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IL PRIMO SEMESTRE E' DA BUTTARE
01/07/2022

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Si è chiuso mestamente il mese di giugno, e con esso anche il secondo trimestre ed il primo semestre di questo 2022, che per i risparmiatori è senza dubbio da buttare.

I giornali finanziari di oggi costruiranno i loro articoli proprio su quanto sia stata eccezionalmente negativa questa prima parte dell’anno per tutti i mercati finanziari e quasi tutti gli strumenti su cui è investito il risparmio degli esseri umani. Le poche eccezioni positive si trovano ancora tra le materie prime, che sembrano comunque aver preso generalmente la via del ribasso, anch’esse, nell’ultimo mese.

La chiusura di semestre vede i principali indici azionari occidentali tutti molto vicini ai minimi di questo cupo 2022. Per Eurostoxx50, che da inizio anno fa -19,6% e quasi metà della sua perdita l’ha fatta a giugno, il minimo da non infrangere è quello del 7 marzo di 3.387, cioè a soli 68 punti (circa il 2%) dalla chiusura di ieri. I principali indici europei sono in una situazione simile, con l’eccezione di quello spagnolo e quello portoghese. L’indice spagnolo IBEX si trova ora decisamente al di sopra del suo minimo di marzo, oltre l’11% ed accusa una perdita da inizio anno solo del -7%, meno della metà di eurostoxx50. Ancor più resiliente è il piccolo indice portoghese PSI20, che da inizio anno è addirittura in positivo di +8,5% (non ho sbagliato segno).

La dimostrazione di robustezza di Portogallo e Spagna si misura anche nel minor livello dello spread dei loro titoli sovrani rispetto al bund tedesco. Per la cronaca gli spread di Spagna e Portogallo sono entrambi a 109 punti, la metà circa di quelli di Italia (206) e Grecia (234).

Queste differenze ci fanno riflettere sul fatto che non abbia più alcun senso unire questi due paesi alla Grecia ed all’Italia nel famoso acronimo PIGS, che da una quindicina d’anni definisce il ventre molle dell’Eurozona. A me pare che gli anelli deboli ormai siano solo due, Italia e Grecia.

Eppure la BCE sembra non essere troppo aggiornata, se sono vere le indiscrezioni pubblicate ieri dall’agenzia Reuter su come verrà organizzato lo scudo anti-spread. Pare che si divideranno i paesi dell’eurozona in tre gruppi: quello dei tre paesi più solidi, Germania, Francia e Olanda, che forniranno il supporto, il gruppone di quelli neutrali, che non saranno interessati dal meccanismo, e un terzo gruppo di quelli che beneficeranno dell’eventuale aiuto BCE: Italia, Grecia, Spagna e Portogallo. A mio parere questi ultimi due potrebbero più correttamente essere classificati tra i neutrali.

Torniamo agli indici azionari. In USA la retromarcia di fine giugno ha riavvicinato anche gli indici di Wall Street ai minimi dell’anno, che sono assai più recenti di quelli europei (17 giugno per SP500 e il giorno precedente per Nasdaq100). La scivolata iniziale dell’ultima seduta ha trascinato giù SP500 fino al minimo di 3.739, da cui è partito un rimbalzo che ha permesso quasi di azzerare le perdite. Ma nelle fasi finali è tornata la debolezza, che ha portato l’indice a chiudere la seduta con una perdita di -0,88%, il mese con un -8,39% (quasi come aprile), il secondo trimestre con -16,45%, assai peggio del primo, ed il semestre con -20,58%, che è anche il saldo provvisorio del 2022.

Ecco quindi, per gli amanti dei numeri magici, che anche la chiusura di giugno sancisce l’ingresso nel mercato orso con una perdita di oltre il -20%. Gli amanti delle figure grafiche trovano la certificazione di fine mese della rottura del canale rialzista di lungo termine, partito due anni fa dopo la scivolata di inizio pandemia. Gli ottimisti ad oltranza possono solo sperare che il minimo di giugno tenga.

Come ho scritto ieri, il mercato sconta maggiori probabilità di recessione, che sugli indici PMI non si vede ancora, ma che parecchi segnali anticipatori stanno già indicando.

Oggi si cambia mese e trimestre, ma l’umore pare ancora sotto i tacchi e pare che il rimbalzo possa ancora attendere.

Solo la FED pare convinta che ci sarà un atterraggio morbido dell’economia USA, in grado di evitare la recessione. La forza della casualità è dalla sua parte. Siccome finora le ha sbagliate tutte, non può sbagliare sempre.

Il messaggio dei mercati comunque è chiaro. La fiducia nella FED è finita. Peggio di così può fare solo Biden, con la guerra mondiale.

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