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DIVIDENDI: UN PANORAMA ACCATTIVANTE
17/05/2005

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Abbiamo parlato più volte di dividendi, quasi sempre per criticarne l’importanza ai fini delle possibilità di guadagno in Borsa. Tuttavia guardare la serie dei dividendi che le principali società del nostro mercato staccheranno prossimamente (o hanno già staccato) fa un certo effetto. Questo perché se paragoniamo il rendimento percentuale del dividendo delle varie società con le cedole annuali di un titolo di stato a lungo termine il confronto in molti casi risulta impietoso per il titolo di stato. Che questo fatto non sia normale è evidente, così come non è normale che in anni di economia stagnante (ad essere generosi) le società distribuiscano una massa così imponente di denaro ai propri soci.

Siccome molti lettori sono attratti da questo miraggio credo che sia utile presentare una tabella che riepiloga i dividendi che quest’anno vengono distribuiti dalle società comprese nell’indice SPMIB. Mancano soltanto le società che non distribuiscono dividendo o che non hanno ancora annunciato entità e data di distribuzione.

 

DIVIDENDI E RENDIMENTI DELLE AZIONI

Dividendi e Rendimenti del dividendo e dell’utile delle principali azioni italiane

Titolo

Data Stacco

Dividendo lordo

Dividendo netto (1)

Divid. netto / Prezzo (2)

EPS atteso / Prezzo (3)

ALLEANZA

23 maggio

0,360

0,3150

3,53%

5,94%

AUTOGRILL

23 maggio

0,200

0,1750

1,59%

5,08%

AUTOSTRADE

23 maggio

0,510

0,4463

2,17%

4,62%

B.ANTONVENETA

23 maggio

0,450

0,3938

1,52%

5,79%

B. FIDEURAM

23 maggio

0,160

0,1400

3,32%

4,98%

B.INTESA

18 aprile

0,105

0,0919

2,48%

8,64%

B.POP.MILANO

23 maggio

0,130

0,1138

1,42%

7,50%

B.POP.VERONA-NO

23 maggio

0,500

0,4375

2,95%

8,55%

B.P.UNITE

23 maggio

0,670

0,5863

3,47%

7,23%

BNL

23 maggio

0,075

0,0656

2,55%

5,45%

BULGARI

23 maggio

0,220

0,1925

2,20%

5,04%

CAPITALIA

18 aprile

0,080

0,0700

1,66%

5,91%

ED. ESPRESSO

23 maggio

0,130

0,1138

2,46%

4,98%

ENEL

20 giugno

0,360

0,3150

4,39%

6,41%

ENI

20 giugno

0,900

0,7875

4,04%

9,79%

FINMECCANICA

20 giugno

0,013

0,0114

1,54%

6,78%

GENERALI

23 maggio

0,430

0,3763

1,59%

5,28%

ITALCEMENTI

23 maggio

0,300

0,2625

2,14%

9,95%

LOTTOMATICA

18 aprile

1,700

1,4875

5,48%

4,97%

MEDIASET

23 maggio

0,380

0,3325

3,21%

5,40%

MEDIOLANUM

23 maggio

0,140

0,1225

2,37%

4,46%

MONDADORI

23 maggio

0,350

0,3063

3,75%

5,50%

MONTEPASCHI

23 maggio

0,086

0,0753

2,47%

6,90%

PIRELLI

23 maggio

0,021

0,0184

2,02%

5,49%

RAS

23 maggio

0,800

0,7000

4,32%

7,09%

RCS MEDIAGROUP

23 maggio

0,040

0,0350

0,59%

2,86%

SAIPEM

23 maggio

0,150

0,1313

1,36%

5,81%

SANPAOLO

23 maggio

0,470

0,4113

3,47%

7,01%

SNAM RETE GAS

23 maggio

0,200

0,1750

3,92%

6,27%

STM

23 maggio

0,120

0,1050

0,91%

3,38%

TELECOM

18 aprile

0,109

0,0954

3,65%

7,65%

TERNA

8 giugno

0,070

0,0613

2,89%

5,66%

TIM

18 aprile

0,283

0,2476

5,47%

6,40%

UNICREDITO

23 maggio

0,205

0,1794

4,02%

8,30%

Note: (1) Dividendo netto = dividendo lordo – 12,50%; (2) Il prezzo è quello di riferimento di venerdì 13 maggio; (3) EPS atteso = utile per azione atteso per l’anno in corso

 

Si nota innanzitutto che ho inserito anche il dividendo netto. Infatti è questo il valore che entrerà nelle tasche dell’investitore che possiederà i titoli alla data dello stacco. Da un anno è infatti stato abolito il meccanismo del credito di imposta, che era forse un po’ complicato da capire, ma che consentiva ai possessori delle azioni di pagare una sola volta le imposte sugli utili della società, dando la possibilità di detrarre dalle proprie imposte quel che la società aveva già pagato allo stato prima di distribuire l’utile netto.

A chi ha redditi medio-bassi tale meccanismo consentiva addirittura di ricevere indietro dallo stato qualche soldino.

A partire dal 2004 il credito d’imposta è stato sostituito da un’imposta secca del 12,50%, che così attua il bel risultato di far pagare due volte le imposte sull’utile della società.

Emerge quindi un primo dato che non va dimenticato. Il momento dello stacco cedola il titolo perderà dalla sua quotazione l’importo del dividendo lordo, anche se al risparmiatore entrerà in tasca soltanto il dividendo netto. La differenza costituisce la parte che si accaparra lo Stato.

La penultima colonna riporta il rendimento percentuale del dividendo. Se il dividendo fosse paragonabile ad una cedola di un titolo di credito a lungo termine, si nota che quest’anno ben 12 società sulle 34 riportate in tabella avrebbero pagato una cedola superiore a quella di un BTP decennale. Si tratta di un risultato senza precedenti ed è in parte dovuto anche al livello particolarmente basso delle cedole dei titoli di stato.

Va però ricordato che i dividendi non sono cedole, così come le azioni non sono titoli di stato. Pertanto se questi ultimi possono garantire la sicurezza del rimborso dell’intero capitale a scadenza, sulle azioni c’è il rischio di perdita del capitale. Inoltre la quotazione dei titoli di stato prescinde dalle cedole e non risente del loro pagamento, mentre lo stacco della cedola azionaria comporta la decurtazione del dividendo lordo dalla quotazione del titolo nel giorno dello stacco e non è detto né quando né se  tale dividendo verrà recuperato nelle quotazioni future.

L’ultima colonna riporta un dato che a mio parere è molto più significativo del dividendo per valutare il rendimento di un titolo azionario: si tratta del rapporto tra EPS atteso (earning per share, cioè utile per azione atteso dal consensus degli analisti per l’anno corrente) e prezzo (cioè quotazione). Praticamente è l’inverso del P/E ed esprime il rendimento percentuale dell’utile rispetto al prezzo. Questo dato tiene conto anche della parte di utili prodotti ma che anziché essere distribuiti sono stati reinvestiti nella società.

Si noti che ci sono società che magari non eccellono nel rendimento del dividendo, ma forniscono un rendimento dell’utile che sfiora il 10%. Ne sono un esempio Italcementi, Eni, B.Intesa, Pop. Verona ed Unicredit.

Vi sono invece altri titoli che hanno avuto un cospicuo dividendo, ma che corrisponde a quasi tutto l’utile che si pensa produrranno quest’anno (Tim, Enel) o addirittura è superiore (Lottomatica). Questi titoli, che sembrerebbero estremamente convenienti guardando soltanto il rendimento del dividendo, appaiono assai meno attraenti di altri se si guarda al rendimento dell’utile.

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