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Corsa ad abbracciare il Rischio
10/04/2015 08:31

Anche ieri è stata una giornata di ordinario rialzo per le borse europee, che hanno rapidamente archiviato, fin dall’apertura, gli accenni di riflessione che la seduta precedente aveva segnalato.
E’ bastato l’arrivo dagli USA di qualche segnale di tenuta per far ripartire le borse europee ad una buona andatura, che si è mantenuta fino al termine ed ha permesso all’indice tedesco Dax, che ha chiuso sui massimi a 12.166, di riavvicinare il massimo storico di 12.219, realizzato il 16 marzo scorso, preparandosi ad attaccarlo probabilmente già oggi stesso.
Anche il nostro Fib non è stato da meno, anzi. Riuscendo a raggranellare altri 200 punti di rialzo, ha confermato il superamento anche dei massimi del 2011e mostra di voler puntare con sempre maggior convinzione alla resistenza di 24.075 e poi, magari, a giocarsi la partita del decennio con i massimi del 2009 a quota 24.495, vero e proprio spartiacque tra il Purgatorio in cui ancora si trova ed il Paradiso dell’inversione definitiva al rialzo del trend di lunghissimo periodo.
Wall Street, dal canto suo, è riuscita a salire, faticando, fino a quota 2.091 con l’indice SP500. Qui la notizia è che finalmente è stata superata, anche se di poco, quella quota 2.090 che ben due volte, nelle ultime due settimane, aveva respinto il mercato. Ora potrebbe essersi aperta la strada per arrivare a testare il bordo superiore del triangolo entro cui oscilla da inizio febbraio. Questo ostacolo passa ora da quota 2.111  circa. Uno sfondamento favorirebbe un allungo dell’indice USA ai massimi di 2.120 e magari anche oltre, perché l’obiettivo teorico che il grafico regalerebbe (+87 punti), potrebbe anche consentire il raggiungimento di quota 2.198 nel giro di qualche settimana.
Ovviamente è bene non mettere troppo il carro davanti ai buoi, perché per realizzare questo exploit bisogna passare dalle Forche Caudine delle trimestrali, che la prossima settimana cominceranno a dare i primi riscontri significativi alle previsioni pessimistiche degli analisti.
Come motivare il ritorno immediato dell’entusiasmo sulle borse europee? Semplicemente con il riaffacciarsi di segnali di debolezza da parte dell’euro, che ieri ha nuovamente rotto il supporto di 1,07 col dollaro e si potrebbe dirigere a testare nuovamente il minimo di marzo a 1,0456. La fiacchezza dell’euro è il riflesso dello stallo nei negoziati tra Grecia ed Eurogruppo, dopo che Tsipras ha abbracciato Putin, dichiarato la sua ostilità alle sanzioni contro la Russia e intensificato i rapporti commericali con il nemico degli altri leader europei. In risposta l’Eurogruppo si è detto insoddisfatto delle proposte di riforma presentate dai greci ed ha dato altri 6 giorni di tempo per presentarne altre più precise, altrimenti niente finanziamento da 7,2 miliardi.
L’euro risente anche della incessante erosione dei rendimenti sull’obbligazionario, che gli acquisti di bond delle banche centrali sta provocando da mesi senza soste. Ieri è stato compiuto un ulteriore significativo passo avanti nell’opera di repressione finanziaria: il bund decennale tedesco ieri pomeriggio è sceso addirittura toccare il rendimento lordo di 0,14%, un record mai fatto prima, mentre il rendimento negativo sui titoli tedeschi è ormai arrivato a comprendere tutte le scadenze fino a 8 anni.
Il record tedesco segue di un giorno quello realizzato dalla Svizzera, che per prima al mondo ha piazzato l’altro giorno in asta il suo decennale a rendimento negativo. Segno che la voglia di sicurezza da parte degli investitori ha raggiunto livelli da manicomio.
In un contesto del genere, che forse meriterebbe qualche riflessione più approfondita e di natura politico-filosofica, non possiamo stupirci se tutti i gestori si buttano dove c’è del rischio che viene ancora pagato con un minimo di rendimento. Ecco perchè continua ad esserci buona domanda sui decennali di Italia e Spagna, che rendono qualcosa più dell’1,20% (è una miseria, ma almeno è meglio dei rendimenti negativi svizzeri o nulli in Germania). Ed ecco il perché le borse europee non riescono nemmeno a correggere il poderoso rialzo messo a segno da inizio anno, che sembra non dover finire mai.
La droga delle banche centrali si abbatte sui rendimenti e spinge tutti ad abbracciare il rischio. Come Tsipras ha fatto con Putin.

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