Rottamatore o Rigeneratore?
24/02/2014 08:36
La settimana scorsa, per l’indice azionario americano SP500, si è conclusa vicino ai precedenti massimi assoluti, ma non oltre. Il mercato venerdì ha puntato per la seconda volta quota 1.851, ma è riuscito ad arrivare soltanto a 1.846. Poi sono scattate le classiche prese di beneficio che lo hanno trascinato giù di una decina di punti. La decisione circa il ripristino del trend rialzista di breve periodo mediante il superamento di massimi assoluti oppure il ripiegamento in uno stallo che si esprima nel trading range compreso tra 1.738 (minimo della correzione di gennaio) e 1.851 (massimo assoluto realizzato prima della correzione), è stata rimandata.
Intorno a questo dilemma si giocherà la settimana corrente ed il destino delle prossime. Il mercato si trova nella tipica condizione del ciclista. Deve continuamente pedalare perché se la velocità decelerasse al punto di fermarsi, la caduta sarebbe inevitabile.
Il nostro mercato italiano, in aggiunta agli stimoli che provengono dalle altre borse, dovrà valutare il nuovo Governo Renzi, che è stato presentato venerdì sera, ha giurato sabato ed oggi si presenterà al Senato con il primo discorso programmatico e la richiesta di Fiducia.
Il mercato azionario italiano, come l’opinione pubblica e la stampa italiana in generale, finora è stato benevolo con le ambizioni di Renzi ed ha accompagnato tutto il processo di siluramento di Letta e l’avvicinamento al potere del “ragazzo”, come lui stesso si è autodefinito, mettendo in mostra una performance migliore degli altri mercati europei ed anche delle stesse borse americane. Lo spread si è stabilizzato sotto i 200 punti, evidenziando una certa tranquillità per la stabilità politica italiana.
Personalmente, al di là di quanto finora i mercati ci mostrino, non mi pare che l’impresa di Renzi mostri tutta quella brillantezza che gli viene attribuita.
Il governo presentato, nei nomi, perché nelle azioni lo vedremo in futuro, è stato francamente deludente. Nessuno dei grossi nomi di svolta che la stampa evocava si è poi visto nella lista.
Renzi ha fatto il solito compitino giovanilista, abbassando l’età media dell’esecutivo, ed ha assegnato a donne la metà dei ministeri. Le novità finiscono lì, poiché francamente nei posti chiave (Economia, Sviluppo, Interni e Giustizia) ha messo personaggi che puntano a rassicurare l’Europa, Berlusconi e il Nuovo Centro-Destra, con Alfano che risulta il vero vincitore del braccio di ferro della vigilia, avendo confermato 3 ministri su 4 nei medesimi posti di prima. Il siluramento della Bonino e la mancata nomina di Gratteri in chiave anti-mafia hanno poi abbassato ulteriormente il tono della compagine, che francamente appare a prima vista inferiore al precedente governo Letta.
Renzi ci ha ormai abituati ad un comportamento piuttosto strano, che ha proposto dapprima nella trattativa con Berlusconi sulla riforma elettorale, poi in quella con Alfano. Grandi aspettative e grandi annunci prima della trattativa, concessioni piuttosto forti all’avversario, commento finale che si fa quel che si può ma comunque ce la faremo.
Sembra quasi che la sua autostima smisurata lo porti a credere che comunque basti la sua presenza alla guida per garantire il successo. Anche nella compagine governativa si è rivisto quel che già aveva mostrato nella scelta dei membri della segreteria di Governo. Facce nuove, giovani, femminili e magari anche carine, ma senza esperienza, quasi a far risaltare maggiormente il suo carisma.
Non penso che nel discorso programmatico ci farà intravedere tanti contenuti. Credo che girerà ancora intorno al medesimo concetto del nuovismo, del bisogno di cambiare verso e lancerà ancora slogan, magari mettendoci delle improbabili date di svolgimento. Parlare di riforme senza dire in che cosa consistano è troppo facile. Pertanto credo che lo farà, condendo gli slogan con battute per strappare gli applausi. In questo è un talento naturale.
Del resto promesse generiche e speranze di grandi cambiamenti in queste settimane di travolgente ascesa del rottamatore ne abbiamo sentite parecchie. Nei fatti sembra che l’unica vera rottamazione abbia riguardato il suo partito, ormai miseramente ridotto a ratificare a capo chino le sue scelte, mentre gli avversari sono stati tutti rigenerati, a partire dal Cavaliere, che è stato riportato al centro della scena, e benedice il suo avversario come se fosse il suo vero delfino, per non parlare di Alfano, beneficiato di un ruolo forse ancor più decisivo di quel che aveva nel governo Letta. Verrebbe quasi da battezzarlo rottamatore degli amici e rigeneratore degli avversari.
Se queste sono le novità, si capisce bene la stizza di Letta, che si trova defenestrato da un governo peggiore del suo.
Stiamo comunque a vedere che cosa il ragazzo tirerà fuori dal cilindro. Sperando che Graziano Delrio, che mi sembra dotato di grande buon senso, riesca a frenarne le esuberanze giovanili ed incanalarne le immense ambizioni nella giusta direzione.
Dopo aver passato 20 anni a subire le fanfaronate di un brianzolo che le sparava grosse mentre il fido maggiordomo passava dopo di lui a risolvere le gaffes, speriamo di non rivedere il medesimo film in dialetto fiorentino.