I mercati finanziari durante le festività natalizie non si sono affatto riposati e, come avevo ipotizzato prima della pausa, hanno proseguito tutti (tranne il nostro, appesantito dagli strascichi del caso Parmalat, su cui invito a leggere gli approfondimenti specifici) in quell’interminabile rally, iniziato nel lontano mese di marzo e realizzato senza correzioni degne di nota fino ad oggi. Le motivazioni di tale esuberanza vanno cercate secondo me sia nell’effetto psicologico positivo indotto dall’aver superato il periodo delle feste di fine anno senza i tanto temuti attentati, sia nelle notizie giunte dal fronte macroeconomico, che ha portato ulteriori conferme alla ripresa in corso nell’economia USA. In particolare ha molto impressionato il livello record raggiunto dall’indice ISM che misura l’ottimismo dei direttori degli acquisti delle società americane. Sul finire della scorsa settimana sono così stati raggiunti o avvicinati sensibilmente quegli obiettivi che avevo indicato da tempo come i massimi compatibili con uno scenario ancora ribassista. Tali livelli rappresentano a parer mio al tempo stesso un grosso ostacolo sulla strada del rialzo dei mercati e lo spartiacque grafico tra due scenari alternativi di lungo periodo. Più precisamente, se tali livelli fermeranno i mercati lo scenario ribassista o almeno laterale dovrà essere considerato ancora valido. Se invece queste resistenze saranno superate (col termine superate intendo scavalcate e mantenute per almeno alcuni giorni) lo scenario neutro-ribassista andrà in soffitta per lasciare spazio ad una visione rialzista in grado di spingere ulteriormente i mercati nel corso dei prossimi mesi verso i massimi storici del 2000.
Data la loro importanza vale la pena ricordare questi livelli. Per l’indice USA più importante (SP500), che finora ha toccato il livello massimo a 1132, l’area di resistenza si pone tra 1150 e 1200. Infatti in questa zona si trovano ben tre importanti livelli: 1) a 1150 circa è situato l’obiettivo rialzista della figura grafica completata a maggio del 2003; 2) a 1177 c’è il massimo assoluto dell’era post 11 settembre, realizzato proprio due anni fa, il 7 gennaio 2002; 3) a 1163 troviamo il 50% di correzione rialzista dell’intero movimento ribassista partito dai massimi assoluti (marzo 2000) e culminato nel minimo dell’ottobre 2002.
Il Nasdaq ha iul suo livello di resistenza a 2100, solo di poco superato venerdì prima di innestare la retromarcia. Quest’area è anche per lui quella dei massimi del 2002. Per gli indici europei ci sarebbe ancora un po’ di spazio per salire, ma sappiamo che questi seguono i cugini americani.
Per quale motivo i mercati non dovrebbero essere in grado di superare fin da subito questi livelli?
A mio parere per più d’uno. Innanzitutto per l’importanza di queste aree di resistenza, che ben difficilmente possono essere infrante dopo una galoppata così estenuante. Poi per il livello piuttosto elevato raggiunto dai principali indicatori d’eccesso.
Inoltre persiste una notevole consonanza di comportamento tra l’azionario, l’oro e il cambio Euro-Dollaro, tutti ai massimi. Ciò rappresenta un’anomalia che deve prima o poi essere assorbita.
Infine perché non c’è un pessimista a pagarlo oro tra gli operatori di borsa, sia negli USA che in Europa. Tutti ipotizzano salite dei mercati per tutto il 2004.
Intendiamoci. Non mi azzardo a dire che ciò che è improbabile realizzare ora rimanga irrealizzabile per sempre. Può darsi che dopo un po’ di consolidamento o di correzione il secondo attacco alle resistenze sortisca gli effetti sperati. D’altra parte le resistenze sono fatte per essere prima o poi superate.
Rimarrei molto sorpreso però se ciò avvenisse entro il mese di Gennaio.
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