Nessun Male riesce a nuocere
30/11/2015 08:36
Una settimana che avrebbe potuto causare parecchi problemi ai mercati finanziari si è chiusa positivamente per le borse europee ed a quelle americane non ha rovinato la Festa del Ringraziamento, né quella consumistica del Black Friday. Eppure parecchi sono stati i possibili catalizzatori di negatività. Accanto alla minaccia terroristica sempre presente verso l’Europa si è aggiunta la tensione ai massimi livelli tra la Russia e la Turchia dopo l’abbattimento del caccia russo nei cieli della Siria, che ha generato minacce reciproche future e sanzioni economiche immediate. Inoltre, proprio venerdì, è tornata sotto i riflettori anche la Cina, dopo una lenta risalita a partire da settembre e fino a pochi giorni fa, che aveva spinto molti ad accantonare come risolta la malattia delle borse cinesi manifestatasi con lo spaventoso crollo di agosto. Venerdì, come un fulmine a ciel sereno, sono ricomparse perdite paragonabili per entità a quelle che ci hanno impressionato in agosto. In poche ore di borsa, tra venerdì e la prima parte della seduta odierna (sul finale sono tornati i pompieri a risollevare un po’ gli animi), l’indice Shanghai Composite ha bruciato tutto il recupero dell’ultimo mese e si è riportato sui valori di fine ottobre. A motivare il crollo è stato un mix di brutte notizie per l’economia e la speculazione. Venerdì è arrivato un dato sui profitti aziendali piuttosto negativo, con un calo molto pronunciato degli utili delle imprese cinesi (-4,9% ad ottobre, assai peggio del -0,1% di settembre), mentre il giorno prima la Banca Centrale aveva dato un giro di vite ai broker per contrastare l’andazzo molto diffuso di foraggiare con facilitazioni creditizie la speculazione dei clienti retail senza capitali.
Il mix di queste due novità ha portato a cospicue chiusure di posizioni e rende forse eccessiva la fretta di dimenticare i problemi cinesi.
Però le borse europee hanno snobbato tutti questi fattori di incertezza, preferendo focalizzarsi sulle aspettative di generosità di Draghi.
Quella che inizia oggi è infatti la settimana dello show down, che avverrà giovedì. A cavallo delle ore 14,30 la BCE comunicherà ufficialmente e Draghi illustrerà in Conferenza Stampa il bazooka numero 2, cioè quell’estensione del Quantitative Easing da lui più volte promessa e che le molte voci, fatte trapelare ad arte da sedicenti “funzionari BCE”, hanno gonfiato di aspettative.
I mercati sono così eccitati dall’adrenalina monetaria che tutte le notizie brutte, come sono indubbiamente quelle provenienti dalla Russia e dalla Cina, vengono interpretate come un’arma in più in mano a Draghi per convincere giovedì prossimo i membri più recalcitranti del Board BCE (i rappresentanti tedeschi e quelli dei paesi del nord Europa, da sempre votati al rigore monetario) a predisporre un ricco menù di misure di allentamento monetario.
Ed allora nessun male vien per nuocere, in confronto al sommo bene monetario che sarà elargito da Draghi giovedì prossimo. Ne fornisce prova il cambio Euro-Dollaro, che ha continuato a scendere ed ha chiuso la settimana sui minimi e sotto quota 1,06, avvicinando sempre più il valore più basso dell’anno, segnato ad aprile a quota 1,046.
La settimana è stata positiva anche per tutte le borse europee principali. Soprattutto il Dax tedesco, che tra mercoledì e giovedì ha effettuato uno strappo che gli ha permesso di proseguire verso 11.670, il massimo segnato prima della crisi cinese, che se venisse recuperato dimostrerebbe anche graficamente il distacco autoreferenziale dell’Europa dai problemi della Cina e del resto del mondo.
Anche l’indice delle blue chips europee Eurostoxx50 è riuscito giovedì scorso a mettere il naso oltre quel livello di 3.500 che per tutto novembre ha ostacolato il recupero. Persino il nostro Ftse-Mib, che da settembre in poi ha perso quella forza relativa rispetto agli altri mercati europei che lo aveva contraddistinto nella prima parte dell’anno, è riuscito a riportarsi vicino la resistenza di 22.875, chiudendo la settimana a 300 punti di distanza.
L’inizio di settimana potrebbe essere ancora scoppiettante e precedere i fuochi artificiali di giovedì pomeriggio.
Tuttavia invito i miei lettori alla cautela ed alla riflessione. Non dimentichiamo infatti che ai mercati piace molto salire sui rumor e prendere profitto sulle notizie, a meno che queste siano addirittura superiori alle attese o ne creino di nuove. Molto spesso gli eventi troppo attesi, e pertanto già scontati, producono entusiasmi preventivi e delusioni successive.
Questa volta del resto mi pare che Draghi abbia spinto al massimo, forse troppo, l’acceleratore sulla creazione di attese monetarie espansive. E’ chiaro che se la montagna dovesse partorire qualcosa che assomigliasse ad un topolino, magari perché questa volta SuperMario ha sopravvalutato le sue capacità di persuadere il fronte del rigore, la reazione di delusione dei mercati potrebbe provocare un tonfo significativo.
Chi sale molto in alto sulla scala delle aspettative rischia di farsi molto male se deve precipitosamente retrocedere verso la realtà.
Pertanto il miglior modo di affrontare la riunione BCE credo sia quello di ridurre il rischio, anche a costo di diminuire la partecipazione all’eventuale festa.