Ho ricevuto qualche giorno fa una cortese email da Roberta, una giovane lettrice che, avendo partecipato al mio corso Base di trading, dove espongo i limiti operativi dell’Analisi Fondamentale, mi chiede un parere “circa la critica mossa dagli analisti fondamentali riguardo il (presunto) fattore di auto-alimentazione dell’Analisi Tecnica, ovvero al fatto che molte delle figure grafiche che si riscontrano nell’andamento di un titolo danno luogo a delle ondate di acquisto o vendita solo perché l’analista riconosce queste configurazioni, e quindi tutti coloro che individuano una particolare figura agiscono allo stesso modo.”
Il quesito è interessante, anche se la stessa domanda si potrebbe porre ai fautori dell’Analisi Fondamentale. Quando una importante banca d’affari pubblica un report redatto secondo i principi dell’analisi fondamentale contenente raccomandazioni e target price su una società quotata e questo viene divulgato presso il pubblico dei risparmiatori, quanta responsabilità si potrebbe dare al report nel caso di raggiungimento del target price?
Non voglio però sottrarmi alla risposta. In realtà sul mercato operano talmente tanti operatori con strumenti d’analisi così diversificati che il problema non esiste. Anzi, direi che l’analisi tecnica, anche se negli ultimi anni ha ampliato enormemente il numero dei suoi utilizzatori, non è ancora lo strumento più usato sui mercati per determinare le scelte di investimento. La maggior parte degli investitori istituzionali e dei gestori dei fondi, quelli che vengono chiamati “le mani forti” e sono la componente più importante del mercato, non utilizza l’analisi Tecnica se non in modo marginale, come anche la massa dei piccoli risparmiatori, che si lascia trascinare maggiormente dall’emotività e dalle mode più che da strumenti d’analisi.
Inoltre, ammettendo che siano comunque molti i traders che ricorrono all’Analisi Tecnica, non va dimenticato che gli strumenti analitici codificati all’interno di questa disciplina sono moltissimi ed ognuno tende a cogliere particolari configurazioni del mercato diverse da ciascun altro. E’ quindi possibile che sul medesimo titolo e nel medesimo momento ci siano indicatori tecnici che segnalano la possibilità di entrare in acquisto, mentre altri consigliano di stare alla larga o addirittura qualche altro che indichi di uscire dal titolo.
Parimenti la scelta del grafico da analizzare, in termini di compressione (time frame) può essere la più variegata possibile. Così può esserci il trader che utilizza grafici a compressione settimanale, per trarre segnali operativi di medio lungo periodo, un altro la scala temporale giornaliera, poiché ha un’ottica di breve periodo, un altro che si basa sui grafici orari per la brevissima durata, altri infine che utilizzano barre a 5 minuti per operare intraday con operazioni destinate a durare pochi minuti.
E’ quindi del tutto normale che un’operazione di medio periodo tratta da un segnale tecnico rialzista venga magari aperta acquistando titoli da un trader che ha un’ottica intraday e che sta vendendo per cogliere un possibile ribasso di pochi che il grafico intraday segnal come probabile nei minuti successivi.
In questo caso possono aver ragione entrambi, poiché colgono ottiche temporali diverse tra loro.
Insomma, a mio parere sul mercato c’è spazio per qualsiasi tecnica. Anzi, meno male che è così, poiché se avessimo tutti la stessa testa non si farebbe mai un contratto.
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