Qualche nuvola dopo tanto sole
28/01/2015 08:38
Con un po’ di ritardo, dovuto all’inebriante arma di “distrazione” di massa utilizzata da Draghi la scorsa settimana, i mercati cominciano pian piano a riflettere che, oltre le aspettative, esiste anche la realtà, con cui occorre fare i conti, almeno ogni tanto.
Sulla questione greca, al fine di addomesticarla, nei giorni scorsi sono state diffuse ampie manifestazioni di fiducia su accordi possibili, mediazioni fattibili, quando non anche indiscrezioni e pettegolezzi su segrete negoziazioni avvenute da mesi, che avrebbero condotto Tsipras ad accontentarsi di un prolungamento delle scadenze e della riduzione degli interessi da pagare ai creditori della Grecia. Il classico osso da rosicchiare dopo aver digrignato un po’ i denti a favore di telecamera. Si è così cercato di accreditare l’ipotesi che il giovane greco assomigliasse al giovane fiorentino, abile ad abbaiare alla luna, e a vendere bene la sua scarsa merce, ma alla fine piuttosto remissivo e non in grado di nuocere allo status quo europeo.
Bisogna ammettere che i primi passi di Tsipras, che si è alleato con la formazione di destra moderata, lasciando fuori dal governo le forze alla sua sinistra, assomigliano abbastanza alle mosse che un anno fa ha fatto Renzi, quando si è alleato con l’algido Alfano ed ha stipulato il misterioso Patto del Nazareno nientemeno che con il pregiudicato Berlusconi.
Però è anche vero che la campagna elettorale di Syriza non si è limitata a proporre di “cambiare verso” all’Europa, ma ha offerto ai greci impegni un po’ più forti e soprattutto precisi, che non concordano per nulla con la “stabilità” dell’Eurozona. Ed anche che ieri Tsipras ha varato il suo governo, dove spicca, al ministero chiave delle Finanze, l’economista Varoufakis, un personaggio tutt’altro che ortodosso, che sicuramente darà filo da torcere ai negoziatori di Bruxelles. E allora, quando ieri il portavoce del partito ha dichiarato nuovamente che il debito è insostenibile e che la Grecia non potrà pagarlo per intero, e subito dalla Germania sono arrivate reazioni piccate ed ostili, le banche greche sono entrate in fibrillazione, nel timore che, prima che vengano introdotti blocchi ai prelevamenti stile Cipro, la fuga dei capitali acceleri ulteriormente, mandandole al tappeto.
La borsa greca ha perso quasi il 4%, trascinando al ribasso anche le borse europee, che hanno chiuso in negativo dopo tante giornate consecutivo di rialzo. Anche in USA il vento sui listini è stato gelido, più di quello che i metereologi si attendevano su New York, che è stata bloccata invano per l’intera giornata.
Gli indici USA hanno ripiegato vistosamente, con SP500 che torna assai più vicino ai minimi di quest’anno che ai massimi storici e prosegue il suo incerto zig-zag in attesa che si capisca qualcosa di più sulla crescita dell’ultimo trimestre del 2014.
Ieri a smussare gli entusiasmi sono piovute con insolità densità parecchie trimestrali peggiori delle attese. Tra esse spiccano Microsoft e Caterpillar, ma non sono state le sole. Si comincia ad intravedere l’effetto negativo su utili e fatturato del lungo rally del dollaro, che complica la vita agli esportatori americani. A compensare un po’ la situazione, a mercati chiusi è arrivata l’ennesima trimestrale record di Apple, grazie all’aumento del 46% delle vendite di Iphone.
E’ presumibile che l’exploit del colosso informatico aiuti oggi un’apertura dei mercati in recupero, ma non dovrebbe diradare tutte le nuvole. Ieri ulteriori dubbi sono stati forniti anche dal dato pesante sugli ordini di beni durevoli di dicembre, che potrebbe rendere deludente la prima stima della crescita dell’ultimo trimestre USA, che arriverà venerdì pomeriggio. Contemporaneamente queste difficoltà renderanno la FED sempre più paziente e rafforzeranno le colombe nel meeting odierno, che non dovrebbe presentare novità.
La giornata odierna si presenta perciò interlocutoria e sarà interessante osservare se le borse europee decideranno di riprendere subito il cammino euforico, oppure continueranno a meditare sulle diverse fonti di incertezza che si parano davanti agli occhi degli investitori.