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Merkel non trionfa. Eurozona controvento
25/09/2017 08:32

I sondaggi davano la vittoria della Merkel così scontata, e la formazione in Germania di un governo europeista così sicura che i mercati ed i commenti hanno snobbato la scorsa settimana l’evento elettorale, proiettando l’attenzione verso una facile riforma dell’eurozona a trazione franco-tedesca, con la creazione di un super-ministro economico europeo, una maggior condivisione dell’impatto immigrazione, e le due velocità di marcia per chi vuole rafforzare la cooperazione.

L’euro nelle scorse settimane ha così mostrato i muscoli, anche grazie alla flaccidità di quelli del dollaro USA, alle prese con gli show di dubbio gusto di Trump e la paralisi amministrativa americana.

Ma ieri si è visto che la distrazione non porta mai soddisfazioni.

Le elezioni tedesche hanno creato quella sorpresa che non ti aspetti. La sorpresa non è stata il distacco che la CDU-CSU, il partito della Merkel ha inflitto al partito socialdemocratico (SPD), l’avversario Merkel è maturata. Non mediante un avanzamento dei consensi, ma solo perché a fronte di un calo di oltre l’8% dei voti per la CDU, i socialdemocratici hanno perso il 5%, fallendo, come i sondaggi prevedevano ampiamente, quel sorpasso che in primavera, immediatamente dopo la nomina di Schulz sembrava possibile. Che nel voto abbia vinto la protesta è testimoniato dal fatto che tutti i voti ed i seggi persi dai partiti al governo sono finiti alle opposizioni, soprattutto a quella più ultranazionalista e xenofoba AFD, che ospita al suo interno anche tendenze neo-naziste.

Il risultato ha provocato l’immediato rifiuto da parte dei socialdemocratici a partecipare ad una nuova Grande Coalizione con la Merkel e rende la tranquilla ed europeista Germania un po’ meno tranquilla e un po’ meno europeista, dato che la Merkel dovrà sudare per mettere insieme una maggioranza.

L’ipotesi più accreditata è quella di un’alleanza eterogenea tra Merkel, i liberali della FDP, un partito più a destra e più rigido della CDU sui temi europei e sulla difesa degli interessi tedeschi, e forse i Verdi, che però su molti temi nazionali dissentono piuttosto duramente dai liberali ed anche dalla CDU. Si preannunciano mesi di difficile trattativa e forse un programma che sarà necessariamente meno europeista di quanto si sarebbe ottenuto da un rinnovo della Grande Coalizione.

I mercati si trovano perciò ad affrontare la settimana che si apre oggi con questa relativa sorpresa, che in teoria non dovrebbe giovare alle borse europee ed all’euro. L’eurozona dovrebbe tornare a viaggiare controvento e la credibilità della Merkel come leader indiscusso europeo sembra un po’ meno solida. La settimana potrebbe pertanto presentarsi come potenzialmente correttiva, anche perché i venti in Corea non sembrano affatto soffiare nella direzione favorevole ad una soluzione del conflitto.

Anzi, le male parole che si sono scambiati Trump e Kim Jong Un dandosi reciprocamente del pazzo, non fanno che avvicinare una resa dei conti che sembra andare sempre più verso una prova di forza nucleare, dato che il ministro degli esteri nord-coreano ha definito come ormai “inevitabile” l’atterraggio di qualche missile sul suolo americano. Trump ha risposto che se i missili partiranno la Corea del Nord verrà totalmente distrutta e, per far vedere i suoi muscoli ha mandato dei bombardieri a fare il solletico allo spazio aereo nord-coreano.

Insomma. Dopo 4 chiusure settimana li positive per i mercati europei, che hanno completato un modello di inversione rialzista di breve periodo, sembrano esserci parecchi ingredienti sufficienti a far scattare prese di beneficio, sull’azionario e sull’euro, almeno nei primi giorni della settimana.

Del resto ogni rimbalzo deve prima o poi essere verificato dai venti contrari, per trasformarlo in vero e proprio nuovo trend rialzista.

Anche la situazione in USA rivela un po’ di stanchezza da parte dei compratori, dopo i massimi storici realizzati in questo mese da SP500 e Dow Jones. Una stanchezza che però fino ad ora non ha mostrato alcuna paura. Venerdì scorso si è visto un Vix, l’indice che rappresenta la paura di ribasso implicita nei prezzi delle opzioni su SP500, scendere ancora fino a 9,50, e portare il calo a 10 sedute consecutive. I valori di questo indicatore sono talmente compressi che danno l’impressione di un mercato largamente posizionato al rialzo e con aspettative ancora marcatamente rialziste. Una fotografia che riflette grande ottimismo, ma che rivela anche una notevole vulnerabilità al cambiamento del vento ed alle sorprese negative.

 

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