... E se stessimo sopravvalutando il potere di Draghi?
08/09/2014
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Le Borse azionarie europee hanno festeggiato con grande euforia la gloriosa seduta della BCE. Grazie all’annuncio “Tassi + ABS” da parte di Mario Draghi il saldo settimanale per le borse europee è stato assai significativo (+3,23% per l’indice globale Eurostoxx50 e addirittura +4,62% per il nostro Ftse-Mib) ed ha consentito di recuperare un po’ del gap di performance che gli indici europei avevano accumulato in estate rispetto a quelli americani ed asiatici.
Scolato lo champagne, occorre ora meditare con maggior freddezza sugli annunci di Draghi e valutarne le conseguenze.
A mio parere e contrariamente all’opinione prevalente, Draghi, nella sostanza, ha aggiunto ben poco di espansivo a quel che aveva già comunicato a giugno.
L’euforia dei mercati che si è vista a caldo va ricercata ancora una volta nelle congetture che la vaghezza del governatore BCE consente di fare alla grande speculazione dei fondi hedge e delle banche d’affari. Il mini-taglio dei tassi, che erano già quasi a zero prima dell’ulteriore ed ultima sforbiciata possibile, aggiunge assai poca convenienza ad indebitarsi. Chi non si indebita con tassi a 0,15% non lo fa neanche con tassi a 0,05% e nemmeno lo farebbe totalmente gratis. Piuttosto l’evento ci consegna un dato inconfutabile: se è vero che non sappiamo quanto i tassi ufficiali resteranno su questo pavimento (Draghi ha affermato più volte che sarà per tanto tempo), sappiamo però che la prossima mossa della BCE sarà per un rialzo, poiché tassi negativi non sono concepibili in un mondo finanziario che abbia ancora una parvenza di normalità.
Draghi ha poi ufficialmente confermato che il Quantitative Easing vero e proprio, cioè l’acquisto diretto di titoli di stato stile FED, tanto atteso dai mercati, non ha il necessario consenso e pertanto per ora non se ne parla. O, meglio, se ne può parlare finchè non si pretende di portarlo alla votazione del consiglio direttivo. Se questa misura dovesse passare a maggioranza, con l’ostilità della Bundesbank e dei suoi scudieri nord-europei, scatenerebbe in Germania un finimondo di cause legali e costituzionali, dalle quali potrebbe fare le spese lo stesso Draghi, che i media tedeschi cominciano ad attaccare apertamente.
Per questo motivo ha spinto l’acceleratore su quel surrogato di Quantitative Easing che è l’acquisto dalle banche di obbligazioni ABS, di cui ha annunciato l’inizio in ottobre. Si tratta però di una forzatura mediatica poichè all’annuncio della data non è seguito alcun particolare concreto: né l’ammontare degli acquisti, né le caratteristiche dei titoli acquistabili, né le modalità con cui verranno acquistati. Nulla. Per i dettagli ha rinviato al prossimo Consiglio del 2 ottobre. E’ trapelato solo che la BCE ad ottobre inizierà gli acquisti con la consulenza di BlackRock, che metterà a disposizione il suo modello di valutazione del rischio.
Con un forte trend rialzista di lungo termine in atto e superata una significativa correzione di breve, gli spregiudicati, che abbondano come le api sui fiori in primavera (non uso, per eleganza, la metafora delle mosche), sono stati aizzati dalla vaghezza di Draghi ad immaginare quel che non è stato detto. Si è affermata la convinzione di un gigantesco salvagente per le grandi banche europee, che ora sono alle prese con l’Asset Quality Review della BCE, cioè gli stress test che vengono fatti per valutare la rischiosità dei loro attivi e le eventuali necessità di ricapitalizzazione, prima di passare sotto la diretta vigilanza della BCE. Proprio giovedì scorso è stato diramato l’elenco ufficiale delle big bank. Sono 120, rappresentano l’85% degli attivi dell’intero sistema bancario dell’Eurozona e tra esse ce ne sono 14 italiane (B. Carige, B. Popolare, B.P. Emilia Romagna, B.P. Milano, B.P. Sondrio, B.P. Vicenza, Barclays Italia, ICCREA, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Unicredit, Ubi Banca e Veneto Banca).
La speculazione sui bancari è perciò partita alla grande, come se tutta la monnezza che appesantisce i bilanci delle banche potesse essere scaricata tranquillamente sulla BCE, impacchettandola in ABS di dubbio gusto e di incerta solvibilità. Nello stesso momento i fautori dell’austerità (residenti per lo più in Germania) hanno fatto partire una campagna di stampa contro Draghi imperniata proprio su questa eventualità, che trasformerebbe la BCE in uno spregiudicato fondo Hedge, mettendo a repentaglio la sua credibilità.
Tutto ciò è stato reso possibile dall’ambiguità di Draghi, che non ha chiarito quali tipi di ABS potranno essere acquistato dalla BCE. Sulla base di quanto vagamente annunciato a giugno, dovrebbe trattarsi di salsicce di crediti al consumo ed alle imprese, ma anche RMBS, cioè salsicce di mutui immobiliari. Però allora Draghi aveva affermato che la BCE avrebbe comprato solo titoli “semplici e trasparenti”. Si riteneva perciò che dovessero essere titoli “senior”, dotati di buone garanzie reali o pubbliche, oppure covered bond. Tutte queste categorie di sottostante, se fossero cedute alla BCE, non andrebbero a migliorare più di tanto i coefficienti di rischio delle banche, come invece succederebbe se potessero impacchettare e scaricare gli asset di dubbia solvibilità. L’unico effetto che si può immaginare sarebbe la possibilità di erogare altro credito all’economia. Ma dovrebbe comunque essere credito di qualità, erogato a soggetti solidi, perché altrimenti non sarebbe cartolarizzabile. E le imprese solide sono proprio quel che scarseggia in Europa (non parliamo poi dell’Italia). Per le richieste che provengono da debitori solidi le banche già ora hanno i rubinetti aperti. Ma non riescono a trovarne abbastanza. Non è pertanto aumentando la possibilità di erogare un tipo di credito di cui c’è poca domanda che si aiuta la ripresa del credito. Insomma, se il cavallo già non beve l’acqua a disposizione, non è portandone altra che si risolve il problema.
Io penso che interpretare il silenzio di Draghi sulla qualità degli asset impacchettabili negli ABS come maggior accondiscendenza sia una forzatura speculativa del tutto immotivata. Del resto la Bundesbank ha subito posto l’altolà. Credo che il prossimo intervento di Draghi preciserà questi limiti che depotenzieranno di molto la carica speculativa della misura.
Poi, ovviamente, se i mercati si chiudono gli occhi e si tappano le orecchie per continuare a salire, sono liberissimi di farlo. Però, francamente, di annunci generici fatti per creare sensazione sui media e che si sgonfiano prima di diventare fatti, in Italia ne abbiamo già visti troppi. Sarei lieto che non diventasse anche un’abitudine europea.