La Svolta Buona?
13/03/2014 08:31
L’evento clou di ieri, almeno per noi italiani, è venuto a mercati ormai chiusi ed al termine di una giornata borsistica opaca. Mi riferisco alla presentazione del primo miracolo mensile da parte del nostro governo. Renzi, che non poteva evitare di battezzare l’evento con un apposito hashtag su twitter (“#lasvoltabuona”), ha presentato ufficialmente il frutto partorito dal Consiglio dei Ministri con la proiezione di diapositive nella conferenza stampa, farcita delle consuete battute e spiritosaggini che lo contraddistinguono.
Quel che si è visto conferma la capacità comunicativa del Premier, bravo a dare per acquisito anche quel che non è ancora nemmeno abbozzato. Conferma che oltre alla capacità di vendere, in cui eguaglia il Cavaliere suo predecessore, la sua seconda indiscutibile qualità è il decisionismo vulcanico e frettoloso, con cui ricopre chi lo ascolta di progetti e di date. In questo senso la svolta, rispetto al passato, si vede.
Nei paludati palazzi della politica, dove fino a un mese fa i capi di gabinetto e i dirigenti ministeriali la facevano da padroni e dirigevano gli stessi ministri, con i loro veti e le loro preferenze, motivate spesso dal più conservatore dei motivi (”si è sempre fatto così”), si respira in effetti un’aria nuova e travolgente.
Se mi si consente un paragone irriverente, vedo una certa similitudine con il vento del cambiamento che spira oltre le mura del Vaticano. Come Papa Francesco ha sconvolto i riti e le pratiche curiali con la freschezza della sua semplicità, e sta rivoluzionando la Chiesa, percepisco a Palazzo Chigi un analogo tentativo di rivoluzionare la politica italiana con la freschezza del giovanile decisionismo renziano.
Un importante segno di adeguamento , volenti o nolenti, all’aria che cambia è stato anche la clamorosa quanto ridicola giravolta dei sindacati (“Bene Renzi. Ci ha ascoltati”), dopo che fino a poche ore prima contestavano a priori il metodo Renzi, che non li ha nemmeno convocati prima di presentare i provvedimenti, a differenza degli altri governi che hanno sempre comunicato e spesso concordato le manovre con le “parti sociali” prima di vararle.
Non voglio illudermi, né illudere chi legge. Le contraddizioni e lo scollamento tra annunci e realtà permangono. Però il metodo Renzi, che travolge il vecchio modo di concepire la politica, è la miglior speranza per salvare l’Italia e finalmente riuscire a realizzare un recupero di efficienza nella macchina statale. E’ questa la sfida decisiva, quella che fa passare in secondo piano tutti gli altri provvedimenti. La battaglia contro le tre caste (politici, burocrati e giudici), che divorano le risorse del paese e gonfiano la spesa pubblica con costi largamente improduttivi, è l’unica che val la pena combattere, quella che se verrà vinta libererà centinaia di miliardi di risorse da dare a chi realmente porta avanti questo paese e non più a chi lo frena. L’aver sentito Renzi individuare come primo obiettivo dell’azione di governo la lotta contro chi blocca tutte le novità perché “si è sempre fatto così”, infonde un po’ di speranza. Una speranza obbligata perchè se fallirà anche questo tentativo di rinnovare il paese, non è detto che ci venga datala possibilità di provarne un altro.
La partita contro le caste sarà durissima e con esito tutt’altro che certo. Basti pensare alle difficoltà che avrà la legge elettorale ad essere approvata al Senato e a quanto sarà difficile che i senatori approvino l’abolizione stessa del Senato, che inizierà il suo iter costituzionale tra pochi giorni, per giungere in porto entro il prossimo anno. L’esercito dei burocrati è una piovra tentacolare in grado di invischiare e forse neutralizzare ogni tentativo di abbattere privilegi e strutture di potere ministeriali in grado di divorare la buona volontà degli stessi ministri, quando c’è. La casta dei giudici potrebbe di fatto abbattere a suon di interpretazioni e pronunciamenti, come ha fatto in passato più volte, parecchi tentativi di riformare lo stato.
Ma finalmente c’è un governo che pare intenzionato a combattere, invece di piegarsi come tutti quelli precedenti, da Monti a Letta, alla tirannia dello status quo.
Sarà importante che Renzi colga qualche risultato economico nel frattempo, per consolidare ed accrescere il consenso popolare, che sarà la vera arma in grado di scardinare le resistenze al cambiamento strutturale in chiave anti-casta. Altrimenti potrebbe concludersi con un clamoroso fallimento l’avventura politica del giovane ed ambizioso fiorentino. E con esso anche l’Italia probabilmente affonderebbe.
Ecco perché siamo costretti a fare il tifo per Renzi e digerire i suoi eccessi di protagonismo, di populismo e di superficialità che lo rendono a volte un po’ fastidioso.
Nel merito dei provvedimenti concreti che interessano la vita degli italiani, va comunque notato che di pronto fino all’ultimo dettaglio, ieri, non è uscito molto. Soltanto un decreto con alcune norme per favorire le assunzioni e il piano casa. Tutto il resto è rappresentato da disegni di legge da presentare in Parlamento e progetti ancora da riempire di concreti dettagli. Anche il tanto sbandierato taglio dell’Irpef, che ha rispettato le previsioni, viene rinviato a maggio (così i 1000 euro all’anno si ridurranno per il 2014 a 667).
Nulla di chiaro è stato detto sulle coperture, poiché vanno discusse e concordate con l’Europa. Penso comunque che sarà molto difficile strappare concessioni per sforamenti del deficit che non sono state date a Letta e Saccomanni. Se Renzi riuscirà a convincere l’Europa, allora potrà avere ufficialmente la tessera onoraria dell’associazione dei maghi ed illusionisti.
C’è poi tra i progetti anche il taglio dell’IRAP finanziato con l’ennesimo aumento dell’imposta sulle rendite finanziarie. Si dice che in questo modo si adeguerà il prelievo sulla finanza a quello che vige nel resto d’Europa. In realtà il prelievo italiano dopo questo provvedimento supererà di gran lunga la media europea, perché all’imposta sui redditi da capitale e a quella sulle plusvalenze occorre aggiungere anche la mini-patrimoniale sui depositi amministrati e la Tobin Tax, che tosano ulteriormente chi gestisce i propri risparmi e trasformano l’investitore italiano in una vacca da mungere fino allo sfinimento.