Temporali Estivi
15/04/2015 08:34
Sarà capitato a chiunque di trovarsi d’estate a vivere un periodo di tempo bello e stabile, soleggiato e confortevole. Poi, d’improvviso, le nuvole si fanno rapidamente grigie ed arriva un temporale, con scrosci di pioggia violenti e di breve durata, ma in grado di scombussolare la giornata e le idee dei malcapitati che, ovviamente, sono usciti di casa senza ombrello. Poi, finita la pioggia, torna il sole, come se nulla fosse successo.
Questa mi sembra la metafora più indicata per spiegare come si comportano i mercati quando vivono dei periodi di rally prolungato, come quello che sta interessando Europa e Cina in questo prima parte del 2015.
La salita del mercato sembra inarrestabile, si protrae oltre ogni buon senso e pare che nulla sia in grado di scalfirne l’impeto. Poi, improvvisamente, viene la giornata nera, in cui sembra che tutti abbiano cambiato idea. In realtà si tratta assai spesso di semplici prese di beneficio. I più prudenti escono dal mercato e liquidano le posizioni nel timore dell’inversione di tendenza o, più semplicemente, per “portare a casa” i cospicui guadagni che stanno realizzando. Siccome, dopo tanta salita, pochi si buttano a comprare, i prezzi soffrono la pressione dei venditori ed arretrano in modo vistoso. Sembra che inizi una correzione significativa, ma dopo poche sedute, spesso non più di due o tre, i compratori ritornano e rimettono i mercati al rialzo, portando gli indici a superare i precedenti massimi relativi o assoluti. Fino a quando il trend impulsivo rimane in salute, l’inerzia rialzista accumulata è in grado di estendere il movimento, attirando sempre nuovi investitori, che approfittano delle brevi correzioni per entrare sul mercato a prezzi leggermente più favorevoli.
Siccome i prezzi si muovono in base all’afflusso della domanda e dell’offerta, più il mercato sale, più l’esercito dei compratori, per forte che sia, incontra difficoltà crescenti ad attirare nuovi arruolati. Viceversa a prezzi crescenti l’arruolamento nell’esercito dei venditori è favorito dall’ingrossamento delle schiere di chi vuole intascare i guadagni. L’equilibrio cambia momentaneamente a favore dei venditori ed i prezzi scendono in modo rapido e secco. Se però le motivazioni di fondo a supporto del rally non sono esaurite, presto tornano i compratori e magari gli stessi venditori di prima, che rientrano sul mercato a prezzi leggermente inferiori. La bilancia domanda-offerta torna a pendere dal lato dei compratori ed il rally può mettere a segno un’altra gamba.
Tutto ciò succede fino a quando il rally non giunge a maturazione, raggiungendo livelli molto elevati ed esaurendo la schiera dei potenziali compratori da arruolare. Qui il movimento finisce e lascia spazio ad una correzione piuttosto profonda o addirittura, se mutano significativamente e sorprendentemente le condizioni di fondo, ad un’inversione della tendenza primaria.
Ieri abbiamo assistito, in Europa, ad uno di quei temporali a ciel sereno tipici dei rally. I principali indici sono arrivati a perdere, in concomitanza con un’apertura negativa di Wall Street, anche valori decisamente superiori al punto percentuale, senza che l’evento fosse motivato da particolari notizie.
Poi, quando a Wall Street si sono riaffacciati timidamente i compratori, attirati dai buoni conti di JP Morgan, anche le borse europee si sono risollevate dai minimi ed hanno chiuso meglio: sempre in negativo, ma con risultati mediamente inferiori al -1%, eccetto il nostro Ftse-Mib (-1,07%) l’Ibex spagnolo (-1,36%) e l’indice greco di Atene (-2,24%). Il fatto che proprio l’indice di Atene sia stato il peggiore dimostra una certa apprensione dei mercati sul tempo che scorre senza che si vedano passi avanti nella trattativa tra la Grecia e l’Eurogruppo, per sbloccare il finanziamento europeo da 7,2 miliardi entro il 24 aprile. In assenza di accordo il default sarebbe inevitabile. Tsipras ha tempo fino a fine settimana per presentare una lista di provvedimenti puntuale e credibile, diversa dalla precedente, che l’Eurogruppo ha sonoramente bocciato.
I toni da qualche giorno si sono rifatti aggressivi e, se non si tratta di tattica negoziale, ogni giorno che passa rende più difficile fare i passi indietro necessari per trovare l’accordo.
E’ sintomatico che ieri il Fondo Monetario Internazionale, nel presentare il suo Outlook sull’economia mondiale, oltre a tagliare le previsioni di crescita per USA e Russia, mantenere invariate quelle sulla Cina e migliorare quelle sull’Eurozona, non abbia affatto escluso il default della Grecia. Anzi, ha citato proprio questo evento come una possibile fonte di instabilità e di stress finanziario per l’area Euro.
Credo comunque che l’inerzia rialzista sia ancora molta e ci voglia qualcosa di più significativo di semplici prese di beneficio per cambiare le sorti dei mercati azionari più forti. Almeno per ora.
I dubbi sul possibile default greco bastano a convincere qualcuno ad alleggerire. Non basteranno però a fermare il rally. Ma il default vero e proprio, se avvenisse, probabilmente basterebbe.