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L'atterraggio Morbido
07/09/2006

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Al ritorno dalle vacanze ci ritroviamo, tanto per cambiare, con i mercati che nel loro insieme ci forniscono indicazioni contradditorie.
Avevamo lasciato a inizio luglio i mercati azionari ed obbligazionari assai più in basso di quanto non siano ora. L’estate quest’anno, a differenza di parecchie altre volte nel recente passato, ci ha quindi portato un periodo piuttosto positivo.
Le borse azionarie hanno ormai quasi del tutto recuperato lo scivolone di maggio e giugno e, chi più, chi meno, si sono riportati ad un soffio dai massimi dell’anno. Anche i mercati obbligazionari hanno inanellato un periodo con i fiocchi, che ha permesso ai tassi di interesse decennali di scendere sotto il 4% in Usa e quasi al 3,70% sul Bund tedesco.
Siamo tornati ai livelli di 3 mesi fa per l’azionario e di 6 mesi fa per l’obbligazionario, come se nulla fosse successo, sebbene in questi mesi le indicazioni provenienti dall’economia e dalla politica monetaria siano state ben chiare. Ci troviamo infatti con l’economia USA che tre mesi fa aveva appena comunicato un ritmo di crescita ben superiore al 5% annuo, mentre ora viaggia sotto il 3%, mentre 6 mesi fa i tassi di interesse a breve americani erano oltre un punto più bassi. Eccesso di pessimismo allora, oppure di ottimismo oggi? Vi è un altro aspetto abbastanza curioso.
Se ci limitiamo all’analisi dei mercati USA, che sono il faro che guida l’andamento di tutti gli altri, dall’andamento rialzista delle quotazioni azionarie ed obbligazionarie emerge lampante una contraddittoria previsione che gli operatori di quei mercati forniscono circa le prospettive economiche future e la diversa credibilità che sembrano concedere alla politica della Federal Reserve.
Il fatto che il mercato obbligazionario abbia limato abbondantemente i rendimenti a lungo termine mentre quelli a breve subivano un ulteriore e forse ultimo ritocco all’insù, ha prodotto una curva dei tassi che, se in Europa appare abbastanza “appiattita”, in USA è ormai chiaramente, e sempre più, “invertita”. Il denaro a lungo termine costa assai meno di quello a breve.
Dall’anomalia ci viene un messaggio assai chiaro. Gli operatori dei Bonds nutrono preoccupazioni opposte a quelle manifestate dalla Federal Reserve: non solo l’inflazione non fa affatto paura, ma quel che essi temono è un forte rallentamento futuro dell’economia americana o persino una recessione. Esattamente il contrario di quel che Bernanke vuole comunicare, e cioè che l’economia sta rallentando, ma lentamente e senza allontanarsi troppo dal potenziale di crescita, per cui permangono rischi di inasprimento dell’inflazione. Potremmo essere alla fine della manovra di rialzo dei tassi ma la guardia va tenuta alta. Le prospettive future sono quindi quelle tipiche dell’atterraggio di un aereo ben pilotato. Niente scossoni e crescita sostenibile.
I mercati azionari, passata la paura per il brutto scivolone di maggio, sembrano invece propensi a credere a Bernanke e continuano a far salire i prezzi nella convinzione che il rallentamento non sarà affatto pesante ed il trend di crescita degli utili societari si calmerà un po’, ma verrà mantenuto anche nei prossimi trimestri. Se poi Bernanke dovesse effettivamente concludere la fase dei rialzi e magari il prossimo anno facesse qualche ritocco all’ingiù, tanto meglio. Arriverebbe nuova liquidità sulle azioni.
Siamo quindi nuovamente ad un bivio, che vedrà qualcuno guadagnare quattrini ed altri pentirsi delle scelte di investimento di questi mesi estivi.
Quel che è certo è che, al di là di un breve periodo, come l’attuale, in cui i mercati sembrano premiare qualunque scelta d’investimento, la resa dei conti dovrà venire e l’economia USA dovrà fornire delle risposte, che accontenteranno gli investitori in bonds oppure quelli in azioni, ma certo non entrambi.
Siamo solo all’inizio. La politica restrittiva inaugurata nel 2004 da Greespan sta solo adesso cominciando a mordere ed i suoi effetti si aggiungono a quelli, che si fanno sempre evidenti, del rallentamento del mercato immobiliare.
Per ora l’atterraggio è morbido, ma è appena iniziato. Sulla pista le buche non mancano (mercato immobiliare, petrolio, situazione mediorientale e braccio di ferro con l’Iran, terrorismo… per citarne qualcuna senza voler esaurire l’elenco).
Speriamo nel nuovo pilota.

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