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Il caos americano impressiona più di quello italiano
01/10/2013 08:26

Mentre la crisi di governo in Italia si trascina alla conta finale di mercoledì prossimo, il circo mediatico si affanna per documentarci su tradimenti annunciati, poi ritrattati, poi di nuovo possibili, telefonate farneticanti del Cavaliere su Napolitano, seguite da dure note quirinalizie, scouting di Letta per salvare la poltrona ed immancabili insulti di Grillo al mondo intero.
Chi credeva che l’Italia fosse l’unico triste esempio di decomposizione politica nel mondo occidentale è bene però che volga il suo sguardo anche oltre oceano, negli USA, dove si sta giocando una confusa partita politica sull’orlo del burrone che gareggia quasi alla pari con gli scellerati teatrini politici nostrani.
Il tiro alla fune tra repubblicani e democratici sull’approvazione del Budget Federale (che equivale alla nostra Legge di Stabilità, che una volta si chiamava Legge Finanziaria) per il nuovo anno fiscale, che inizia oggi, si è protratto senza vincitori fino al suono del gong della mezzanotte (le ore 6 di stamane in Italia).
L’incapacità di accordarsi ha decretato l’automatico “shutdown”, cioè il blocco dell’attività ordinaria dello stato federale, che oggi potrà svolgere soltanto le funzioni essenziali, secondo un piano di emergenza annunciato da Obama, mentre saranno chiuse per mancanza di fondi un sacco di funzioni statali secondarie. La saracinesca sarà abbassata per tutti i musei, i parchi naturali, gli sportelli ministeriali fino a quando non verrà approvato il budget. Si stima che circa 800.000 dipendenti pubblici saranno temporaneamente sospesi dagli incarichi e dallo stipendio.
Non era mai successo negli ultimi 20 anni. Ma non è che l’inizio, dato che, se verrà trovato l’accordo nei prossimi giorni su questa vicenda, la partita si ripeterà comunque nelle prossime settimane su un nuovo terreno di gioco: entro il 17 ottobre dovrà essere innalzato il tetto del debito, che è stato ormai raggiunto a 16.700 miliardi di dollari. Se non si troverà anche qui un compromesso per alzarlo saranno bloccati tutti i pagamenti e decretato il default tecnico della principale potenza mondiale.
La situazione americana, più della crisi nostrana, ha preoccupato ieri le borse, tutte in negativo, secondo le attese, mentre il tanto temuto crollo della nostra Piazzaffari si è visto soltanto in apertura di seduta, quando gli operatori hanno dovuto digerire le notizie del week-end. Poi, pian piano, le scommesse su un esito positivo del voto di fiducia a Letta, grazie al possibile sfaldamento del partito berlusconiano, hanno cominciato a richiamare qualche acquisto che ha fatto tornare lo spread al di sotto di quota 270 e ha ridotto la perdita del FTSE-MIB a livelli non troppo distanti da quelli medi degli altri indici europei, intorno al punto percentuale di calo.
La giornata odierna si presenta perciò molto confusa e condizionata pesantemente dalle notizie politiche italiane ed americane. Le novità che verranno sono in grado di procurare ampia volatilità e reazioni improvvise. Forse l’idea più saggia oggi è di stare il più possibile alla finestra.

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