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IL DILEMMA DELL'ESTATE
01/08/2022

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Il mese di luglio ha portato un po’ di ristoro ai mercati finanziari.

Dopo il semestre iniziale del 2022, terribile come tutte le fasi di mercato orso, in luglio abbiamo osservato il significativo rimbalzo dei mercati azionari occidentali, con la realizzazione di significative performance mensili (+8% l’indice USA SP500 e +11,8% il tecnologico Nasdaq100; +7,5% l’indice Eurostoxx50, che sintetizza l’azionario di Eurozona). Gran parte del risultato mensile  è stato  realizzato grazie al contributo notevole dell’ultima settimana del mese, chiamata a valutare la riunione della FED e la prima stima del PIL USA del secondo trimestre, che è stata sorprendentemente in calo, come la rilevazione del primo trimestre.

Può destare una certa perplessità osservare mercati azionari tornati euforici in coincidenza con un rialzo dei tassi americani al 2,50%, cioè con un ritocco da +0,75% che, aggiunto a quello analogo di giugno, porta il rialzo a +1,5% in poche settimane, e con un PIL che ha sancito, provvisoriamente e salvo revisione successiva, l’ingresso statistico degli USA in recessione tecnica (almeno due trimestri consecutivi di calo del PIL).

Dico subito che se l’attuale fotografia della situazione monetaria ed economica rappresentasse la parte iniziale o centrale di un percorso di crescita dei tassi ancora lontano dai suoi massimi, e di contrazione economica appena agli inizi, il comportamento dei mercati non avrebbe alcun senso.

Ma i mercati, che hanno per funzione istituzionale quella di mettere nei prezzi le aspettative sul futuro, non la pensano così.

Per prima cosa non credono alle parole di Powell. Questi ha sostenuto solo mercoledì scorso che anche in ognuna delle ultime 3 riunioni FED di quest’anno (settembre, novembre e dicembre) si dovrebbe assistere ad un aumento dei tassi, che dipenderà dai dati che nel frattempo arriveranno sull’inflazione, ma di cui ritiene plausibile l’arrivo a fine anno dalle parti del 3,5%, dove potrebbero rimanere per un po’ o addirittura potrebbero salire ancora se l’inflazione (nella versione core e PCE, edulcorate dall’esclusione dei prezzi di energia ed alimentari freschi) convergerà troppo lentamente verso il livello desiderato del 2%.

I mercati invece pensano che la discesa delle materie prime che si è vista da maggio in poi e lo smaltimento dei ritardi di consegna dovuti ai molti colli di bottiglia logistici, dovuti alle varie ondate di pandemia Covid, cominceranno a moderare la spinta inflattiva da costi, mentre i segnali di recessione e di rallentamento del consumismo americano terranno a bada la spinta inflattiva da domanda. Inoltre, l’arrivo della recessione, che sarà eventualmente certificato solo a posteriori e tra alcuni mesi dal NBER americano, l’organismo che ha questo compito, spingerà la FED a concludere in anticipo la battaglia all’inflazione per volgere le sue armi contro la recessione. In tal caso le armi saranno opposte a quelle usate contro l’inflazione. Il mercato prevede ora che già nella prima parte del 2023 i tassi torneranno ad essere tagliati, il Tightening (riduzione della montagna di titoli obbligazionari nel portafoglio FED) verrà sospeso e lascerà il campo al ritorno del Quantitative Easing, magari con nome diverso ma con sostanza pressoché uguale a quella che ha gonfiato la bolla speculativa rialzista sull’azionario fino alla fine del 2021.

Per rispondere all’obiezione che, in caso di recessione, anche gli utili societari dovranno subire una sforbiciata non indifferente rispetto alle attuali previsioni, che ancora stimano una crescita del 10% da qui ad un anno, i mercati guardano alle trimestrali che sono arrivate nelle ultime due settimane. Su quasi metà delle società di SP500 che hanno presentato i conti, non sono mancate le delusioni. Ma quasi tutti i grossi big della tecnologia (Apple, Amazon, Alphabet, Microsoft, Tesla) che pesano moltissimo su SP500, oltre che sul Nasdaq100, non a caso tornato sugli scudi, hanno mostrato ancora la capacità di battere le attese degli analisti e di reggere assai bene a questi primi accenni recessivi. Il mercato è sembrato confidare che la recessione sarà rapida e magari lascerà quasi indenni i risultati societari. Del resto, lo stesso Powell, il giorno prima del dato sul calo del PIL, aveva magnificato la robustezza dell’economia USA e pronosticato come piuttosto improbabile una recessione in USA (!!).

In sintesi, questo rimbalzo di luglio ha i piedi poggiati sulla convinzione che l’inflazione, dopo lo spavento provocato, lasci la scena abbastanza in fretta, la recessione riesca a far poco male agli utili societari, ma convinca la FED ad effettuare l’inversione a U della politica monetaria USA.

È evidente che, se succedesse questo, i mercati azionari USA potrebbero tornare al galoppo e, nel giro di qualche mese, recuperare quel che hanno perso nel primo semestre per provare ad effettuare nuovi massimi assoluti.

Ma è altrettanto evidente che quello appena esposto è un puzzle con tante tessere che debbono combaciare. Se qualcuna non si incastrerà nel modo desiderato, i mercati potrebbero essere costretti a scendere nuovamente dalle nuvole delle aspettative, per tornare a testare i minimi di giugno e magari sfondarli.

Venerdì scorso SP500 è arrivato a concludere settimana e mese di luglio a quota 4.130, a circa un punto percentuale dalla importante area di resistenza, compresa tra 4.170 e 4.200. Sta arrivando al test con indicatori di eccesso già piuttosto tirati sui grafici intraday.

Ritengo abbastanza improbabile lo sfondamento immediato e notevole di questo livello. Sarà perciò importante osservare come ripiegherà dal test della resistenza, che dovrebbe fermarlo, almeno momentaneamente.

Se l’intenzione dell’indice è quella di tornare ai massimi assoluti, occorrerà che la correzione in agosto non torni sotto il minimo della scorsa settimana (3.910) e che il rimbalzo successivo abbia la forza di scavalcare impulsivamente il massimo che avrà realizzato prima della correzione.

Se, invece, la correzione violerà 3.910, sarà plausibile che i prossimi mesi procurino un movimento di trading range tra l’area 4.200 e i minimi di giugno, necessario ai mercati per chiarirsi meglio le idee e riportare sulla terra le aspettative.

Nel frattempo, agosto sarà passato e con esso anche le vacanze. Che auguro magnifiche a tutti i miei lettori.

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Pierluigi Gerbino - P. Iva 02806030041
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