Sara' graduale, ma e' pur sempre un rialzo dei tassi
18/12/2015 08:33
Dietrofront è la parola d’ordine che ieri i mercati americani hanno attuato al risveglio dal sogno che il rialzo dei tassi faccia bene alle borse.
Debbo dire che non c’è voluto molto a rendersene conto. Sicuramente meno di quel che io, ritenuto da molti pessimista ad oltranza, mi aspettassi. Nel commento di ieri ipotizzavo che la presa d’atto che il rialzo dei tassi, sia pur graduale finché si vuole, porterà grattacapi di non poco conto ai mercati, avrebbe richiesto qualche giorno o qualche ora. Invece ieri la borsa americana, dopo le riflessioni notturne seguite ai festeggiamenti del giorno precedente per le parole fiduciose di Yellen sull’economia USA, ha visto l’indice SP500 passare in negativo già dopo una manciata di minuti dall’apertura delle danze ed continuare a scendere per tutta la seduta, annullando completamente, con una scivolata finale, tutto il rialzo della seduta precedente.
Chi guarda l’andamento di un grafico di SP500 a scansione inferiore al giorno ha l’evidente sensazione che i mercati abbiano commesso un errore di valutazione delle parole di Yellen e che ieri, accortisi del lapsus, si siano adoperati per correggerlo.
E pensare che le borse europee, precedute nella notte da quelle asiatiche, sono andate al traino delle illusioni americane del giorno precedente, come al solito, e, dopo aver aperto in gap up la seduta, hanno mostrato fin da subito anche più della baldanza necessaria a recuperare il distacco che la festa americana post Yellen del giorno prima aveva messo tra gli indici USA e quelli europei.
Il Dax tedesco è arrivato a superare in mattinata anche il 3% di rialzo e non da meno è stato il nostro Ftse-Mib, che il +3% l’ha quasi raggiunto.
Ma nel pomeriggio il vedere SP500 retrocedere dai valori conquistati il giorno prima ha spiazzato gli operatori europei, instillando qualche dubbio e spingendoli a realizzare parte dei facili profitti maturati.
Gli indici di Eurolandia hanno perciò chiuso la seduta più o meno sui livelli dell’apertura, quasi ai minimi di giornata, e disegnato una candela non molto edificante.
Dato che poi la situazione in USA si è ulteriormente deteriorata dopo la chiusura delle borse europee, e che stamane Tokio ha accusato una perdita di quasi il -2%, mentre le altre borse asiatiche sono quasi tutte negative, è molto probabile che l’apertura odierna dei mercati europei sia in gap down abbastanza significativo, che darà una chiara immagine di pentimento anche per le borse europee.
Il finale d’anno si presenta pertanto travagliato, con spinte contrapposte che si potrebbero alternare, annullando ogni velleità direzionale. Ci sono ormai, con tutta evidenza, due opposte chiavi di lettura della mossa della FED. Da un lato l’osannante stampa “mainstream” ed il nutrito stuolo di lacchè delle autorità monetarie e dell’industria del risparmio gestito, che sostiene la visione presentata da Janet Yellen in Conferenza Stampa: i rialzi dei tassi, se graduali, sono la certificazione della forza dell’economia americana e saranno accompagnati da mercati plaudenti.
Dall’altro i soliti bastian contrari, che sottolineano i molteplici rischi (per i paesi emergenti, per la stessa capacità di crescita dell’economia USA, per la sostenibilità delle attuali valutazioni borsistiche), che accompagnano l’aumento del costo del denaro. Il sottoscritto, è superfluo specificarlo, aderisce a questo secondo partito, per ora minoritario.
Saranno probabilmente le prime settimane del 2016 a farci capire quale dei due scenari prevarrà.