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Una gestione attiva per evitare il crollo?
10/11/2003

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Sull’ultimo numero uscito ho presentato i presupposti metodologici di una simulazione di gestione attiva sui Fondi Comuni d’Investimento, effettuata sul periodo 1999-2002. Si vuole in tal modo rispondere alla domanda se una gestione di Fondi che movimenti il patrimonio tra i vari comparti avrebbe performato meglio del classico “compra e tieni”, seguito dalla massa dgli investitori. Ho ipotizzato due diverse modalità di gestione: la prima, detta “aggressiva”, consiste nello spostamento dell’intero patrimonio tra i comparti “Azionario Italia” e “Monetario Euro” a seconda dei segnali automatici generati da un sistema di trading che si basa su alcuni semplici indicatori di Analisi tecnica applicata all’indice genrale Comit del mercato azionario italiano. La seconda, chiamata “Conservativa” mantiene comunque ferma e bilanciata la metà del patrimonio ed effettua gli switch tra comparto “Azionario Italia” ed “Obbligazionario Euro” con il 50% del capitale iniziale. Sono poi state scelte condizioni operative (commissioni, tempistiche operative, scelta del fondo) estremamente realistiche, in modo da ottenere risultati che non possano essere accusati di essere validi solo a tavolino.

Eccoci finalmente ai risultati.

La tabella a fianco mostra il risultato ottenuto dalle due tecniche di gestione attiva e lo confronta con la performance ottenuta dai fondi Azionari Italia, Bilanciati ed Obbligazionari Euro nel medesimo periodo.

Ogni commento può apparire superfluo. Infatti, a fronte di un buon risultato del comparto obbIigazionario (ma nel ’99, in piena bolla da new economy, quale promotore consigliava di comprare fondi obbligazionari e tenerli fermi 4 anni?), si vede la performance assolutamente deludente dei fondi azionari ed anche dei fondi bilanciati. Al loro confronto le due gestioni attive, quella conservativa con un +4,60%, ma soprattutto quella aggressiva, con oltre il 27% di performance, mostrano tutta la loro superiorità. Nella tabella riporto anche quanto si sarebbe ottenuto se gli spostamenti si fossero effettuati a commissioni zero (no load). Mi risulta infatti che sul mercato ci siano società di gestione che permettono di effettuare gli switch a commissioni zero. La gestione aggressiva, in assenza di commissioni balza all’invidiabile risultato di quasi il 56% nei 4 anni. Considerando che per larga parte del periodo ha regnato l’orso sulle borse, fate un po’ voi…

Un altro aspetto degno di nota è la bassa rischiosità della gestione attiva. Contrariamente a quanto molti pensano, cioè che gestire in modo dinamico il proprio portafoglio fondi espone al rischio dell’imprevedibilità dei mercati, il grafico dell’andamento della gestione aggressiva ci mostra esattamente il contrario. La curva della progressione della performance mostra ben pochi avvallamenti, e soprattutto molto contenuti. E’ un risultato che dipende direttamente dal metodo adottato, di uscire dall’azionario appena viene rilevato un cambiamento nel trend. Diciamo che viene attuato automaticamente lo stop loss. In tal modo le operazioni sbagliate, che sono 3 su 9, non fanno male più di tanto. Infatti la massima perdita del periodo (che tecnicamente si chiama drawdown) è stata del 7,3% dal 26/3 al 15/7/2002. Rischiare il 7% per guadagnare il 56% mi sembra un ottimo rapporto tra rischio e rendimento.

Un altro aspetto degno di nota è che se si attua una gestione attiva, bisogna farlo in modo aggressivo. La differenza di performance tra la simulazione che sposta sempre l’intero patrimonio, chiamata aggressiva, e quella che invece “prudentemente” sposta soltanto metà patrimonio, lasciando l’altra metà investita in modo bilanciato per tutto il periodo, chiamata conservativa, è decisamente favorevole alla prima. Direi che viene dimostrato che è meglio essere prudenti spostando l’intero patrimonio quando il trend è sfavorevole, piuttosto che esserlo mediante quella diversificazione statica che viene sempre consigliata ai risparmiatori come miglior forma di protezione del risparmio.

L’ultima considerazione che emerge è il peso ragguardevole delle commissioni sulla performance finale. Nella simulazione si vede un deciso miglioramento del risultato se non si applicano commissioni. Direi che addirittura si potrebbero attuare gestioni ancora più dinamiche, con più spostamenti e migliori performances se non ci fosse il peso delle commissioni, che in tal caso si mangerebbero tutta la sovraperformance. Bisogna anche notare, per fortuna, che nella simulazione ho ipotizzato una struttura commissionale abbastanza pesante. Nella realtà non è difficile trovare società di gestione del risparmio che offrono gli switch a costi molto più bassi di quelli da me ipotizzati. Alcune addirittura arrivano ad un costo assai vicino a zero.

L’ultima considerazione è una domanda: se le cose stanno così, perché mai in tutti questi anni si è continuato a proporre gestioni passive sui fondi e nessuno (o quasi) si azzarda ad attuare sui fondi una modalità operativa più dinamica?

Questa domanda la giro a Voi lettori. Attendo fiducioso commenti e considerazioni.

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