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Non ci sono più le correlazioni di una volta
02/04/2015 08:37

L’andamento delle principali piazze finanziarie, ieri, ha ulteriormente accentuato l’impressione di scollamento tra le diverse aree, che si percepisce da tempo e rende così diverse da una volta le correlazioni tra i movimenti direzionali delle varie piazze azionarie.
Ci stiamo abituando sempre più a vedere andamenti dissimili e spesso anche profondamente divergenti tra le borse americane e le altre piazze principali. Se guardiamo all’andamento di questa settimana, sebbene si tratti di settimana in parte anomala, perché sarà breve e segnata dalla chiusura delle principali borse per il Venerdì Santo, le borse europee stanno salendo mediamente di oltre un punto percentuale, quella cinese è addirittura al rialzo di oltre il 3% e tutti questi mercati testano le resistenze per migliorare il loro record rialzista di quest’anno. Invece Wall Street (-0,06%) annaspa sott’acqua e soprattutto è alle prese con i supporti che, se sfondati, aprirebbero la strada ad un pericoloso avvitamento ribassista.
L’America si contorce nel dramma di non riuscire più a trovare le giuste motivazioni per proseguire il rialzo che dura ormai da oltre 6 anni. Il sostegno monetario è finito da mesi. La FED sta discutendo non sul se, ma sul quando invertire in senso restrittivo la sua politica monetaria per iniziare una manovra di rientro dall’eccesso di accondiscendenza che, attraverso varie e successive bordate di Quantitative Easing ha quintuplicato in sei anni la quantità di moneta esistente in USA. Il rientro sarà graduale finchè si vuole, ma sarà pur sempre una restrizione, che è l’opposto dell’allentamento. E’ bene precisarlo perché spesso lo strabismo dell’avidità tende a guidicare due fenomeni opposti in modo distorto.
Il cambio del dollaro con le altre valute, che, fino a metà dello scorso anno e finchè la FED ha stampato dollari, si è indebolito ed ha fornito un aiutino aggiuntivo alla competitività ed ai bilanci della “corporate America”, da quando lo scenario è mutato, si sta rivalutando sempre più e diventa un pesante fardello da portare sulle non robustissime spalle delle società USA.
Gli utili delle società quotate americane per anni hanno messo a segno tassi di crescita spesso a due cifre, grazie ad oneste ristrutturazioni e miglioramenti competitivi, ma anche ad assai meno trasparenti fenomeni di illusionismo, come le fusioni e soprattutto i frequentissimi piani di buy back (acquisto di azioni proprie), finanziati con denaro della FED preso a prestito a tassi quasi a zero. Ora il gioco sembra avviarsi al termine, perché gli analisti stanno continuamente rivedendo al ribasso le stime di utile per la imminente stagione delle trimestrali, che inizierà subito dopo le festività pasquali. Si prevede, per ora, ma ogni giorno c’è chi rivede le stime al ribasso, una discesa degli utili mediamente intorno al -6% rispetto al trimestre precedente. Se la realtà confermasse al previsione, renderebbe molto dura la vita agli indici di Wall Street, poiché aumenterebbe in modo consistente la sopravvalutazione delle società americane.
Non deve perciò stupire che qualcuno cominci a considerare di spostare parte dei propri capitali dall’azionario all’obbligazionario.
Sono tutti problemi che le borse europee non hanno, poiché l’allentamento monetario in Europa è appena cominciato, così come il processo di spostamento dei capitali dall’obbligazionario, che non rende più nulla, all’azionario, che potrebbe sfruttare le fantasiose aspettative di miracolosi incrementi della crescita economica europea grazie a Draghi.
Non parliamo poi della Cina, che sta vivendo una sorta di bolla da trading online, grazie alle promesse di espansione monetaria effettuate dalla banca centrale e all’apertura di massa di conti online da parte dei piccoli risparmiatori, che, grazie alle liberalizzazioni intervenute da pochi mesi, hanno scoperto il trading online e si stanno buttando a capofitto nella speculazione casalinga col PC.
Non resta che adeguarsi e prendere le cose come capitano, sapendo che tutto ciò puzza da morire, ma che i mercati, comunque, hanno sempre ragione. Non perché siano più furbi, ma semplicemente perché possono fare sempre quel che credono e magari nel giro di pochi mesi portarci dall’Inferno al Paradiso. O viceversa.
Intanto auguri a tutti di Felice e Serena Pasqua.

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