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Il triste finale del Gioco del Pollo
30/06/2015 08:37

I mercati finanziari, dopo aver snobbato l’evento fino all’ultimo, ieri hanno messo nei prezzi lo scenario Grexit. E lo hanno fatto senza troppi complimenti. Nessun indice azionario nel mondo intero è scampato ad una resa dei conti tanto più cocente quanto più è percepibile il rischio di contagio eventuale.
Per stare ai soliti indici che teniamo sotto osservazione, si è andati dal -2,09% dell’americano SP500, al -2,87% del giapponese Nikkei, al -3,56% del tedesco Dax per giungere alle due pecore nere europee: -4,56% per lo spagnolo IBEX e addirittura -5,17% per il nostro Ftse-Mib, ieri peggior indice al mondo, dato che la borsa ateniese, che certamente avrebbe fatto peggio, è chiusa per tutta la settimana. Sull’obbligazionario è ripartito il fly to quality e gli spread dei periferici si sono nuovamente allargati. Spettacolare l’andamento di quello tra BTP e Bund, che in apertura di seduta è schizzato dai 124 punti base di venerdì fino a 171, per poi ridimensionarsi un po’ e chiudere a 158.
Sono così serviti tutti i rassicuranti pompieri stile Padoan, che prima escludevano il default greco, poi hanno sostenuto che, se anche fosse avvenuto, i mercati avevano già scontato tutto ed infine che il contagio non ci sarebbe stato.
Con questo non voglio dire che succederà l’Apocalisse, ma che gli apprendisti stregoni, prima di far esperimenti di strangolamento di un paese dell’Eurozona, portando la sofferenza dei greci alle estreme conseguenze della disperazione, avrebbero dovuto osservare più attentamente la corda che lega i piedi dei paesi dell’Eurozona a quelli della Grecia, e forse si sarebbero trattenuti dal dare la spintarella verso l’abisso del default.
Ora la sveglia dei mercati è suonata, ma potrebbe essere troppo tardi, a meno che un rigurgito di saggezza spinga oggi a riannodare velocemente le trattative e a fornire quella settimana di respiro ai greci, necessaria per svolgere il referendum serenamente e magari con animo un po’ più favorevole verso la matrigna Europa, e quel miliardo e mezzo di finanziamento che basterebbe a rimborsare sul filo di lana il debito con il FMI ed evitare per ora il default, disinnescando tutte le procedure automatiche che da domani toglieranno la terra sotto i piedi della Grecia.
In fondo basterebbe aggiungere una briciola ai fondi già stanziati dall’Eurozona e togliere una briciola di arroganza alle posizioni punitive finora tenute contro la Grecia. Che cosa sono 1,5 miliardi rispetto ai 320 già erogati e che andrebbero in buona parte in fumo in caso di default?
Eppure gli euro-burocrati sono ancorati alle loro assurde posizioni di principio, anche a costo di andare a sbattere. La Merkel torna ad ammonire che il fallimento dell’euro sarebbe il fallimento dell’Unione Europea, ma prosegue invitando i greci ad accettare il piano appena rifiutato, senza la minima concessione.
Junker è stato ancora più esplicito, invitando i greci a votare sì al referendum, altrimenti sarebbero cacciati dall’euro. Una ingerenza nella sovranità di uno stato che mai avrei pensato di vedere nella civile e democratica Europa.
Lo stesso Tsipras, dopo aver dato ampia prova di avventurismo nelle trattative, sta mostrando una bella dose di cinismo, invitando i greci a rifiutare il piano senza prendersi la responsabilità di farlo lui stesso. Spera in questo modo di scaricarsi la responsabilità di scelte che spetterebbero solo a lui ed al suo governo, dato il ruolo che gli è stato attribuito dal voto popolare.
E’ un gigantesco scarica-barile delle responsabilità. Tutti danno la colpa agli altri del guaio in cui hanno cacciato la Grecia e l’intera Eurozona, ed ora vogliono che sia proprio il popolo greco, strangolato dai sacrifici ed ora anche senza soldi, a prendersi le responsabilità e la colpa della decisione finale.
Ce n’è anche per il nostro golden boy di Palazzo Chigi, che nel mezzo della bufera, dopo aver assistito muto e disinteressato al dramma delle trattative, da cui il nostro paese è stato totalmente escluso, ora annuncia con infantile tweet che assistiamo al derby tra l’euro e la dracma.  
Se questa è la maturità dei rappresentanti politici ai massimi livelli non abbiamo molto da stupirci che il gioco del pollo stia giungendo all’epilogo finale con lo scontro tra le auto lanciate a folle velocità una contro l’altra. Ma arrosto rischia di andarci la Grecia e poi anche l’Euro.

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Pierluigi Gerbino - P. Iva 02806030041
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