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Niente Rally. Ora si spera nel Rimbalzo di Natale
14/12/2015 08:35

I tanti e seri problemi, che ipotecano il futuro di breve e medio periodo dei mercati finanziari, nei mesi di ottobre e novembre erano stati accantonati per far affidamento sui poteri taumaturgici della manipolazione monetaria promessa da Draghi. Ma a dicembre, preso atto della delusione comunicativa dell’ultima riunione BCE, e persa anche la fiducia in superMario, si sono prepotentemente ripresentati davanti agli occhi degli operatori, che non hanno potuto continuare ad ignorarli.
In Europa abbiamo così avuto un paio di settimane altamente drammatiche per tutti gli indici azionari.
Il Dax in dicembre sta già perdendo il -9,15%, l’indice globale delle blue chip di Eurolandia Eurostoxx50 perde il -8,65%. Il primo ha ridimensionato di brutto la performance annuale, mentre il secondo l’ha quasi azzerata. Non è sfuggito all’orso invernale neanche il nostro Ftse-Mib, che in dicembre ha finora lasciato sul terreno il -7,49%. La borsa italiana però mantiene una performance annuale ancora soddisfacente, anche se essa è maturata tutta nei primi magnifici 100 giorni dell’anno, per poi appassire progressivamente. Chi avesse comprato l’indice italiano ad inizio anno, a metà aprile si sarebbe trovato con in mano un +26,6%. Se ha mantenuto la posizione fino ad oggi, si ritrova ancora un +10,5%, ma ha perso per strada oltre il 16% di performance.
Un andamento che sembra la fotocopia del 2014: grandi entusiasmi iniziali e progressivo sgonfiamento delle illusioni col passare dei mesi, fino ad una mesta chiusura poco lontana dal punto di partenza.
E’ vero che ci sono ancora 11 sedute da combattere prima della fine dell’anno.
Ma nulla garantisce che alla vigilia di San Silvestro gli indici saranno più in alto di quanto lo sono ora.
Anche perché il mal di pancia non colpisce solo l’Europa. L’indice USA SP500 sta perdendo in dicembre il -3,27% e si ritrova in negativo del -2,26% nella performance provvisoria del 2015.
A questo punto credo sia inevitabile che le mani forti del risparmio gestito, come si suol dire, tirino fuori gli “attributi” per evitare ai listini di chiudere sott’acqua l’anno e a se stessi di doversi presentare al cospetto dei clienti con dei rendiconti finali negativi.
Dopo lo sciacquone di metà mese credo perciò che tutte le carte verranno giocate nelle poche giornate restanti per salvare la performance.
Dovremmo allora assistere nei prossimi giorni ad un po’ di recupero dei listini, per mettere al sicuro almeno un modesto segno positivo a fine anno e rinviare la resa dei conti con la dura realtà al prossimo anno. Se così fosse si riuscirebbe a comprare un altro po’ di tempo in attesa che i problemi si risolvano da soli o che le banche centrali si inventino qualche altra nuova modalità manipolativa per tenere su la baracca sempre più scricchiolante dei mercati.
A spingere in questa direzione potrebbe contribuire l’esito elettorale francese, dove, grazie all’abbraccio contro natura di socialisti e repubblicani, è stato rinviato al futuro il “problema Le Pen”. Anche qui è stato dato un calcio la barattolo sperando che il movimento xenofobo ed anti euro si sgonfi col passare del tempo.  
Quello del rimbalzo, a mio parere, è lo scenario più probabile che ci attende fino a fine anno, sebbene dalla semplice lettura dei grafici ci sia assai meno da stare allegri.
L’indice Dax ha rotto di brutto il supporto a cui era aggrappato, ha ritracciato oltre il 50% del movimento rialzista partito a fine settembre e sotto 10.185 lo negherebbe del tutto.
Ancora peggiore è la condizione di Eurostoxx50, che ha già ritracciato il 61,8% del rialzo e negato la struttura rialzista del movimento autunnale, mostrando di voler puntare verso i minimi di fine settembre.
SP500 venerdì ha rotto il supporto di 2.020 e invertito la sua tendenza di breve, che ora è diventata ribassista in un contesto di volatilità in accelerazione.
Per finire, il nostro Ftse-Mib ha accelerato anch’esso al ribasso dopo la rottura del supporto di 21.600 e si sta dirigendo verso 20.600, l’area dei minimi di fine settembre, che sembra essere il prossimo obiettivo ribassista.
Se, nonostante i grafici avversi, le mani forti riusciranno a fermare la discesa, potremmo assistere a rimbalzi in grado non certo di far tornare il sereno, ma solo di alleggerire la pressione, per rinviare al 2016 la resa dei conti.
Insomma: scordiamoci il rally di Natale ed accontentiamoci se Babbo Natale ci vorrà portare un misero rimbalzo. Il carbone per il 2016 forse ce lo porterà la Befana.

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