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Questione di Fiducia
21/09/2006

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Il lento avvicinamento dei massimi annuali da parte delle principali borse mondiali è proseguito per un’altra settimana senza particolari tentennamenti. Tutti gli indici azionari più seguiti si trovano a poca distanza da quei livelli che a maggio sembravano essere il top di lungo periodo.
Il più importante di essi, cioè l’indice SP500 che esprime il mercato americano è riuscito oggi a portarsi proprio ai massimi e per qualche momento ha addirittura superato il livello segnato il giorno 8 maggio, prima della correzione estiva ormai pienamente recuperata.
Il fatto che proprio dall’America vengano segnali di forza depone a favore di una estensione della positività alle altre borse, se i prossimi giorni confermeranno la capacità di SP500 di stare al di sopra di 1327 punti. Il comportamento dei mercati ha dell’inspiegabile dal punto di vista dei fondamentali.
Infatti la maggioranza degli esperti definisce come inevitabile un cerrto rallentamento economico, che sarebbe già in atto e si dovrebbe accentuare nei prossimi trimestri. Non sono pochi a parlare addirittura di rischi di recessione in Usa nel 2007, se l’indebolimento del mercato immobiliare dovesse proseguire. La curva dei tassi di interesse sulle varie durate espressa dal mercato obbligazionario è da tempo ormai chiaramente invertita, ed anche questo è interpretato generalmente come presagio di recessione.
Spiegare com motivazioni logiche il perché i mercati azionari continuino a salire non è affatto facile.
Credo che in questi giorni stia prevalendo la convinzione che la Federal Reserve saprà evitare l’avvitamento dell’economia e magari comincerà a tagliare i tassi più presto del previsto, se necessario.
Anche i timori di inflazione si stanno affievolendo grazie al deciso calo dei prezzi del petrolio, che stanno ormai atterrando verso quota 60 dollari, quando solo due mesi fa stavano vicinissimi a quota 80 e tutti davano per ineluttabile l’arrivo a 100.
A placare la speculazione sull’oro nero sembra essere la chiara percezione che nella partita pgeopolitica dell’anno tra USA ed Iran circa la determinazione di quest’ultimo a diventare potenza nucleare, Bush, dopo le minacce dei mesi scorsi, sembra ora rassegnato ad abbaiare ma non a mordere. Anche perché sembra che la determinazione delle altre potenze a fermare l’Iran sia piuttosto scarsa. Pare proprio che agli americani di guerre fatte da soli basti quella irakena, che assomiglia sempre di più al Vietnam. I leader iraniani hanno capito bene l’antifona e possono cisì esprimersi nell’arte del temporeggiamento e del diversivo per far passare i mesi, in attesa nmagari che Bush perda le elezioni parlamentari di novembre e si ritrovi “anatra zoppa”. Se così sarà, non si è mai vista un’anatra zoppa iniziare una guerra.
Se non ci si metteranno gli uragani è difficile ipotizzare un rapido ritorno da parte del petrolio oltre i 70 dollari. Non che a 60 i prezzi siano bassi, ma certo le pressioni inflazionistiche, che già si sono rivelate non eccessive quando le quotazioni erano a livelli superiori, non dovrebbero acuirsi.
Pertanto sui mercati sembra che si giochi la carta speculativa del rallentamento controllato e tutto sommato breve dell’economia americana, che consentirebbe agli utili societari di mantenersi piuttosto forti e di non flettere più di tanto. Considerando che, grazie alla forte crescita passata dei profitti, le valutazioni azionarie sono ancora abbastanza a buon mercato per molte società, ecco lo spazio per tentare un ulteriore allungo delle quotazioni.
Vedremo nuovi massimi dappertutto ed il ripristino del trend rialzista per i prossimi mesi?
Chissà. A differenza di altre volte in questo frangente la salita è decisamente tranquilla e priva di impulsi euforici, quasi come se il rialzo avvenisse in punta di piedi per non svegliare nessuno dal sogno.
A prima vista può sembrare un indice di scarsa convinzione. Ma non è detto. In giro di liquidità da investire ce n’è molta. Oltretutto parecchi investitori nei mesi estivi, spaventati dallo scrollone di maggio, hanno ridimensionato le posizioni sull’azionario. Se si torna oltre i massimi parecchi si vedranno costretti a rincorrere il mercato e si precipiteranno a comprare. Alimentando così un nuovo allungo delle borse. A patto però che Mr. Bernanke riesca a tenere ben salde le mani sul volante.

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