Un rialzo USA da confermare
24/04/2015 08:38
Ieri la giornata è stata dominata dalla comunicazione dei dati del PMI in Cina, Giappone, Europa ed USA.
Si è trattato praticamente di un coro di dati inferiori alle attese. In alcuni casi (Cina e Giappone) sono stati addirittura inferiori al livello 50, che segnala previsioni di rallentamento. In Francia si è vista stagnazione nei pressi di 50, mentre in USA e Germania i dati sono stati al di sopra dello spartiacque, ma comunque deludenti. Incoraggiante solo il fatto che dal dato Europeo complessivo si deduce che le altre economie di Eurolandia, in particolare i periferici, dovrebbero vedere una accelerazione della crescita, quando saranno pubblicati i loro dati.
La reazione dei mercati è stata variegata. Cina e Giappone hanno proseguito il rialzo noncuranti del dato, anche se sembrano volerlo scontare oggi, con un giorno di ritardo, dato che la seduta odierna vede un marcato rallentamento dei listini.
L’Europa l’ha presa male, con una seduta passata tutta al ribasso, in certi momenti anche piuttosto marcato, soprattutto per l’indice tedesco Dax. E’ evidente che questi dati dimostrano che il QE di Draghi non sta affatto facendo miracoli all’economia reale, come chi non ha gli occhi foderati di prosciutto poteva ben prevedere. Se in queste condizioni enormemente favorevoli (petrolio ed euro debolissimi, tassi di interesse addirittura in gran parte negativi) si riesce a malapena a galleggiare al di sopra della crescita zero, significa che il malato è piuttosto grave e non si sa come reagirebbe se il ciclo dei tassi terminasse la discesa e ritornasse a crescere verso parvenze di normalità.
Draghi stesso aveva incautamente avvalorato ipotesi miracolistiche sugli effetti del QE, attribuendosene già perfino i meriti. E’ chiaro che la constatazione che l’economia europea continua ad arrancare come prima del QE, deve essere stata una doccia fredda sull’entusiasmo dei creduloni.
Assai meno grave è stata la delusione in USA, dove la differenza negativa rispetto alle attese è stata più lieve. Il mercato azionario americano se n’è fatto più facilmente una ragione ed ha continuato a scontare trimestrali migliori delle attese, anche se quelle uscite ieri non sono state affatto entusiasmanti.
Ma ormai i principali indici USA avevano deciso che ieri sarebbe scattata l’ora del test delle resistenze e con un balzo si sono portati a metà seduta oltre i precedenti massimi assoluti. Nell’ultima ora della seduta è però arrivata una repentina e secca presa di beneficio, che ha ridimensionato la performance finale. Forse qualcuno si attendeva trimestrali in chiaroscuro da Google e Microsoft, che avrebbero comunicato i dati a fine seduta, che in effetti sono stati deludenti per Google e negativi ma migliori delle attese per Microsoft.
Il comportamento finale del mercato richiederà oggi un supplemento di verifica per poter scongiurare il classico falso breakout, la trappola ribassista che potrebbe scattare se la rottura dei massimi venisse prontamente negata.
A fine seduta perciò solo il Nasdaq ha brillato, riuscendo a realizzare la sua miglior chiusura di tutti i tempi, superando anche il livello storico dei massimi del 2000. SP500 invece ha rotto al rialzo il triangolo di cui parlo da giorni, ma, superati i massimi assoluti di una frazione di punto, ha messo la retromarcia riportandosi verso il bordo superiore del triangolo. E’ un segnale di incertezza che rende assai meno solida la prova di forza data a metà seduta.
Oggi pertanto assisteremo a come Wall Street intende risolvere il dubbio: sarà vera gloria o una malefica trappola per gabbare i rialzisti frettolosi di comprare?