L'inerzia del rimbalzo si sta esaurendo
07/10/2015 08:35
Ieri l’inerzia rialzista, accumulata con l’impetuoso rimbalzo partito a fine settembre, sembra giunta ad esaurimento. Gli indici europei, che erano ancora più distanti dalle aree di resistenza più immediate, hanno proseguito la marcia rialzista con minore intensità. Il nostro Ftse-Mib ha raggiunto quel livello intorno a 22.200 che dopo il 20 agosto già ben 4 volte aveva fermato il recupero. La chiusura di ieri a 22.182 porta perciò a 5 i test della resistenza.
L’indice americano SP500, che aveva già avvicinato l’analogo ostacolo di quota 1.995, ieri ha sentito il peso di ben 5 giornate consecutive di rialzo e non ha avuto la forza di sferrare l’attacco decisivo, arretrando marginalmente. Sarà la giornata odierna a dirci se si tratti di ritirata tattica per raccogliere le forze oppure sia l’emergere di una sensata paura di volare a dispetto dei dati economici assai poco convincenti.
In Asia il recupero stamane è ancora proseguito, ma anche qui a velocità ridotta.
L’affaticamento per il balzo rialzista e l’incertezza sulle intenzioni americane potrebbero provocare oggi in Europa un arretramento prudenziale degli indici, che sarebbe del tutto fisiologico.
Del resto incombe la riapertura della borsa cinese, che avverrà domani e l’inizio della stagione delle trimestrali, che oggi vedrà la prima big (Monsanto) comunicare i risultati del 3° trimestre, mentre domani sarà la volta del tradizionale apripista Alcoa.
Le attese degli analisti non sono molto incoraggianti. Al momento il consenso delle previsioni riporta una ipotesi di calo degli utili del 5% circa per le società USA comprese nel paniere SP500. Se la stima venisse confermata avremmo il secondo calo trimestrale consecutivo.
Per un’economia che deve trainare il mondo e compensare il rallentamento dei paesi emergenti, non sarebbe certo una manifestazione di grande splendore.
Se ne è reso conto anche il FMI, che ha diramato ufficialmente la revisione al ribasso delle sue previsioni sul PIL mondiale del 2015. La crescita, che era già stata abbassata a più riprese, ora viene stimata al 3,1%, cioè un solo decimale al di sopra del livello che, secondo gli economisti, separa dalla recessione. Oltretutto gli economisti FMI non considerano gli effetti della crisi borsistica cinese di agosto, né quelli dello scandalo “dieselgate”.
Volete scommettere che a fine anno avremo valori di crescita inferiori?