Anche quella passata è stata una settimana ricca di “colpi di show” da parte del miliardario in capo in USA. Si intensifica e diventa sempre più caotica la battaglia legale tra il sempre più rabbioso Trump ed alcuni giudici che contestano la discriminazione religiosa al bando di ingresso negli USA di intere etnie, che provengano da 7 paesi e che siano musulmane.
Il week-end ha segnato un punto a favore dei giudici che hanno sospeso l’efficacia dell’ordine esecutivo, quando la Corte d’Appello ha bocciato il ricorso dell’amministrazione federale. Le frontiere sono così state riaperte per coloro che hanno un visto approvato ed è ressa negli aeroporti per affettare gli ingressi prima che oggi magari la Corte suprema ribalti nuovamente la situazione.
Intanto Trump, prima di prendersi il primo week-end di riposo nella sua sontuosa villa di Palm Beach, ha emanato un ordine esecutivo a vantaggio della lobby delle banche, in cui invita il Congresso a riformare della legge Dodd-Frank, incolpata di produrre troppi costi burocratici per le banche e limitarne l’azione.
Questo travagliato provvedimento, che la lobby bancaria USA riuscì in gran parte ad annacquare, rendendolo abbastanza farraginoso e limitato, fu il tentativo di Obama di porre un freno a quelle pratiche ardite e spesso truffaldine attuate dalle grandi banche americane, che causarono la crisi finanziaria del 2008. Istituì una serie di agenzie di controllo, che hanno effettivamente aumentato la burocrazia e migliorato solo in parte i controlli, ma anche la cosiddetta Volker Rule, cioè la separazione tra l’attività tipicamente bancaria e quella di investimento e i limiti alla speculazione finanziaria fatta dalle banche con i capitali depositati. Ora Trump vuole ritornare alla libertà del passato. La motivazione è stata spiegata dal suo più stretto collaboratore in campo economico, il capo dei consiglieri economici Gary Cohn (ex Goldman Sachs, non a caso) con affermazioni comiche, come la certezza che eliminare i controlli ridurrà i costi burocratici e che le banche trasferiranno il beneficio sulla clientela con prodotti migliori e maggiori finanziamenti. Inoltre, dopo 10 anni le banche americane sono tornate fin troppo virtuose e redente dai loro peccati. Per cui i controlli sono superflui.
Non è chiaro se la “controriforma” di Trump si limiterà all’eliminazione della burocrazia o si estenderà anche all’abbattimento della Volker Rule. Ma certo rappresenta un bel regalo per le banche ed un segnale di liberazione per gli squali di Wall Street, che potranno tornare a scorrazzare con minori impedimenti. Infatti venerdì Wall Street ha festeggiato con un rabbioso scatto rialzista che ha portato i principali indici nuovamente a contatto con i massimi storici.
Non altrettanto entusiasta credo che sia la Federal Reserve, da sempre favorevole alla legge Dodd-Frank. Rischiano così di aumentare gli elementi di frizione tra il potere politico e quello monetario, dopo che solo venerdì un altro collaboratore di Trump, il vice presidente del Financial Services Committee, Patrick McHenry, ha inviato a Janet Yellen una dura lettera in cui invita la FED ad aderire alla politica di Trump e smettere di partecipare ai negoziati globali di Basilea sulla regolamentazione finanziaria internazionale, che “penalizzano ingiustamente il sistema finanziario americano”. Un colpo durissimo all’autonomia della FED, a cui ora si aggiunge la volontà di tornare al Far West bancario.
Non escludo colpi di scena eclatanti in un prossimo futuro anche su questo delicatissimo fronte dei rapporti tra Trump e la FED.
Ma il week-end appena concluso rischia di passare alla storia non solo per il varo della controriforma finanziaria USA, ma anche come l’inizio della disgregazione dell’Unione Europea.
Al vertice di Malta la cancelliera Merkel, preoccupata per la bufera geopolitica portata prima dalla Brexit e poi da Trump, ha rotto gli indugi ed esplicitato un progetto che si sussurrava da tempo che i tedeschi stessero preparando. Ha proposto di inserire al prossimo vertice di marzo che si terrà proprio a Roma, un esplicito riferimento alla possibilità di disegnare un’Europa futura a più velocità, con paesi che possano procedere verso l’integrazione a velocità differenti.
La dichiarazione è molto sibillina, perché al momento è vuota di contenuti, ma è molto importante perché rompe il tabù dell’integrazione omogenea di tutti gli stati aderenti, che ha prodotto nei fatti un sostanziale immobilismo politico ed il proliferare della burocrazia inutile. I politici italiani ed anche i media, con poche eccezioni, sono stati presi in contropiede dalla proposta di Merkel e sembrano impreparati ad interpretarla. Molti la vedono come un cedimento verso la concessione di una maggiore flessibilità. Credo che invece debba essere un tema da affrontare con grande serietà perché non è affatto detto che si riveli un vantaggio per i nostri interessi. Potrebbero esserci molti sacrifici da fare per il nostro paese, sia che l’Italia venga ammessa al gruppo ristretto della serie A europea, sia che venga retrocessa nella serie B dei meno virtuosi. Tutto dipende da che ne sarà della moneta unica. Non può esistere una moneta a due velocità. O si fanno due monete oppure una moneta sola non può consentire velocità diverse all’interno dell’area che l’adotta. A meno che si attuino meccanismi compensativi e redistributivi del benessere e del rischio. Cosa che la Germania, da sempre, rifiuta.
Avremo comunque molte occasioni per tornare, con maggior calma, su questi temi di vitale importanza.
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