Flirt con i massimi
14/09/2006
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Prosegue la danza dei mercati verso i massimi dell’anno, che continuano ad avvicinarsi, pur tra incertezze e mini-correzioni.
Gli investitori non credono ancora alla possibilità di recessione, o perlomeno di forte stagnazione del ciclo economico americano e mondiale.
E’ una situazione che spesso accade sui mercati. Le inversioni di trend di lungo periodo sono molto meno frequenti di quel che si pensi.
Avviene una sorta di effetto di trascinamento, portato forse dall’abitudine al trend in atto, che rende difficile l’inversione di trend.
Pensiamo a quel che accadde sul mercato azionario americano nel periodo 1995-2000.
Il forte movimento rialzista, che col senno di poi tutti ora definiscono “bolla speculativa”, durò per ben 5 anni e portò l’indice SP500 a triplicare di valore (da circa 450 punti dell’inizio del ‘95 a oltre 1500 di inizio 2000).
In quegli anni non mancarono quelli che gridarono “al lupo!”.
Lo stesso Greenspan si mostrò più volte preoccupato dell’esuberanza irrazionale dei mercati. L’economia americana vide un periodo di 5 anni di espansione economica con tassi di crescita da paese emergente. Tutti sapevano che non avrebbe potuto durare all’infinito.
Ma nonostante ciò non bastarono a frenare i mercati né il mutamento di politica monetaria dela Federal Reserve, che portò i tassi ufficali progressivamente fino al 6%, né i primi segnali di rallentamento economico che apparvero nel ’99. Ci fu una specie di effetto illusorio di trascinamento, che spinse gli operatori a non credere che il bel gioco sarebbe finito e a confidare nell’atterraggio morbido dagli eccessi promesso da Greenspan. Nemmeno il violento crollo che costò all’indice oltre il 10% di calo in 3 giorni nel mese di aprile del 2000 bastò a convincere che la festa era finita. Il mercato recuperò quasi tutta la perdita nei mesi successivi e ad inizio settembre si riportò oltre quota 1500, vicino al massimo assoluto. Nel frattempo Geenspan aveva interrotto il rialzo dei tassi poiché dall’economia reale giungevano segnali di rallentamento sempre più evidenti. La vera presa di coscienza che il toro era stato sconfitto dall’orso venne solo nei mesi successivi, a rallentamento ormai conclamato, quando l’indice SP500 iniziò a percorrere un canale discendente che durò molti mesi. Ma cominciava ad essere un po’ tardi per uscire. Infatti la maggior parte degli investitori, specialmente i piccoli risparmiatori, rimasero con i loro scheletri nell’armadio e subirono le batoste dei due anni seguenti.
Fatte le dovute proporzioni salta agli occhi un bel numero di analogie con la situazione odierna.
Siamo ormai al termine del quarto anno di ciclo rialzista, in cui ogni correzione è stata occasione di acquisto. L’economia americana ha messo a segno tassi di crescita da paese emergente. La Federal Reserve ha iniziato da tempo una manovra restrittiva sui tassi, portandoli fino al 5,25%, fermandosi in estate, dato che dall’economa reale si intravvedono segnali di rallentamento. I mercati però sono saliti fino a maggio senza alcuna preoccupazione. A maggio c’è stata una violenta presa di beneficio che in pochi giorni ha fatto perdere al mercato quasi il 10%. Tuttavia i mercati, dopo un po’ di agitazione a giugno, hanno ripreso a confidare nelle capacità di controllo di Bernanke e soci e sperano nell’atterraggio morbido. Così l’estate ha portato il recupero ed il ritorno quasi a contatto con i massimi di maggio. E siamo a settembre.