Smisurate Ambizioni
17/02/2014 08:39
La settimana della ripresa dalla correzione si è chiusa con un Venerdì caratterizzato da tutte le borse occidentali in rialzo. A dar la spinta è stato dapprima il dato preliminare sul PIL dei paesi europei dell’ultimo trimestre 2013, giunto in mattinata. Per Eurolandia è stato comunicato un risultato di +0,3%, in crescita dalla precedente rilevazione e anche superiore di un decimale alle attese del Consensus degli analisti.
Sia la Francia che la Germania hanno battuto le attese con crescite trimestrali rispettivamente di +0,3% e +0,4% e persino in Italia si è registrato un più flebile +0,1%, come da previsioni, che però giunge dopo ben 9 trimestri ininterrotti di calo del PIL.
I media hanno girato il coltello nella piaga di Letta facendo notare la beffa che i dati ufficiali gli hanno giocato. Quella ripresa che l’ormai ex premier ha annunciato fin dal giorno del suo giuramento, è stata certificata proprio il giorno delle sue dimissioni. Ad essere sinceri ci vuole un certo coraggio a parlare di ripresa accontentandosi di uno striminzito decimale positivo dopo aver perso oltre 4 punti di PIL nei due anni precedenti. Sembra più una stabilizzazione. Però è sempre meglio che la continuazione della caduta.
La giornata si è perciò messa sul bello fin dal mattino, per poi proseguire ben intonata, anche grazie alla volontà americana di proseguire sulla via del recupero dei massimi di metà gennaio, nonostante il brutto dato sulla produzione industriale di gennaio, risultata inaspettatamente in significativo calo (-0,3%) contro le previsioni (+0,2%) stimate dagli analisti.
In USA si tende a dar la colpa dei bruti dati, che giungono da qualche settimana, alle tempeste di gelo che stanno attanagliando la costa atlantica in questo inverno tra i peggiori della storia americana. Giustificando col meteo la battuta d’arresto di produzione ed acquisti dei consumatori (che però erano scesi già a dicembre, e lì non c’era ancora il gran gelo), si dà libero sfogo alle aspettative che quando risalirà la temperatura, salirà anche la febbre consumistica e farà tornare la crescita USA sui ritmi dell’estate scorsa, ben superiori al +3% annualizzato, mentre ora si fatica a vedere il +2%.
L’indice SP500 ha così vissuto un’altra seduta al rialzo ed ha chiuso giornata e settimana a 1.838, a soli 12 punti dai massimi del 15 gennaio scorso.
Anche il Dax tedesco ha proseguito la sua marcia di avvicinamento ai massimi, che distano poco più di un punto percentuale, come pure l’indice Eurostoxx50 delle blue chips europee, a cui ne mancano quasi 2.
Il nostro Ftse-Mib, contagiato dalla fretta che, in questi giorni di apoteosi renziana, sembra essere diventata il tratto distintivo del nostro paese, ha recepito tutta l’aspettativa redentrice che si ripone nel ex Sindaco e tra poche ore neo-premier. Con l’ennesima prestazione migliore d’Europa, i precedenti massimi di area 20.200 sono stati bruciati ed il galoppo ha già raggiunto una importantissima resistenza dinamica, che passa oggi proprio da area 20.500. Si tratta della trend line discendete che unisce i massimi del 2009 (picco del forte rimbalzo realizzato dopo il crollo della grande crisi) e quelli del febbraio 2011 (picco da cui partì la grande discesa dovuta alla crisi dell’euro e dello spread).
Il superamento di questa trend line darebbe anche graficamente l’impressione di uscita dal tunnel e potrebbe segnare una svolta storica, rappresentata dalla rottura rialzista della figura di enorme triangolo costruito a partire dal marzo 2009. Se avvenisse e fosse confermata dalla capacità di mantenersi stabilmente al di sopra di questa quota, gli obiettivi sarebbero di portata molto ampia. Dapprima l’arrivo in area 23.300, poi 24.500 e poi l’obiettivo finale di lungo periodo a 32.500 punti. Il nostro indice si candiderebbe ad essere l’oggetto del desiderio dei grandi fondi hedge a caccia di storie da cavalcare. Una ”smisurata ambizione” non c’è che dire. L’analogia con quella di Renzi è evidente, al punto da risultare inscindibile.
La marcia trionfale dell’indice verso valori che ha abbandonato da parecchi anni sarà possibile nella misura in cui Renzi, che a partire da oggi riceverà le chiavi dell’Italia, saprà trasformare in realtà le promesse di restituire un futuro al nostro paese. Per ora abbiamo udito molti slogan e battute ad effetto, utili a creare aspettative ed entusiasmo, dare sovraesposizione mediatica e a far salire parecchi sul carro del vincitore. Vale per Renzi ed anche per l’indice di Borsa.
Adesso però viene il difficile. Il grande sognatore sta già assaggiando in queste ore le difficoltà della politica romana. Dapprima le defezioni di alcuni grandi nomi che non accettano di impegnarsi direttamente nel governo. Poi le pressioni dell’establishment e dei poteri forti europei ed americani, che non gradiscono un altro tecnico al ministero dell’economia e sembrano bruciare la candidatura di Lucrezia Reichlin. Infine le impuntature di Alfano e dei partitini che vogliono strappare poltrone ed allunare i tempi della trattativa.
Insomma: Renzi, che è sveglio, avrà già capito che costruire un progetto rivoluzionario in grado di eliminare le innumerevoli incrostazioni che bloccano il paese è assai più difficile che rottamare un’intera classe politica. Anche perché i rottami spesso finiscono in mezzo alle ruote e possono far deragliare anche il carro del presunto vincitore.