un rinvio almeno di qualche giorno del blocco dei pagamenti della Pubblica amministrazione USA, dato che il tetto al debito pubblico non è stato ancora alzato e si procede di proroga in proroga. Ebbene, siccome servono 9 voti di democratici per raggiungere il quorum necessario, il fatto che questi si stiano impuntando per volere, in cambio dei voti, il ripristino di alcuni provvedimenti favorevoli all’immigrazione  che Trump ha abolito nei giorni scorsi, mette un po’ d’ansia (ma solo un po’) ai mercati e spiega la battuta d’arresto accusata ieri da tutti i principali indici azionari, che hanno chiuso con lievi perdite. Basta che oggi si trovi in extremis l’accordo e l’ottimismo tornerà. Certo, se arriverà invece lo “shutdown” dei pagamenti federali, le prese di beneficio potrebbero continuare.

Lo stallo americano ha impedito agli indici europei di risolvere in senso favorevole la battaglia contro le resistenze, che vede ancora impegnati sia Eurostoxx50 che il Dax. Anche perché l’EUR/USD non ne vuole proprio sapere di stornare e, dopo il momentaneo ritorno sotto 1,22, ieri ha ripreso vigore e si è riportato ben al di sopra di quella soglia. La forza dell’Euro, come constatiamo da settimane, è un freno alle velleità dell’azionario europeo. Ne risente anche il nostro Ftse-Mib, anche se meno degli altri indici europei, dato che è molto vicino ai massimi dell’anno, ed oggi potrebbe tentare di ritoccarli, avvicinandosi ulteriormente al muro che occupa lo spazio compreso tra i 24.000 e i 24.150 punti. La distanza attuale è inferiore ai 2 punti percentuali.

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