L'unica certezza e' la volatilita'
15/01/2016 08:36
Il calo piuttosto consistente di Wall Street di mercoledì scorso si è riverberato ieri su tutte le borse europee e su quella giapponese, mentre in Cina l’indice di Shanghai, che spesso va in senso opposto rispetto agli altri, è riuscito a recuperare quota 3.000.
La giornata europea è trascorsa costantemente in negativo anche per colpa di nuovi scandali che hanno colpito il settore automobilistico. In particolare ha pesato molto la notizia che anche la francese Renault è stata beccata a truccare i dati sulle emissioni inquinanti dei suoi motori diesel, ed è scivolata per qualche momento anche vicino al -20%. Pesantissima anche Fiat Chrysler, che ha perso circa -8% a causa di una denuncia da parte di un paio di concessionari americani che accusano Fiat di aver esercitato pressioni affinché comunicassero agli uffici statistici che rilevano le vendite mensili di auto numeri falsi e gonfiati. Agli scandali si è poi aggiunto anche il crollo di quasi il 50% delle vendite di auto in Russia nel 2015, per spiegare il tonfo generalizzato di tutto il settore.
La mattinata ed il primo pomeriggio sono stati perciò piuttosto pesanti in tutta Europa, con l’indice Dax che ha ulteriormente avvicinato la forte area di supporto di 9500 (minimi di agosto), l’Eurostoxx50 che ha raggiunto con estrema precisione i minimi di agosto e il nostro Ftse-Mib che è sceso anche sotto quota 19.600, nonostante la buona vena di alcune banche popolari (Banco Popolare, Pop. Milano, Pop. Emilia e MPS) al centro di rumors sul risiko delle aggregazioni.
Questa volta però il petrolio non ha colpe. Infatti il supporto di 30 dollari al barile ha tenuto e si è visto persino un tentativo di rimbalzo ben oltre i 31 dollari, partito proprio quando hanno aperto i mercati azionari USA.
E’ probabilmente stato proprio questo rimbalzo, insieme alle dichiarazioni piuttosto concilianti di un falco della Fed (Bullard), a rianimare le speranze di recupero degli investitori americani, che hanno ricominciato a comprare. Del resto, se persino Bullard afferma che le attese inflazionistiche sono ridimensionate dai recenti scrolloni e che la FED dovrà essere particolarmente cauta e graduale nel percorso di normalizzazione dei tassi di interesse, la speranza di qualche recupero di fiducia può tornare ad essere coltivata.
L’indice SP500, dopo aver infranto nei primi minuti i minimi del giorno precedente, ha allora ingranato la marcia avanti ed è riuscito a recuperare il 60% della scivolata che ha effettuato dai massimi di mercoledì ai minimi di ieri, chiudendo la seduta con un rotondo +1,67%, a quota 1.922. Ne hanno in parte approfittato anche le borse europee, che sono riuscite ad allontanarsi dai minimi della mattinata, sebbene il calo sia stato comunque significativo.
L’alternarsi di giornate molto negative e sedute molto positive non è un segno stabilizzazione dei mercati, ma di incertezza dovuta alle troppe incognite che gravano sugli investitori. Le Borse cadono allora preda della volatilità e degli umori del momento, con ampie oscillazioni.
Va ricordato comunque che l’aver realizzato ieri nuovi minimi relativi mantiene il trend di breve termine di tutte i principali indici occidentali saldamente ribassista.
Per avere un’inversione almeno momentanea di tendenza, occorre riuscire a invertire l’inclinazione della sequenza minimi – massimi. Occorre cioè che i minimi tengano e provochino il rimbalzo e che questo rimbalzo riesca a sperare l’ultimo massimo relativo discendente.
Oggi, dopo che il petrolio sui mercati asiatici è tornato indietro a quota 30 e che la Cina ha lasciato sul terreno tutto quel che aveva recuperato ieri, la giornata si presenta nuovamente difficile.
Il compito degli indici occidentali non è solo quello di mantenersi al di sopra dei minimi di ieri. Ma anche quello piuttosto improbo di trovare la forza per imbastire un rimbalzo che riesca a superare i massimi di questa settimana (1.950 per SP500, 10.164 per il Dax tedesco, 3.125 per Eurostoxx50 e 20.383 per il nostro Ftse-Mib). C’è bisogno di molti auguri.