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Correzione o lateralita'? Dipende dagli USA
27/03/2015 08:32

Ieri l’Europa ha seguito il movimento americano del giorno prima, segno di un ritorno dei mercati ad un maggior riallineamento dei comportamenti. La botta subita mercoledì dai mercati azionari USA, con il Nasdaq, dominatore degli ultimi mesi, che ha preso una sberla da -2,37%, ha innestato la retromarcia a quasi tutte le altre principali borse. Solo quella cinese è riuscita ieri a chiudere positivamente, confermando di essere effettivamente un mondo a parte.
Gli altri si sono adeguati, compresi l’indice giapponese e quelli europei. Euro svalutato, QE di Draghi, segnali di ripresa dell’economia: sono tutte cose che vanno bene per sovraperformare quando il faro dei mercati, che continua ad essere Wall Street, scandisce regolarmente la sua rassicurante presenza rialzista. Ma quando capita che il faro si spegne, come mercoledì, a causa delle massicce prese di beneficio, provocate dai dubbi sulla reale forza dell’economia americana e sulla capacità delle società USA di generare utili sempre in crescita, allora i naviganti cominciano a mostrare chiari segni di nervosismo, allineandosi senza battere ciglio all’input americano.
Ecco allora che, dopo una perdita della borsa giapponese analoga a quella di SP500, anche le borse europee si sono portate subito in pesante terreno negativo, arrivando anche a toccare il -2% nel corso della giornata. Nel tardo pomeriggio, il tentativo di rimbalzo di Wall Street dopo un’apertura debole, ha permesso alle borse euro di rimbalzare dai minimi, ma non di annullare le perdite. Solo l’indice tedesco Dax, che nelle situazioni drammatiche funge spesso da porto più sicuro di altri, è quasi riuscito a tornare in pari, grazie anche ad un dato sulla fiducia dei consumatori tedeschi ai massimi da 13 anni. A borse euro chiuse, l’indice USA SP500 è tornato a scendere ed ha chiuso la seduta a 2.056, con un calo non drammatico (-0,24%), che però è il quarto consecutivo ed avvicina ulteriormente il supporto di area 2.040.
Diamo un’occhiata al mercato italiano. Da oggi e fino a fine giugno non guarderemo più l’indice Ftse-Mib ma il FIB, cioè il contratto Future sull’indice Ftse-Mib. Il motivo è che stiamo entrando nel periodo di stacco dividendi e l’indice subisce riduzioni quando i titoli che lo compongono staccano la cedola. Ciò avverrà soprattutto negli ingorghi del 20 aprile e del 18 maggio, quando il grosso delle società dell’indice distribuirà il dividendo. Il contratto FIB invece incorpora già lo stacco delle cedole che avverranno entro il 19 giugno, pertanto è depurato di quest’effetto e risulta quindi più affidabile per analizzare i movimenti reali del mercato.
Il FIB ieri, dopo avere rotto in mattinata l’importante supporto di 22.400 ed aver passato buona parte del suo tempo a lottare per riconquistarlo, sul finire è riuscito nell’impresa ed ha chiuso la seduta a 22.560. Ne deduciamo che il primo impulso correttivo di una certa importanza che si è visto nell’ultimo mese, è stato per ora rintuzzato. Credo abbastanza probabile che il mercato oggi rimetta alla prova i compratori nuovamente su quel livello. Una tenuta odierna, seguita da un rimbalzo, potrebbe stemperare il clima e rimettere le cose abbastanza in sesto, dato che la settimana andrebbe a chiudersi piuttosto lontana dai minimi e consegnerebbe un’interpretazione del movimento in atto non ancora “correttiva” ma solo “laterale”, lasciando ancora spazio ad ulteriori allunghi la prossima settimana, se dall’America le preoccupazioni si stemperassero. Invece lo sfondamento del livello di 22.400, confermato in chiusura di giornata (e di settimana!), decreterebbe il probabile inizio di una correzione di più ampia portata, che troverebbe un buon obiettivo da raggiungere a quota 21.000, dove c’è un supporto statico ed anche il 38,2% di ritracciamento del movimento rialzista partito il 16 dicembre scorso e per ora arrestatosi a 23.035 il 23 marzo scorso.
Molto, ovviamente dipende dall’umore americano. Come ai bei tempi. 

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