Al termine di una settimana passata tutta o quasi al rialzo, ieri la cautela ha prevalso, dato che gli indici europei hanno passato la giornata quasi tutti in modesto calo. Un lieve miglioramento finale ha però permesso al nostro Ftse-Mib di realizzare la quarta chiusura positiva della settimana. Simile il comportamento di quelli americani, con il solo Dow Jones in grado di portare a termine il compitino di giornata, cioè superare il precedente massimo storico. Lo ha fatto, portando il nuovo record a 22.216. Invece né SP500 è riuscito ad attaccare quota 2.500, né il Nasdaq100 ha avvicinato il suo vecchio record di 6.009.
Le borse arrivano perciò oggi un po’ affaticate all’appuntamento con le 4 streghe.
Oggi è infatti il giorno in cui in tutte le borse dei derivati al mondo vengono liquidati e spirano i contratti future e le opzioni su indici e titoli con scadenza settembre. Succede 4 volte ogni anno, il terzo venerdì di marzo, giugno, settembre e dicembre.
Le borse si presentano pertanto abbastanza caute a Fa , così come quelli americani, che neanche ieri sono riusciti a superare
E’ solitamente un giorno campale, sia perché la sistemazione delle posizioni provoca un’impennata nei volumi di contrattazione e a volte saliscendi inconsueti nel corso della giornata, sia perché oggi si comincia a lavorare per la prossima scadenza di dicembre. Mani forti e piccoli speculatori che operano in derivati imposteranno le loro strategie di medio periodo, facendo punto a capo di quel che è successo quest’anno fino ad oggi.
Sarà interessante verificare se l’ultimo trimestre verrà impostato in ottica di presa di beneficio, dopo il lungo rialzo che quest’anno ha beneficiato, chi più chi meno, un po’ tutti i mercati azionari del mondo, sull’onda delle promesse di Trump, che per ora non si sono realizzate quasi per nulla, ma che vengono alimentate da continui rilanci propagandistici, come ad esempio negli ultimi giorni, in cui si è voluto insistentemente annunciare l’imminenza della riforma fiscale, forse il provvedimento più favorevole ai mercati tra i tanti e controversi propositi elettorali che hanno fatto diventare Trump Presidente degli States.
E’ la tecnica del giocatore di poker, che alza continuamente la posta senza mai rivelare le carte che ha in mano, tendente a far credere all’avversario che le carte siano buone ed indurlo al ritiro. Finora i mercati hanno creduto alle carte di Trump, sia pure con qualche titubanza espressa soprattutto in agosto, con un paio di scivolate, subito riassorbite. Si sa che nel poker i rilanci possono essere arrestati quando gli avversari smettono di rincorrere il giocatore che rilancia e pretendono di “vedere” le carte.
Potrebbe essere questo il caso, dato che nei prossimi due mesi verranno al pettine e non potranno più essere “rilanciati” alcuni nodi non semplici da sciogliere. I primi sono il tetto del debito da alzare con un difficile accordo in Congresso, ed il budget per il 2018, che dovrà fare i conti proprio con le contropartite in termini di risanamento dei conti che il Congresso potrà pretendere da Trump proprio per concedere il rialzo del limite di indebitamento che non si potrà valicare in futuro.
L’altro sarà la riforma fiscale che, se dopo tutti i reiterati annunci dovesse essere affossata come la riforma dell’Obamacare oppure per passare dovesse essere troppo annacquata, equivarrebbe a calare sul tavolo da poker una coppia di 8. Ma non dimentichiamo la FED, che si è impegnata a rialzare ancora i tassi entro fine anno e si trova piena di dubbi, con una crescita che non sembra così robusta come sperava e soprattutto con un’inflazione che, nonostante la debolezza del dollaro, non riesce a raggiungere l’obiettivo del 2% indicato dalla FED come ottimale per procedere verso la normalità monetaria. Ieri è arrivato un dato abbastanza robusto, che testimonia una certa ripresa dei prezzi, forze condizionato dagli effetti degli uragani. Ma è stato abbastanza snobbato dal mercato, a testimonianza che l’inflazione troppo bassa sembra ancora un problema che potrebbe condizionare la FED.
Ultimo, ma non per importanza, il nodo coreano. Dopo qualche giorno di riflessione ed insolito silenzio, che forse aveva illuso qualcuno che dittatore matto avesse intenzione di arrendersi alla volontà dei grandi della terra, la tensione politica si sta nuovamente alzando, dopo la definitiva approvazione delle sanzioni ONU. Kim ha minacciato direttamente il Giappone e sta ricominciando a muovere missili intercontinentali, forse in preparazione di un nuovo lancio.
Nonostante queste situazioni di incertezza, tuttavia, il bluff del pokerista potrebbe continuare ancora per un trimestre, ed i mercati potrebbero accompagnarlo favorevolmente, approfittando della stagionalità favorevole, che vuole i mercati azionari quasi sempre impostati al rialzo nell’ultima parte dell’anno, spesso con movimenti anche abbastanza impulsivi, tanto da aver inculcato nell’immaginario collettivo degli operatori la ricorrente attesa, ogni anno, del mitico “Rally di Natale”.
E’ vero che la stagionalità vuole che la partenza del rialzo sia a novembre, mentre tradizionalmente i mesi da agosto ad ottobre sono tendenzialmente sofferenti. Per cui, dato che, tutto sommato, agosto e la prima metà di settembre sono stati superati con eleganza dagli indici, potrebbe essere ottobre a soffrire un po’ di correzione.
Stiamo a vedere. Innanzitutto l’andamento odierno e di lunedì, i primi giorni del nuovo trimestre tecnico borsistico, potrebbero darci qualche indicazione, specialmente se saranno tendenziali.
Altrimenti dovremo aspettare che i mercati si prendano il tempo necessario per risolvere il dilemma del pokerista.
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