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E' tornato il Trump Trade?
14/06/2017 08:35

Da quel che si è osservato ieri, sembra che molta, se non tutta, l’agitazione che ha colpito le borse ad inizio settimana stia rientrando.

Ieri si è visto il classico rimbalzo. Non molto significativo, a dire il vero, sull’indice Nasdaq100, che ha recuperato pienamente la seconda botta ribassista di lunedì, ma ha ancora un bel po’ di salita da effettuare per tornare al punto da cui è partita la crisi di nervi venerdì scorso.

Invece la “old economy”, se con questo termine onnicomprensivo vogliamo comprendere gli indici più globalisti, come SP500, il Dow Jones e, in Europa, Eurostoxx50 e Dax, osserviamo che ha effettuato un recupero molto più significativo. SP500 è tornato, e vi ha chiuso la seduta, addirittura a 2.440, livello di chiusura più alto di sempre. Il Dow Jones ha messo a segno il suo record storico, a quota 21.328, facendo il bis del giorno precedente e mostrato che a lui il panico del Nasdaq ha fatto bene.

Anche in Europa si è visto un discreto rimbalzo, che non è bastato a recuperare la scivolata di lunedì, ma ha comunque posizionato gli indici del vecchio continente nella direzione giusta per proseguire il recupero fin da oggi.

Ma il dato che emerge dalla tempesta nel classico bicchiere d’acqua degli ultimi giorni è il ribaltamento della forza relativa tra old economy e new economy. Dopo l’infatuazione iniziale per Donald Trump, che negli ultimi mesi del 2016 aveva trascinato molto più i settori tradizionali che la tecnologia, vista come il nemico del magnate dai capelli arancio, tutta la prima parte del 2017 aveva visto la riscossa della new economy con i titoli principali del Nasdaq collezionare performance a doppia cifra, alcuni anche oltre il +30% da inizio anno, sull’onda di vari studi che evocano un futuro prossimo dominato dai robot. Invece le vicissitudini del petrolio, incapace di rialzare la testa in modo significativo nonostante il taglio alla produzione del cartello OPEC-Russia, e anche le alterne vicende di Trump, che pare sempre più in difficoltà e sulla difensiva, attaccato da tutte le parti e contradditorio sia nelle decisioni che nelle indecisioni, avevano ridimensionato le prospettive per i settori tradizionali. L’interruzione del “Trump Trade” ha ribaltato nella prima parte del 2017 il rapporto di forza relativa tra new ed old economy, a favore della prima.

In questi giorni si vede però un ritorno di investitori sull’energy e sui settori tradizionali, mentre sono scattate forti prese di beneficio sulla tecnologia.

Ora, quel che dobbiamo verificare attentamente è se assistiamo ad un ritorno di fiamma del “Trump trade”, grazie anche alla testimonianza di Sessions, che ieri ha aiutato il Presidente, negando davanti alla Commissione di indagine sul Russia-gate di aver mai avuto rapporti con funzionari russi. Cioè se il mercato abbia ritrovato fiducia in Trump e nella crescita americana per vie tradizionali, oppure se si tratti solo di una breve correzione degli eccessi di euforia sul tecnologico, destinato a ridiventare presto padrone della scena.

La durata e persistenza di questa rotazione settoriale ci darà la risposta. Non ci vorrà molto, anche perché questa settimana, per la precisione venerdì, finirà il mese borsistico di giugno, con la classica giornata delle 4 streghe. Le mani forti cominceranno a lavorare sulle strategie per l’estate e l’autunno.

Ci diranno presto da che parte tirerà il vento nei prossimi mesi.

Ovviamente non sottovalutiamo l’appuntamento di questa sera con la FED. Dovrebbe alzare i tassi di un quarto di punto e portarli a 1,25%. Se non capitasse il mercato si dovrebbe interrogare su che cosa sanno alla FED che il mercato non sa e su che cosa spinge la FED a smentire se stessa, che ha ripetutamente telefonato al mercato nelle scorse settimane le sue intenzioni di alzare i tassi.

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Pierluigi Gerbino - P. Iva 02806030041
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